L’emergenza sociale del bullismo incontra la nuova rigida legge

Stretta contro il bullismo, in arrivo la nuova legge il cui testo prevede che il ragazzo che compie atti di bullismo e che non modifica i propri comportamenti dopo un percorso di rieducazione, possa essere allontanato su disposizione del Tribunale per i Minorenni dalla famiglia e affidato ad una comunità, se la permanenza con i genitori risulta controproducente alla sua rieducazione. Il disegno di legge ha già ottenuto il via libera della Commissione giustizia della Camera e tra le principali misure contemplate, vi è il servizio di assistenza delle vittime accessibile tramite un numero pubblico di emergenza infanzia: 114. Il numero è gratuito ed è attivo ventiquattro ore su ventiquattro. Il testo prevede una parte penale per i maggiorenni che accomuna il bullismo allo stalking, articolo 612 bis del codice penale. La stretta contro i bulli passa anche attraverso il dirigente scolastico, che stando alla nuova norma, venuto a conoscenza di un qualsiasi tipo di atti di bullismo e cyberbullismo realizzati anche in forma telematica, che coinvolgono a qualsiasi titolo gli studenti iscritti presso il proprio istituto, valuta se coinvolgere i servizi sociali e sanitari al fine di predisporre percorsi personalizzati per l’assistenza delle vittime e per l’accompagnamento rieducativo degli autori degli atti. Articolata e tendente alla fase preventiva e rieducativa, la parte che riguarda l’autore del bullismo nel caso della minore età, dove interverrà il processo penale minorile. La proposta prevede che chiunque esterno o appartenente al gruppo scuola, possa segnalare i casi di bullismo al Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni, il fascicolo che si aprirà delineerà un procedimento in cui verranno stabiliti gli obiettivi del percorso di rieducazione del bullo, mentre il progetto rieducativo sarà stilato dai servizi sociali insieme alla famiglia del minore che si è reso responsabile di tali comportamenti. Il ragazzo che pur intraprendendo il percorso non modifica la propria condotta, potrebbe – nei casi più gravi-essere allontanato dalla famiglia con collocamento in una comunità. Al termine del percorso rieducativo gli operatori sociali saranno chiamati a redigere una relazione da trasmettere al giudice del Tribunale per i Minorenni che potrà decidere tra quattro soluzioni: dichiarare concluso il processo rieducativo, farlo proseguire, disporre l’affidamento del minore ai servizi sociali, o infine disporre il collocamento in una comunità-qualora gli altri interventi appaiono inadeguati.
Una legge che arriva dopo echi forti da parte di famiglie e minori vittime di bullismo che portano dentro di sé i segni del fenomeno che negli anni ha assunto contorni anche drammatici.
Vessati, derisi per il loro aspetto fisico, per il loro atteggiamento o anche solo per la loro innocenza e bontà, spesso alle parole seguono schiaffi ed insulti, in alcuni casi anche minacce di morte. Il tutto nella maggior parte dei casi ripreso in un video e poi postato in rete. Comportamenti aggressivi e rabbiosi che si leggono come bullismo. Le statistiche della più recente indagine Istat parlano di oltre il 50% dei ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni che hanno subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi nel corso dell’anno. I più colpiti sono i ragazzini delle medie. Mentre negli ultimi tempi dilagano i comportamenti aggressivi verso i professori. Di base c’è la perdita del rispetto delle istituzioni, quasi sconosciute ai ragazzini, e del termine bullismo di fronte alla violenza ad un docente quale pubblico ufficiale, violenza privata o in gruppo, resta ben poco perché si tratta di veri e propri reati di ragazzini che assumono una condotta antisociale e delinquenziale che rischia di assumere contorni ancor più gravi e preoccupanti. Una legge come questa al vaglio della Camera non può che essere l’iniziale risposta che tende anche al recupero di ragazzi che dietro al loro atteggiamento aggressivo nascondono insicurezze, difficoltà e talvolta fragilità familiari che non possono essere una giustifica
ma un punto di ripartenza. La speranza ora è tutta in questa legge e nelle istituzioni che dovranno applicarla.