Libano, Ice e Ambasciata portano i sapori dell’Italia a Beirut

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Dall’aroma sensuale del vino siciliano alla chiacchiera della cantilena italiana, non c’è stato modo di scappare dalla “dolce vita” al Four Seasons Hotel di Beirut, grazie all’ICE-Agenzia e all’Ambasciata italiana in Libano. Importatori e distributori libanesi hanno presentato una grande varietà di paste, formaggi, salumi e primi piatti, accompagnata da una serie di vini, come parte della seconda edizione del Workshop sul vino italiano. Durante il giorno, il pubblico dei visitatori al workshop era composto dai rappresentanti dell’industria alimentare e delle bevande libanesi, venuti ad incontrare 13 importatori e distributori libanesi di bevande Italiane, e per assaggiare oltre 400 varietà di prodotti provenienti da oltre 100 produttori italiani.
Mentre la sera, gli invitati erano gli amici dell’Italia e del Made in Italy, desiderosi di essere trasportati nella magia culinaria del paese per un giorno. Per chi fosse interessato a saperne di più sul vino, l’attrazione principale era una degustazione guidata dal sommelier ed enologo Paolo Peira, venuto appositamente da Roma. Peira si è dimostrato essere una guida appassionata ed altamente informativa, condividendo aneddoti coloratissimi sui quattro diversi vini presentati, tutti gentilmente offerti dai distributori presenti. Eliminando i soliti vini, come il Chianti ed il Barbera d’Asti, Peira ha guidato i suoi ospiti attraverso una potente tavolozza di vini più fantasiosi provenienti dalle Regioni meno conosciute. Gli ospiti si sono persi in un mondo di sogni dal Montepulciano d’Abruzzo rosso profumato di rosa, tipicamente abbinato a formaggi freschi e salumi non stagionati, allo Scavi & Ray moscato spumante, che ha guadagnato popolarità in Libano, compagno ideale di un panettone di Capodanno. Peira ha dichiarato al The Daily Star, che ha scelto un prosecco speciale per l’occasione: un Prosecco di Valdobbiadene, perfettamente abbinato al pesce e quindi particolarmente adatto alla cucina libanese. Il vino DOCG, vale a dire che ha ottenuto la più alta definizione di qualità tra i vini italiani, prende il nome dalla città di Valdobbiadene, dove il paesaggio e la denominazione tendono a produrre un prodotto superiore e più costoso. La crescita mondiale del prosecco non ha risparmiato il Libano.
L’ICE-Agenzia ha affermato che questo tipo di vino rappresenta una quota di mercato del 24% dei vini italiani importati in Libano nel 2018, con un valore di oltre $ 1 milione. Questi valori dimostrano come il vino italiano sia diventato una forza da non sottovalutare nel paese, secondo ICE-Agenzia. Mentre l’Italia è di gran lunga il più grande produttore di vino al mondo, i consumatori libanesi sembrano ancora preferire la varietà francese, quando non bevono il loro vino locale preferito. Tuttavia, mentre la quota di mercato del vino francese in Libano in termini di consumo è passata dal 75% nel 2013 al 59% nel 2018, i vini italiani hanno visto la loro quota di mercato crescere dal 3% all’11% lo scorso anno. Francesca Zadro, direttrice dell’ICE-Agenzia, ufficio di Beirut, ha spiegato questo fenomeno, dicendo che la semplice gamma di vini italiani, che con 500 denominazioni è più di un vino al giorno, assicura che ci siano molti vini che possono essere perfettamente abbinati alla famosa cucina libanese, continuando e dicendo che i consumatori libanesi sono avventurosi e curiosi, apprezzano la novità e l’originalità e non hanno paura di provare qualcosa di nuovo.
Infine, sempre secondo Zadro, i libanesi sono simili agli italiani, in quanto hanno un’anima mediterranea, il che significa che hanno una forte connessione con la loro famiglia e cultura, e per loro, il vino è qualcosa di più del semplice gusto e sensazione. Il vino, come il cibo, è legato alla famiglia e alla natura, ogni sorso li riporta ai ricordi che hanno del loro villaggio. L’Ambasciatore Massimo Marotti ha confermato quanto detto. Originario della città costiera meridionale di Napoli, Marotti ha dichiarato al The Daily Star di vedere molte somiglianze tra non solo gli italiani e i libanesi, ma anche la sua città natale e Beirut, definendo Beirut come la Napoli del Medio Oriente.