Le mille forme dello spreco alimentare

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Il problema della fame nel mondo, fino a pochi anni fa, vedeva la sua parte ricca, in prevalenza l’Occidente impegnato nelle vesti di chi si propone per trovare la soluzione dello stesso. Erano i paesi che potevano rinunciare a qualcosa, avendone più che a sufficienza per i loro abitanti, che permetteva agli stessi di cedere il surplus a chi ne avesse avuto bisogno. Un numero consistente dei primi, da qualche anno, ha dovuto scavalcare la staccionata e confluire nel gruppo di quanti hanno bisogno. Cosa sia successo non è difficile individuarlo. La pandemia prima e le guerre dopo, sono state solo le gocce che hanno fatto traboccare il vaso. Il problema vero era stato già creato alcuni decenni prima, e anche le crisi economico finanziarie, accese principalmente da comportamenti imprudenti di molte banche, intorno alla fine del primo decennio, avevano trovato terreno ben arato. Era quello dove mettere a dimora specie di piante non in grado di riprodursi. Erano, e ancora oggi sono, quelle della finanza speculativa, scollegata quindi dall’economia reale. In tal modo si è verificato in molti paesi, anche tra i più ricchi, la mancata crescita del Pil. Di conseguenza, i redditi pro capite dei cittadini di molti paesi “ricchi”, sono rimasti invariati, mentre i prezzi di beni e servizi continuavano la loro salita. Con la logica del buon padre di famiglia, anche nel Paese si è arrivati a ridimensionare i volumi di spesa di ogni genere, lasciando inalterato, fin quando è stato possibile, il volume di quella alimentare. Non senza l’amaro in bocca – è proprio il caso di affermarlo – in molti paesi cosiddetti civili, al momento si combatte la fame quotidianamente. La vicenda assume aspetti paradossali quando si considera che nei paesi una volta considerati ricchi, oramai da diversi anni circa un terzo del totale dei prodotti agricoli destinati all’ alimentazione umana viene dirottata verso altri usi. È accettabile che, sotto forma di scarti, finisca nell’alimentazione animale. Non è un caso che, anche in italia, l’uso della doggy bag incontri sempre più il favore di chi ha un animale da compagnia in casa. Senza alcuno spirito polemico, non si deve tralasciare il fenomeno del pet food, il cui volume di vendita, nel mezzo secolo seguito alla sua intraduzione in commercio, ha registrato incrementi di vendita come pochi altri prodotti. C’è dell’altro. Che ogni prodotto alimentare debba recare in evidenza i componenti, la data di scadenza e le modalità di conservazione, è ormai accettato senza remore, sia da parte della domanda che da quella dell’offerta. Il fatto, espresso in maniera ancora più stringata, indica che tanto è ben visto sia da chi vende che da chi compra. Esiste un’ altro termine che mette tutto in discussione: preferibilmente. Ciò significa che una data di scadenza perentoria per quel prodotto non esiste. La confusione che ne deriva è constatabile con estrema facilità entrando in un supermercato. Né esistono, tra i banchi di quegli esercizi commerciali, avvisi che, con caratteri cubitali informino con semplicità come leggere correttamente l’ etichetta di un prodotto. Un tempo si diceva che fare cattivo uso dei prodotti alimentari era peccato e tanto valeva per diverse confessioni. Nella seconda metà del secolo scorso è durata a lungo un’ altra forma di condanna dell’ uso sconsiderato del cibo. Era quella dei sopravvissuti alle guerre o ai campi di prigionia. Risultavano molto efficaci le loro manifestazioni di disappunto, corredate dalla narrazione di episodi di vita vissuta. Si è aggiunta, negli ultimi anni, un’altra variabile, quindi l’ ennesima, al problema alimentazione: il cibo sintetico. La sua sperimentazione è accompagnata da sostenitori e avversatori. Sono ancora poche le figure di quanti dichiarano di essere possibilisti fino a prova contraria. Sarebbe il caso per tutti, di fare un flashback di quanto è accaduto nel settore primario, compresi allevamento e pesca, dalla metà dello scorso secolo a oggi. Quando furono introdotte procedure di allevamento con mungitura meccanica nelle stalle, per citare solo due di tali novità, i più tradizionalisti si indignarono forse più che se avessero assistito alla profanazione di un tempio. Osservando la questione senza pregiudizi, la situazione attuale non si allontana molto da quella vissuta anni fa. E il mondo non può fermarsi per far scendere chi rifiuta di adeguarsi alle novità.