Oltre al suo impegno nei cieli della Siria e dell’Iraq la Francia ha avviato una guerra “invisibile” e “clandestina”, in cooperazione con Londra e Washington, per fermare l’avanzata dello Stato islamico nel territorio della Libia. Pubblicata in prima pagina dal quotidiano Le Monde l’indiscrezione ha irritato il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian che appena letto il quotidiano ha ordinato l’apertura di un’inchiesta per “compromissione del segreto della difesa nazionale”. Obiettivo dell’indagine, spiegano a Parigi, è identificare le fonti che hanno permesso a Le Monde di scrivere quell’articolo e che ora rischiano fino a tre anni di carcere e una multa da 45.000 euro. L’articolo non fa nomi ma si limita a citare un “alto responsabile della Difesa”.
“L’ultima cosa da fare – afferma il militare anonimo – sarebbe intervenire in Libia”. O meglio: “Dobbiamo evitare ogni intervento militare aperto, dobbiamo agire discretamente”. Per il Paese che nel 2011 fu tra i principali promotori della campagna militare per rovesciare il regime di Gheddafi (all’epoca all’Eliseo c’era Nicolas Sarkozy) oggi la priorità è colpire le postazioni libiche dell’Isis per frenarne l’espansione prima che sia troppo tardi. Un’azione condotta “in accordo” con Washington e Londra – assicura Le Monde – come dimostra il raid Usa del 19 febbraio contro un dirigente tunisino dello Stato islamico a Sabrata. La linea di Hollande si basa su “azioni militari non ufficiali” con il supporto di “forze speciali” e “operazioni clandestine” condotte dalla Dgse, l’intelligence esterna della République. Così, precisa il giornale, i raid Usa condotti a novembre contro l’iracheno Abu Nabil, considerato il leader dell’Isis in Libia, sono stati possibili grazie alla cooperazione dei francesi.
Fonti militari libiche rivelano che i commando transalpini sono già schierati a Bengasi “per sostenere” le operazioni militari in corso lanciate dall’esercito guidato da Khalifa Haftar. Le forze speciali di Parigi stazionano nella base aerea Benina, e “hanno creato un comando di coordinamento”.
A inizio dicembre, tre settimane dopo le stragi di Parigi targate Stato islamico, il premier Manuel Valls evocò la possibilità di un intervento armato nel territorio della Libia.
Del resto, sono mesi che Parigi moltiplica i voli di ricognizione in chiave anti-Isis sulle regioni di Sirte e Tobruk. I caccia transalpini sono partiti, tra l’altro, dalla portaerei Charles de Gaulle schierata contro l’Isis nel Mediterraneo o da una base francese nel nord del Niger, a pochi chilometri dal confine libico. Ma gli scenari di guerra assumono nuove prospettive tra cui quello di una guerra navale. Con il suo radicamento nel Paese nordafricano “l’Isis dispone per la prima volta di una costa. Ci prepariamo a duri scenari in mare”, spiega una fonte della Marine Nationale.
Oltre al suo impegno nei cieli della Siria e dell’Iraq la Francia ha avviato una guerra “invisibile” e “clandestina”, in cooperazione con Londra e Washington, per fermare l’avanzata dello Stato islamico nel territorio della Libia. Pubblicata in prima pagina dal quotidiano Le Monde l’indiscrezione ha irritato il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian che appena letto il quotidiano ha ordinato l’apertura di un’inchiesta per “compromissione del segreto della difesa nazionale”. Obiettivo dell’indagine, spiegano a Parigi, è identificare le fonti che hanno permesso a Le Monde di scrivere quell’articolo e che ora rischiano fino a tre anni di carcere e una multa da 45.000 euro. L’articolo non fa nomi ma si limita a citare un “alto responsabile della Difesa”.
“L’ultima cosa da fare – afferma il militare anonimo – sarebbe intervenire in Libia”. O meglio: “Dobbiamo evitare ogni intervento militare aperto, dobbiamo agire discretamente”. Per il Paese che nel 2011 fu tra i principali promotori della campagna militare per rovesciare il regime di Gheddafi (all’epoca all’Eliseo c’era Nicolas Sarkozy) oggi la priorità è colpire le postazioni libiche dell’Isis per frenarne l’espansione prima che sia troppo tardi. Un’azione condotta “in accordo” con Washington e Londra – assicura Le Monde – come dimostra il raid Usa del 19 febbraio contro un dirigente tunisino dello Stato islamico a Sabrata. La linea di Hollande si basa su “azioni militari non ufficiali” con il supporto di “forze speciali” e “operazioni clandestine” condotte dalla Dgse, l’intelligence esterna della République. Così, precisa il giornale, i raid Usa condotti a novembre contro l’iracheno Abu Nabil, considerato il leader dell’Isis in Libia, sono stati possibili grazie alla cooperazione dei francesi.
Fonti militari libiche rivelano che i commando transalpini sono già schierati a Bengasi “per sostenere” le operazioni militari in corso lanciate dall’esercito guidato da Khalifa Haftar. Le forze speciali di Parigi stazionano nella base aerea Benina, e “hanno creato un comando di coordinamento”.
A inizio dicembre, tre settimane dopo le stragi di Parigi targate Stato islamico, il premier Manuel Valls evocò la possibilità di un intervento armato nel territorio della Libia.
Del resto, sono mesi che Parigi moltiplica i voli di ricognizione in chiave anti-Isis sulle regioni di Sirte e Tobruk. I caccia transalpini sono partiti, tra l’altro, dalla portaerei Charles de Gaulle schierata contro l’Isis nel Mediterraneo o da una base francese nel nord del Niger, a pochi chilometri dal confine libico. Ma gli scenari di guerra assumono nuove prospettive tra cui quello di una guerra navale. Con il suo radicamento nel Paese nordafricano “l’Isis dispone per la prima volta di una costa. Ci prepariamo a duri scenari in mare”, spiega una fonte della Marine Nationale.