Libri, intervista a Luciano Fontana: L’Italia, un Paese senza leader

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di Maridì Vicedomini

Grande successo per la presentazione del libro “Un Paese senza leader”, di Luciano Fontana, direttore de “Il Corriere della sera” svoltasi giovedì 24 maggio al Circolo Canottieri Aniene di Roma. Relatori, accanto all’autore, il padrone di casa Giovanni Malagò, presidente del Coni, Gianni Letta, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vito Crimi, senatore del Movimento 5 Stelle, Barbara Saltamarini della Lega Nord, Luigi Marattin del Partito Democratico, la giornalista Myrta Merlino che ha moderato il dibattito, accompagnata da Marco Tardelli. Un “libro profetico” edito da Longanesi, terminato nella stesura a febbraio 2018, poco prima che l’Italia, attesa la fatidica domenica del 4 marzo, rimanesse per lungo tempo senza una “Governance”.

Direttore Fontana ci parli di questo suo ultimo lavoro.
“Il saggio parte da un interrogativo che mi sono posto: com’è possibile che dopo 25 anni di seconda Repubblica, siamo arrivati alle elezioni con un sistema politico frantumato, leader del passato in declino e nuove figure che fanno grande fatica ad affermarsi ed a trovare soluzioni di un nuovo governo che dia prospettive concrete al Paese. Ho voluto quindi ragionare sul sistema politico, quello istituzionale ed anche un po’ sui temperamenti dei leader che abbiamo avuto per cercare di capire da dove deriva questo male oscuro dell’Italia”

Secondo lei, dove proviene questo malessere?
“Sono molteplici le cause: in primis dopo la crisi dei partiti della prima repubblica, si sono formati partiti molto fragili, incompleti in cui si sono sommate esperienze diverse tipo il Pd tra le esperienze post comunista e post democristiana, l’avvento di nuovi partiti come quello di Berlusconi che hanno avuto sicuramente un momento iniziale molto forte ma che poi hanno dimostrato tutte le carenze di un partito personale e alla fine anche la realtà di un “non partito” come M5s che è fatto da militanti che si collegano su un’unica piattaforma ma alla fine con una gerarchia assoluta ben definita che decide tutto per tutti”.

Potremmo imputare alla figura Di Pietro la fine della prima repubblica?
“Le inchieste giudiziare certamente hanno avuto un ruolo significativo forse decisivo per la fine di un’esperienza storica; ma non credo che questa sia l’unico motivo di una situazione politica nazionale così traballante”

Quali altre cause individua?
“Di sicuro c’era una crisi di legittimità di quei partiti che ad un certo momento avevano perso una funzione, è esploso il debito pubblico, non c’erano più risorse da elargire e poi, contemporaneamente, la crisi dell’ideologia comunista ha portato alla scomparsa di quella che era la vera sinistra in Italia che si era sempre definita come sinistra comunista; in realtà il passaggio ad un partito social democratico radicale come in altre parti d’Europa in Italia non c’è mai stato”

Personalità politiche carismatiche di un tempo come Andreotti, Berlinguer, Almirante oggi non esistono più.
“E’ fallita la selezione della classe dirigente che c’era una volta, che veniva fatta sulla base di partiti molto radicati, su ideologie vere, solide. La formazione del personale politico avveniva con un un iter serissimo, graduale che passava attraverso prove molto selettive mentre invece oggi è tutto improvvisato”

Il prof. Conte, presidente del Consiglio incaricato, si auto definisce “l’avvocato del popolo italiano”.
“E’ molto singolare che un uomo che non abbia mai militato in politica, improvvisamente divenga il capo dell’ Esecutivo del nostro Stato. Almeno Monti aveva fatto una minima esperienza come commissario europeo. A mio modesto parere un presidente del Consiglio deve avere un pregresso politico, deve avere fatto esperienze politiche ed amministrative e soprattutto è fondamentale che si sia in primis confrontato con il voto popolare. Il professore Conte è l’espressione di una sinergia precaria tra due poli opposti: il M5s e la Lega Nord. Considerando che Di Maio e Salvini stanno mettendo in piedi un patto di governo con norme scritte ed un’alleanza che vuole durare per un’intera legislatura, sarebbe stato mille volte meglio che uno dei due se ne assumesse la responsabilità anche nella relativa attuazione”.

Perché ciò non è accaduto?
“ Perché nessuno dei due leader voleva che l’altro diventasse il presidente del Consiglio; abbiamo assistito ad un gioco di veti che ha portato ad una soluzione molto discutibile”

Come interpreta questo “tradimento” di Salvini a Berlusconi?
“Per la verità sono rimasto molto sorpreso di una rottura così immediata. Che Salvini mirasse a prendere la leadership del Centrodestra era ovvio, ma pensavo che volesse ancora mantenere un filo con il parterre che gli ha consentito questa escalation fino a divenire la prima coalizione politica. Evidentemente Salvini ha ragionato anche in base ai sondaggi, constatando che c’era più uno spazio per gesti di rottura, considerando finita l’esperienza di Forza Italia”.

Pensa che la ricandidabilità di Berlusconi possa mutare lo scenario attuale?
“Ho forti perplessità a riguardo; non penso che la nuova alleanza M5s e Lega Nord possa cadere in Parlamento, i numeri comunque ci sono. Non credo nemmeno che la nuova situazione di Berlusconi possa mutare il destino di Forza Italia, i sondaggi mi danno ragione”.

Che ne pensa dell’attuale situazione Europea?
“Per fortuna l’Europa sta divenendo più macroniana che tedesca. L’unità Europea ha dato più volte dimostrazione di non poter funzionare bene così come è stata strutturata, ha una governance errata e politiche che non l’hanno di certo aiutata a superare la crisi; c’è da dire soprattutto che non è riuscita a costruire una vera unità tra i Paesi membri tale da permettere all’euro di essere una moneta unica sostenuta da una sinergia concreta che vanta poteri veri ed unitari. Detto questo, devo precisare che l’Italia fuori dall’Europa diverrebbe un paese del terzo mondo; certo dobbiamo conquistarci il nostro ruolo, cambiare le regole e la governance, ma il nostro Paese è globalizzato per eccellenza, c’è bisogno di mercati aperti. Su questo punto Di Maio è più prudente mentre Salvini è più agguerrito”.

E lo spread?
“Lo spread misura il livello di affidabilità degli Stati debitori; se qualcuno comincia a dire che inserisce nel programma di governo, anche se poi smentisce, che i 250 miliardi di debiti non intendiamo più pagarli, è chiaro che l’Italia diviene un Paese assolutamente non affidabile”.

Direttore, ci esprima il suo parere sul tema dell’immigrazione.
“E’ un fenomeno che va ben regolato fin dai paesi d’origine, cercando di selezionare i flussi migratori in base a criteri oggettivi di utilità al Paese”.

Siamo in un momento di grande incertezza; cosa si augura per l’Italia?
“Un governo serio che non faccia promesse impossibili e che dia una prospettiva di lavoro soprattutto ai giovani”.