Libia: 10 città rompono con Tripoli, sì a Sarraj

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Dieci città costiere libiche, tra le quali Zawiya e Sabrata hanno formalmente rotto l’alleanza con il Congresso di Tripoli (Gnc) e deciso di sostenere il governo di unità di Fayez al Sarraj. In un comunicato, pubblicato dalla municipalità di Sabrata, i responsabili salutano l’arrivo a Tripoli del consiglio presidenziale libico e fanno appello al nuovo governo perché metta “fine a ogni conflitto armato nel Paese”.  La notizia arriva dopo che il premier Khalifa Ghwell, ostile al governo unitario di Fayez Sarraj, ha lasciato Tripoli, come affermato da Libya Herald, secondo il quale il responsabile libico “è tornato nella sua città natale a Misurata”. Stando al resoconto del sito, l’ufficio del premier “è stato occupato da elementi del comitato temporaneo della presidenza, i file e i computer sono stati confiscati”. La decisione di lasciare la capitale è arrivata “dopo che il consiglio degli anziani di Misurata ha minacciato di destituire” lo stesso Ghwell. “Gli hanno detto che era finita e doveva lasciare. Se non se ne fosse andato lo avrebbero rimosso”, afferma una fonte al quotidiano. La delegazione di Misurata si è “poi recata a piazza dei Martiri, dove uno dei leader delle milizie, Salah Badi, aveva organizzato una manifestazione contro Sarraj. Anche a lui hanno detto di andarsene, e Badi lo ha fatto”.

Renzi, sosteniamo tutti insieme sforzo Sarraj – “Sosteniamo tutti insieme lo sforzo del Governo di al-Sarraj, finalmente a Tripoli”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che è a Washington per il vertice sul nucleare. Renzi pubblica una foto del suo incontro a Palazzo Chigi con al-Sarraj.

 

Sosteniamo tutti insieme lo sforzo del Governo di al-Sarraj, finalmente a Tripoli pic.twitter.com/1x5b9QYwSg

— Matteo Renzi (@matteorenzi) 1 aprile 2016

 

“In Libia si è fatto un errore qualche anno fa: ne abbiamo pagato tutti le conseguenze a lungo. Adesso obiettivo dell’Italia è riuscire a ridare un governo ai libici. L’Italia con tutte le sue strutture sta aiutando ai massimi livelli perché il governo possa aumentare il consenso e superare la tragica esperienza” di questi anni. Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Washington. “Giorno dopo giorno stiamo cercando di dare una mano perché la Libia esca dalla confusione”, ha aggiunto.  “Credo che la cosa fondamentale sia una Libia stabile: nostro obiettivo è sostenere il governo dal punto di vista sociale, economico e di aiuti. Se poi “ci sarà un intervento della comunità internazionale nelle modalità e nei tempi” giusti, “noi faremo la nostra parte”, ha detto il premier. “L’Italia è in prima fila a far di tutto perché il governo Serraj funzioni”. Leadership dell’Italia nel dossier Libia “significa che siamo pronti a dare una mano dal punto di vista degli aiuti sociali, delle forze di polizia, della cooperazione internazionale, non che ci alziamo la mattina e andiamo a bombardare qualcuno”. “Non c’è stato nessun colloquio su possibili interventi” durante gli scambi di opinione che ci sono stati ieri sera durante la cena di apertura del summit nucleare di Washington con gli altri leader, ha detto il premier. Possibili interventi “non sono all’ordine del giorno come sembra da alcune ricostruzioni”, ha ribadito spiegando che bisogna agire “con buon senso e intelligenza”. “L’Italia porta nei consessi internazionali la dose di equilibrio che ha da sempre. Sulla Libia abbiamo sempre detto che bisognava puntare sul tentativo dell’Onu, poi sul governo Serraj che sentiamo regolarmente. Gli diamo il contributo che chiede”, ha aggiunto. La Libia è importante per la stabilizzazione dell’area, ma bisogna avere “grande prudenza buon senso e equilibrio”.

Libia chiede a Onu di allentare sanzioni su fondo sovrano – L’ambasciatore libico all’Onu, Ibrahim Dabbashi, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza una esenzione per il Libyan Investment Authority dalle sanzioni disposte dalle Nazioni Unite, affinché il fondo sovrano libico possa gestire gli asset congelati evitando così miliardi di dollari di perdite ogni anno. Per Dabbashi il Consiglio “è responsabile, d’ora in poi, per tutte le perdite registrate”. L’ambasciatore ha ricordato che le potenze mondiali hanno esortato la Libia a proteggere le sue ricchezze, e ha avvertito che le Nazioni Unite perderanno credibilità agli occhi del suo Paese se non riusciranno a consentire di arginare i danni. Il vice rappresentante permanente della Gran Bretagna al Palazzo di Vetro, ambasciatore Peter Wilson, ha spiegato che l’allentamento delle restrizioni sul fondo sovrano libico è tra le questioni “da considerare, a tempo debito”. Il Consiglio di Sicurezza ha poi affermato di essere pronto a valutare modifiche alle sanzioni sul fondo, una volta che il governo di unità confermerà di averne il controllo, insieme con la National Oil Corporation e la banca centrale. Stimato in circa 67 miliardi di dollari, il Libyan Investment Authority è considerato il più grande fondo sovrano dell’Africa e gestisce gli affari nazionali libici, in particolar modo gli introiti del greggio.

Dieci città costiere libiche, tra le quali Zawiya e Sabrata hanno formalmente rotto l’alleanza con il Congresso di Tripoli (Gnc) e deciso di sostenere il governo di unità di Fayez al Sarraj. In un comunicato, pubblicato dalla municipalità di Sabrata, i responsabili salutano l’arrivo a Tripoli del consiglio presidenziale libico e fanno appello al nuovo governo perché metta “fine a ogni conflitto armato nel Paese”.  La notizia arriva dopo che il premier Khalifa Ghwell, ostile al governo unitario di Fayez Sarraj, ha lasciato Tripoli, come affermato da Libya Herald, secondo il quale il responsabile libico “è tornato nella sua città natale a Misurata”. Stando al resoconto del sito, l’ufficio del premier “è stato occupato da elementi del comitato temporaneo della presidenza, i file e i computer sono stati confiscati”. La decisione di lasciare la capitale è arrivata “dopo che il consiglio degli anziani di Misurata ha minacciato di destituire” lo stesso Ghwell. “Gli hanno detto che era finita e doveva lasciare. Se non se ne fosse andato lo avrebbero rimosso”, afferma una fonte al quotidiano. La delegazione di Misurata si è “poi recata a piazza dei Martiri, dove uno dei leader delle milizie, Salah Badi, aveva organizzato una manifestazione contro Sarraj. Anche a lui hanno detto di andarsene, e Badi lo ha fatto”.

Renzi, sosteniamo tutti insieme sforzo Sarraj – “Sosteniamo tutti insieme lo sforzo del Governo di al-Sarraj, finalmente a Tripoli”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che è a Washington per il vertice sul nucleare. Renzi pubblica una foto del suo incontro a Palazzo Chigi con al-Sarraj.

 

Sosteniamo tutti insieme lo sforzo del Governo di al-Sarraj, finalmente a Tripoli pic.twitter.com/1x5b9QYwSg

— Matteo Renzi (@matteorenzi) 1 aprile 2016

 

“In Libia si è fatto un errore qualche anno fa: ne abbiamo pagato tutti le conseguenze a lungo. Adesso obiettivo dell’Italia è riuscire a ridare un governo ai libici. L’Italia con tutte le sue strutture sta aiutando ai massimi livelli perché il governo possa aumentare il consenso e superare la tragica esperienza” di questi anni. Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Washington. “Giorno dopo giorno stiamo cercando di dare una mano perché la Libia esca dalla confusione”, ha aggiunto.  “Credo che la cosa fondamentale sia una Libia stabile: nostro obiettivo è sostenere il governo dal punto di vista sociale, economico e di aiuti. Se poi “ci sarà un intervento della comunità internazionale nelle modalità e nei tempi” giusti, “noi faremo la nostra parte”, ha detto il premier. “L’Italia è in prima fila a far di tutto perché il governo Serraj funzioni”. Leadership dell’Italia nel dossier Libia “significa che siamo pronti a dare una mano dal punto di vista degli aiuti sociali, delle forze di polizia, della cooperazione internazionale, non che ci alziamo la mattina e andiamo a bombardare qualcuno”. “Non c’è stato nessun colloquio su possibili interventi” durante gli scambi di opinione che ci sono stati ieri sera durante la cena di apertura del summit nucleare di Washington con gli altri leader, ha detto il premier. Possibili interventi “non sono all’ordine del giorno come sembra da alcune ricostruzioni”, ha ribadito spiegando che bisogna agire “con buon senso e intelligenza”. “L’Italia porta nei consessi internazionali la dose di equilibrio che ha da sempre. Sulla Libia abbiamo sempre detto che bisognava puntare sul tentativo dell’Onu, poi sul governo Serraj che sentiamo regolarmente. Gli diamo il contributo che chiede”, ha aggiunto. La Libia è importante per la stabilizzazione dell’area, ma bisogna avere “grande prudenza buon senso e equilibrio”.

Libia chiede a Onu di allentare sanzioni su fondo sovrano – L’ambasciatore libico all’Onu, Ibrahim Dabbashi, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza una esenzione per il Libyan Investment Authority dalle sanzioni disposte dalle Nazioni Unite, affinché il fondo sovrano libico possa gestire gli asset congelati evitando così miliardi di dollari di perdite ogni anno. Per Dabbashi il Consiglio “è responsabile, d’ora in poi, per tutte le perdite registrate”. L’ambasciatore ha ricordato che le potenze mondiali hanno esortato la Libia a proteggere le sue ricchezze, e ha avvertito che le Nazioni Unite perderanno credibilità agli occhi del suo Paese se non riusciranno a consentire di arginare i danni. Il vice rappresentante permanente della Gran Bretagna al Palazzo di Vetro, ambasciatore Peter Wilson, ha spiegato che l’allentamento delle restrizioni sul fondo sovrano libico è tra le questioni “da considerare, a tempo debito”. Il Consiglio di Sicurezza ha poi affermato di essere pronto a valutare modifiche alle sanzioni sul fondo, una volta che il governo di unità confermerà di averne il controllo, insieme con la National Oil Corporation e la banca centrale. Stimato in circa 67 miliardi di dollari, il Libyan Investment Authority è considerato il più grande fondo sovrano dell’Africa e gestisce gli affari nazionali libici, in particolar modo gli introiti del greggio.