Disponibili da prime fasi malattia e con un risparmio per SSN
Milano, 28 gen. (askanews) – Ogni anno si contano a livello mondiale oltre 500mila nuove diagnosi di linfoma diffuso a grandi cellule b (DLBCL), di cui circa 13.200 in Italia. Si tratta della forma più comune e tra le più aggressive di linfoma non Hodgkin, tanto che molti pazienti, dopo aver ricevuto una prima linea di trattamento, possono manifestare una ricaduta o sviluppare una malattia refrattaria. A dicembre 2023, l’anticorpo polatuzumab in associazione a R-CHP è stata la prima terapia approvata e rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale italiano negli ultimi 20 anni.”Le analisi economiche cercano di riflettere un pochettino quello che avviene in termini di efficacia. In questa analisi abbiamo replicato quello che è stato lo studio Polarix che è uno studio che ha valutato l’efficacia di polatuzumab e poi ha cercato di quantificare gli effetti e i vantaggi in termini di qualità di vita per i nostri pazienti” ha spiegato Andrea Marcellusi, presidente dell’Ispor Italy Chapter Roma e docente presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università Statale di Milano, aggiungendo “che succede? Succede che noi possiamo agganciare a questa progressione di malattia dei costi, agganciando quei costi possiamo dimostrare come in tre anni un paziente che ha un trattamento in prima linea ad elevata efficacia che consente un miglioramento alla progressione di malattia, a quel punto riduce il numero di trattamenti che dovrà fare successivamente e questo consente una riduzione di costi”.A poco più di un anno dalla sua approvazione, uno studio ha evidenziato che i pazienti in cura con polatuzumab hanno avuto il 23% in meno di probabilità di dover ricorrere a successivi trattamenti anti-linfoma rispetto ai pazienti trattati con R-CHOP, con un impatto importante in termini di qualità di vita e un risparmio medio stimato per i costi sanitari associati di circa 12.300 euro a paziente nel primo anno.”Complessivamente – ha sottolineato Marcellusi – se immaginiamo di trattare all’incirca cinquemila paziente possiamo ottenere in tre anni 60 milioni di euro in meno e quindi riduzione della spesa e combinare quella che è la qualità di vita migliorata per il nostro paziente e la sostenibilità economica per il sistema sanitario nazionale”.L’innovazione e la ricerca stanno decisamente cambiando la storia di molti tumori del sangue e significativi progressi si registrano anche per questa forma aggressiva che si sviluppa a partire dai linfociti B, uno specifico tipo di globuli bianchi.”Orfano di cure di qualità per molti anni ormai, la storia di questa malattia sta cambiando grazie a nuovi approcci, grazie a una nuova molecola che in combinazione con altre riesce a cambiare la storia naturale della malattia in queste persone” ha affermato Davide Petruzzelli, presidente de La Lampada di Aladino ETS, rimarcando che “è importante al tempo stesso considerare il valore di queste terapie, quindi non considerare più semplicemente come costo, cioè ciò che ci possiamo permettere, ma è importante valutare non solo nell’immediato ma anche nel medio periodo i benefici che certi tipi di terapie possono portare. Questo – ha concluso – nell’ottica di sostenibilità del sistema, ahimè, sempre più provato ma anche di qualità della vita di questi malati che se faranno meno terapie costeranno sicuramente di meno ma avranno certo una loro qualità della vita che sarà migliore”.