Vista con granello di sabbia Lo chiamiamo granello di sabbia. Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia. Fa a meno di nome generale, individuale, instabile, stabile, scorretto o corretto. Non gli importa del nostro sguardo, del tocco Non Vista con granello di sabbia Lo chiamiamo granello di sabbia. Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia. Fa a meno di nome generale, individuale, instabile, stabile, scorretto o corretto. Non gli importa del nostro sguardo, del tocco Non si sente guardato e toccato. E che sia caduto sul davanzale è solo un’avventura nostra, non sua. Per lui è come cadere su una cosa qualunque, senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancora. Dalla finestra c’è una bella vista sul lago, ma quella vista, lei, non si vede. Senza colore e senza forma, senza voce, senza odore e dolore è il suo stare in questo mondo. Senza fondo lo stare del fondo del lago e senza sponde quello delle sponde. Né bagnato né asciutto quello della sua acqua. Né al singolare né al plurale quello delle onde, che mormorano sorde al proprio mormorio intorno a pietre non piccole, non grandi. E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo, dove il sole tramonta non tramontando affatto e si nasconde non nascondendosi dietro una nuvola ignara. Il vento la scompiglia senza altri motivi se non quello di soffiare. Passa un secondo. Un altro secondo. Un terzo secondo. Ma sono solo tre secondi nostri. Il tempo passò come un messo con una notizia urgente. Ma è solo un paragone nostro. Inventato il personaggio, insinuata la fretta, e la notizia inumana. Wislawa Szymborska
Spesso le persone attraverso i loro comportamenti comunicativi grossolani determinano grandi danni al capitale sociale rappresentato dal valore delle relazioni. L’incompetenza comunicativa fa ottenere l’opposto di quello che si vuole, allontana le persone, crea conflitti, impedisce di vivere meglio insieme. Il modo di trattare il tempo sociale, lo stile personale nella comunicazione, la pratica dell’empatia e l’intelligenza delle emozioni hanno un ruolo chiave nello stabilirsi dei rapporti e del loro mantenimento e sviluppo. Questo vale più dei contenuti oggettivi espressi nel contesto comunicativo, perché questi sono percepiti e definiti, appunto, dalle relazioni, che sono un filtro interpretativo. Le relazioni determinano sia la nostra conoscenza sia la nostra influenza delle persone e dei fatti. Noi non conosciamo gli altri, ma il rapporto che stabiliamo con loro; fuori da questo non possiamo conoscerli, e quindi influenzarli, perché non esiste reciprocità e le forme d’influenzamento sono “violente” poiché escludono la reciprocità e utilizzano modalità push. In una situazione matura e civile dello scambio un rapporto esiste quando i soggetti hanno un equilibrio di potere e hanno la reciproca possibilità d’influenzarsi. Viviamo sempre più in un mondo di relazioni, ma credo che invece di evolversi verso forme diffuse di maggiore civiltà, stia accadendo il contrario, proprio per l’aumento delle difficoltà determinate dalla complessità crescente. Questo è un enorme costo economico di capitale psicosociologico, che influenza ovviamente i risultati concreti. Le persone ottengono più risultati quando stanno bene insieme, e stare bene significa riuscire a condividere, a mettere in comune un senso, significa entrare in relazioni che consentano lo sviluppo di pluralità soggettive. Stare bene è la base per ogni tipo di qualità espressiva. Quello che fa stare peggio di tutto sono le relazioni negative. Sto assistendo ora a una discussione tra due persone ed è evidente che stanno progettando, forse involontariamente, il conflitto e quindi la fine della loro relazione o un mantenimento forzato senza valore. Credo che siano d’accordo ma non riescano a comunicarselo e questa incompetenza sta creando danni perché i risultati oggettivi del loro vivere insieme in questo modo ne risentiranno sicuramente. Una accusa l’altra di qualcosa sia con le parole sia con lo stile l’altra nel reagire per difendersi usa una modalità aggressiva che rilancia, e giustifica, la maggior aggressione dell’altro. Siamo nell’escalation e più loro parlano e meno si capiscono. Dopo un po’ è chiaro che il contenuto è diventato marginale e lo scopo è diventato “fare male all’altro”, è diventato ”avere ragione”. Non c’è empatia, intesa come capacità che consiste soprattutto nella sospensione del giudizio. L’empatia è ascolto e si manifesta in questo modo: se qualcuno dice o fa cose che sembrano erronee come primo comportamento occorre capire le cause e poi comprendere perché “dal suo punto di vista” LUI potrebbe avere ragione. Fatto questo, si hanno le basi razionali e psicologiche per tentare di influenzarlo partendo dalla sua (non dalla propria) logica e anche magari attribuirgli le colpe di qualche comportamento erroneo che però assume in questo caso una consistenza oggettiva (se c’è). Alla base occorre avere un approccio che distingue come prioritaria la ricerca del colpevole o delle cause. Il comunicatore competente in generale prima di tutto cerca di capire oggettivamente e poi valutare mentre il barbaro valuta soggettivamente e quindi capisce oggettivamente. Fare domande produce risposte e quindi comprensione mentre fare affermazioni, soprattutto valutative a priori, determina resistenze e quindi conflitto. L’incompetenza comunicativa produce stupidamente nemici. Conosco molte persone che sono intelligenti, ma partono sempre, a fronte di qualcosa che non va, nel cercare il loro colpevole preferito e poi influenzarlo dicendo che è un incapace e lui la causa della situazione erronea in atto. Il “colpevole” non ha scampo qualsiasi cosa faccia, è condannato perché ogni suo comportamento è sbagliato, sia si difenda o anche che ammetta la colpa. Il soggetto “capro” è influenzato ovviamente, ma non credo potrà essere particolarmente soddisfatto e motivato. Il comunicatore maldestro, al di là della verità delle cose, ottiene l’opposto di quello che voleva in termini d’influenzamento. Quante leadership selvagge si manifestano in questo modo! Funzionano così queste relazioni fondate sulla spinta e sull’incapacità di produrre vera comunicazione, intesa come messa in comune di senso. Una comunicazione di valore è morbida con il soggetto e dura con i fatti mentre l’incompetenza comunicativa si manifesta con una durezza nei confronti del soggetto e spesso tolleranza nei confronti dei fatti. Le relazioni sono granelli di sabbia che se messi insieme con cura possono consentire la creazione di fortezze ed essere terreno per far fiorire piante, ma se buttati malamente si perdono nel vento.e quindi la fine della loro relazione o un mantenimento forzato senza valore. Credo che siano d’accordo ma non riescano a comunicarselo e questa incompetenza sta creando danni perché i risultati oggettivi del loro vivere insieme in questo modo ne risentiranno sicuramente.Una accusa l’altra di qualcosa sia con le parole sia con lo stile l’altra nel reagire per difendersi usa una modalità aggressiva che rilancia, e giustifica, la maggior aggressione dell’altro. Siamo nell’escalation e più loro parlano e meno si capiscono. Dopo un po’ è chiaro che il contenuto è diventato marginale e lo scopo è diventato “fare male all’altro”, è diventato ”avere ragione”. Non c’è empatia, intesa come capacità che consiste soprattutto nella sospensione del giudizio. L’empatia è ascolto e si manifesta in questo modo: se qualcuno dice o fa cose che sembrano erronee come primo comportamento occorre capire le cause e poi comprendere perché “dal suo punto di vista” LUI potrebbe avere ragione.Fatto questo, si hanno le basi razionali e psicologiche per tentare di influenzarlo partendo dalla sua (non dalla propria) logica e anche magari attribuirgli le colpe di qualche comportamento erroneo che però assume in questo caso una consistenza oggettiva (se c’è).Alla base occorre avere un approccio che distingue come prioritaria la ricerca del colpevole o delle cause. Il comunicatore competente in generale prima di tutto cerca di capire oggettivamente e poi valutare mentre il barbaro valuta soggettivamente e quindi capisce oggettivamente. Fare domande produce risposte e quindi comprensione mentre fare affermazioni, soprattutto valutative a priori, determina resistenze e quindi conflitto.L’incompetenza comunicativa produce stupidamente nemici. Conosco molte persone che sono intelligenti, ma partono sempre, a fronte di qualcosa che non va, nel cercare il loro colpevole preferito e poi influenzarlo dicendo che è un incapace e lui la causa della situazione erronea in atto. Il “colpevole” non ha scampo qualsiasi cosa faccia, è condannato perché ogni suo comportamento è sbagliato, sia si difenda o anche che ammetta la colpa. Il soggetto “capro” è influenzato ovviamente, ma non credo potrà essere particolarmente soddisfatto e motivato. Il comunicatore maldestro, al di là della verità delle cose, ottiene l’opposto di quello che voleva in termini d’influenzamento. Quante leadership selvagge si manifestano in questo modo! Funzionano così queste relazioni fondate sulla spinta e sull’incapacità di produrre vera comunicazione, intesa come messa in comune di senso. Una comunicazione di valore è morbida con il soggetto e dura con i fatti mentre l’incompetenza comunicativa si manifesta con una durezza nei confronti del soggetto e spesso tolleranza nei confronti dei fatti. Le relazioni sono granelli di sabbia che se messi insieme con cura possono consentire la creazione di fortezze ed essere terreno per far fiorire piante, ma se buttati malamente si perdono nel vento.