Le prime attuazioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

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di Ugo Calvaruso

Dal 2021 si parla del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) piano italiano per rilanciare l’economia, che fa parte del programma europeo Next Generation. Il piano, che è stato approvato dalla commissione europea circa un anno fa, è strutturato in quattro aree: Obiettivi generali, Missioni e Riforme, Attuazione e Valutazione dell’impatto macroeconomico.
Nonostante alcuni eventi che hanno ridefinito alcune linee guida dell’Europa, l’obiettivo principale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è rimasto quello di dare una spinta ai diversi processi di transizione, da quello tecnologico a quello ecologico, e, in particolare per l’Italia, superare le debolezze strutturali del suo sistema economico-produttivo.
Le Missioni definite sono rimaste 6 e si trovano articolate in 16 Componenti, caratterizzati da innumerevoli “obiettivi”. Attualmente l’Italia è chiamata a raggiungere 100 obiettivi, di cui 45 andranno realizzati entro la fine di giugno (il 60% di questi riguarda processi di digitalizzazione e sostenibilità ecologica). Di questi 45 obiettivi 6 risultano essere stati raggiunti, ossia:

  1. l’adozione dei decreti ministeriali per definire la politica di investimento dei contratti di sviluppo
  2. l’adozione da parte del Ministero del Lavoro del decreto direttoriale 9 dicembre 2021, n. 450 di approvazione del Piano Operativo per la presentazione di proposte di adesione ai progetti destinati alla presa in carico dei soggetti più vulnerabili
  3. l’adozione dei decreti ministeriali per l’individuazione degli obiettivi e delle modalità di attuazione dell’investimento in rinnovabili e batterie
  4.  la riforma per facilitare la gestione dei servizi idrici integrati
  5. la semplificazione in tema di infrastrutture idriche
  6. il progetto di riqualificazione urbana dei Comuni in capo al Ministero dell’Interno.

Il 30 aprile è stato pubblicato il decreto-legge n. 36/2022 che introduce altre misure. Entro il primo semestre del 2022 sono infatti attese:

  • le riforme in materia di pubblico impiego (introdotte con il Dl 9 giugno 2021, n. 80)
  • l’entrata in vigore della legge delega per la revisione del Codice dei contratti pubblici (attualmente in discussione in Parlamento)
  •  l’adozione degli obiettivi di risparmio per la spending review relativi agli anni 2023-2025;

Altre aree di rilevanza strategica sono:

  • la predisposizione di un Portale unico per l’accesso ai concorsi pubblici per le assunzioni
  • le assunzioni di nuovi ricercatori
  •  la lotta all’evasione fiscale
  •  l’efficientamento energetico e l’introduzione di fonti rinnovabili
  • il miglioramento delle politiche per la salute (in termini di prevenzione e cura delle malattie)
  • lo sviluppo, la manutenzione e la gestione di infrastrutture tecnologiche e servizi informatici
  • il riordino dell’Agenzia spaziale italiana e del settore spaziale e aereospaziale
  • il monitoraggio dell’efficienza della giustizia civile
  • il sostegno al turismo
  • il reclutamento dei docenti al fine di elevare la qualificazione dei docenti delle scuole.

A partire dalle fine di giugno, pertanto, si potranno iniziare a fare le prime vere e proprie analisi per comprendere come l’Italia sta utilizzando i fondi del NGUE per affrontare le sue debolezze strutturali.