Le responsabilità oscure per l’assassinio di Luca Attanasio

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Il gruppo di uomini armati che ha attaccato un convoglio dell’ONU nell’est della Repubblica Democratica del Congo, lungo la strada che collega le città di Goma e Rutshuru, uccidendo tre persone: l’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, membro della scorta di Attanasio, e l’autista dell’auto su cui i due viaggiavano, Mustapha Milambo, non è affatto un caso che resta di diventare isolato.
Altre persone sono state ferite. Finora non si sa chi siano i responsabili dell’attacco. Il convoglio ospitava una delegazione che si stava dirigendo verso Rutshuru, circa 70 chilometri a nord di Goma, per visitare un programma di alimentazione scolastica gestito dall’ONU. Secondo un portavoce del Parco nazionale di Virunga, che si estende fino alla città di Goma, l’attacco è avvenuto alle 10.15 ora locale (le 9.15 italiane) a Kanyamahoro, pochi chilometri a nord di Goma. Sempre secondo un portavoce del Parco di Virunga, gli assalitori avevano come obiettivo quello di sequestrare personale dell’ONU, ma è solo una comoda ipotesi. L’azione dell’Ambasciatore in questa parte d’Africa dava molto fastidio e, ancora una volta, i nemici degli affaristi congolesi sono le missioni umanitarie e tutti coloro che lavorano per la civilizzazione del luogo. I terroristi sfruttano l’indignazione e l’igniranza della popolazione per dominare le masse e, accaparrarsi la gestione delle risorse. I funerali si sono svolti in una condizione di grande costernazione da parte del nostro governo, ma non si può fare a meno di ritenere che l’Onu abbia qualche responsabilità in più di quanto accaduto. Carly Nzanzu, governatore della provincia del Kivu Nord, dove è avvenuto l’attacco, ha detto ad Al Jazeera  che il convoglio non aveva la scorta perché la strada era considerata sicura, e ha aggiunto che le forze di sicurezza locali non erano state informate della presenza della delegazione dell’ONU nell’area. Riprendendo il racconto di un sopravvissuto, Nzanzu ha detto che i ribelli hanno fermato il convoglio con alcuni colpi di arma da fuoco, prima di trascinare fuori dalle auto le persone a bordo e di pretendere del denaro dall’ambasciatore Attanasio. Sempre secondo la ricostruzione di Nzanzu, Attanasio sarebbe stato colpito nella sparatoria che è seguita tra ribelli e ranger del Parco nazionale di Virunga, che erano accorsi in appoggio alle forze di sicurezza locale. Una fonte diplomatica ha detto che Attanasio sarebbe morto in un secondo momento, nell’ospedale di Goma, dove era arrivato in condizioni critiche a causa delle ferite all’addome. L’attacco non è ancora stato rivendicato. Nella Repubblica Democratica del Congo sono attive diverse milizie armate che in passato hanno preso di mira sia gli eserciti regolari sia i civili sia i ranger del parco. L’anno scorso durante l’attacco di una milizia locale soko morte 16 persone, fra cui 12 ranger del parco. Attanasio è il secondo ambasciatore europeo a essere ucciso nella Repubblica Democratica del Congo: nel gennaio 1993 l’ambasciatore francese Philippe Bernard fu ucciso durante una rivolta nella capitale Kinshasa. Quindi un fatto che indipendentemente dalla sua previsione, non poteva cadere nella totale assenza di informazione sulla presenza dell’Ambasciatore e la scorta opportuna. In questo l’Onu è mancato in una dei suoi primi compiti fondamentali.
In un comunicato, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha scritto che “non sono ancora chiare le circostanze di questo brutale attacco e nessuno sforzo verrà risparmiato per fare luce su quanto accaduto”. La procura di Roma ha aperto un’indagine per la morte di Attanasio e Iacovacci. È molto raro che un ambasciatore o un’ambasciatrice vengano uccisi durante il mandato: sia perché sono alti funzionari di uno stato, e la loro uccisione potrebbe essere interpretata come un atto ostile che giustifica una ritorsione, sia perché di solito sono protetti da un complesso apparato di sicurezza. In uno dei pochissimi precedenti di questo tipo, nel 1990 l’ambasciatore italiano in Costa d’Avorio Daniele Occhipinti fu ucciso durante una rapina al ristorante ove stava cenando.