Libri: tutti i segreti per competere sul web nel volume ‘La pubblicità (in)utile’

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(Adnkronos) – “L’unica cosa certa è comprendere che la promozione, di qualunque tipo essa sia, non è un peso o qualcosa di cui si possa fare a meno. Ma a un patto: mettere il proprio denaro in strumenti che siano davvero efficaci”. Così Paolo Verdiani, advertising specialist, che ha pubblicato un volume che si occupa proprio di questi temi dal titolo ‘La pubblicità (in)utile’. Nel libro, l’attenzione è rivolta alla pubblicità sul web. Un mercato vastissimo: Google detiene il 90,46% della quota di mercato dei motori di ricerca in tutto il mondo, per un valore complessivo di 739 miliardi di dollari. Ed è su questa piattaforma che una persona media effettua 3-4 ricerche ogni giorno. La vetrina è importante, lo dicono i numeri, ma, se è vero che vi è un oceano di nuove possibilità per pubblicitari e aziende, è fondamentale approcciarsi con la giusta cautela in questa ‘rete’ che spesso non è priva di insidie e truffatori.  

“Quello dell’advertising -dice ancora Verdiani- è un settore in pieno boom anche in Italia, tanto che nel solo 2021 la spesa per la pubblicità ammontava a ben 9 miliardi di dollari. Però su questo argomento bisogna fare un po’ di chiarezza e sfatare una serie di falsi miti”. Il primo tra tutti è quello per il quale le campagne pubblicitarie possono essere ben fatte anche da soli.  

“Diciamolo chiaramente: no. Non è possibile -continua Verdiani- fare campagne pubblicitarie fatte bene senza una preparazione, senza dedicarci il tempo e l’impegno giusto”. Impostare e ottimizzare una campagna Google Ads non è, dunque, semplice, così come, a differenza di quanto in tanti vogliano far credere, non è possibile ottenere risultati nel giro di pochi giorni. “Se qualcuno ti sta promettendo risultati importanti con una campagna di marketing nel giro di pochi giorni o un mese, ecco, devi proprio cambiare strada -mette in guardia Verdiani. Come è meglio cambiare strada se ti dicono che bastano 50 euro per centrare gli obiettivi prefissati”. 

Non è insomma oro tutto quello che luccica: “Specialmente se quello che luccica -dice ancora Verdiani- è un banner che ti compare mentre stai tranquillo a leggere un articolo online e ti promette miracoli. La realtà dei fatti, al solito, è un’altra. Le campagne, oltre a richiedere investimenti adeguati, richiedono il tempo giusto. I risultati, di solito si vedono almeno su tre mesi. Altri teorici del marketing addirittura parlano di 6 mesi o un anno, io sono convinto che nell’arco di 90 giorni i primi risultati si iniziano bene a capire. Ma in un mese non puoi vedere un granché. Le persone hanno bisogno di vedere il tuo annuncio più volte prima ancora di ricordarlo, tanto meno di agire su di esso. Bisogna stare dietro continuamente alle campagne di marketing, comprese la scelta delle parole chiave, la definizione e le modalità di pubblicazione degli annunci. E qui è importante sfatare un altro falso mito: quello di fidarsi delle procedure consigliate da Google Ads. Google vuole far passare l’idea che tutti possono usare Google Ads e che quindi tutti, a prescindere dalla preparazione che hanno alle spalle, possono iniziare a pasticciare con Ads e tirare fuori qualcosa di buono. Questo è un falso mito nel falso mito”. 

Come ottenere dunque il massimo rendimento e sfruttare al meglio le potenzialità dei social: “È fondamentale capire -sostiene Verdiani- i dati giusti e non farsi imbambolare dalle frotte di guru del marketing che ti riempiono di numeri relativi a categorie talmente specifiche da risultare ininfluenti e che gonfiano i risultati senza un corrispettivo nella realtà. Prendiamo per esempio una campagna Google Ads: prima ancora di concentrarti sulle keyword (cosa che fanno tutti), devi avere una visione generale delle campagne: controllare il numero di conversioni, il costo medio di ognuna di essa, il tasso delle stesse conversioni. Se dovessi fare una classifica di importanza dei dati su Google Ads, dal prioritario in giù, direi che nell’elenco le keyword sarebbero almeno in quarta posizione”. 

L’uso di Google Ads, dunque, può portare a commettere alcuni errori. Ed è bene tenere presente che Google incassa proprio attraverso gli annunci pubblicitari sfruttando il sistema del Pay Per Click, il quale rappresenta la sua più importante fonte di guadagno. “Le aziende, anche molto molto importanti, fanno errori clamorosi con Google Ads -aggiunge Verdiani. Costi per clic elevatissimi, punteggi scarsi, campagne lasciate in balia di loro stesse. Perché? Perché in pochi monitorano quotidianamente. Ormai, molto spesso, si lascia gestire subito tutto in automatico al sistema che, per forza di cose, non ha avuto tempo di raccogliere i dati necessari per ottimizzare al meglio. Gestire una campagna di marketing è come attraversare una strada larghissima, senza strisce pedonali e senza lampioni. Nella consapevolezza però che si tratta di uno strumento che, se bene utilizzato, dà grandi soddisfazioni”, conclude.