Le giornate dei castelli, bene ma servono nuovi modelli di gestione

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Cosa c’è di più affascinante di un antico castello? Il fascino del vecchio maniero, o anche delle sue rovine è fatto di storia e di storie, emoziona perché ogni angolo, ogni pietra può raccontare una storia, riservare una sorpresa, magari anche un fantasma. BOOOOOOH! Un’ombra, un grido, un rumore di metalli. Brivido. Saranno gli scudi degli antichi guerrieri che tornano dall’oltretomba? Questo è quanto in giornate assolutamente normali è possibile aspettarsi da una visita di un castello in Scozia. Anche lungo il corso della Loira, in Francia, ci sono tanti castelli da visitare ed un tour guidato costa, accidenti se costa! Circa 350 euro. E’ vero che in quei luoghi la sola esposizione del tradizionale “Girouet”, da secoli il simbolo delle città e dei villaggi sulle sue sponde, basta a fare un balzo indietro nel tempo, favorito dalle atmosfere tradizionali fatte anche qui da esposizioni di oggetti, dal tramandarsi dei costumi.Italia, Campania e questa volta Sorrento. Le giornate nazionali dei Castelli. Anche la Campania presenta i suoi castelli. Non solo Montesarchio dunque, ma tutta la Campania.Improvvisamente alla ribalta, nonostante la manifestazione sia maggiorenne già da un anno. Un pochino di pubblicità in più non guasterebbe. Forse una pagina dedicata ad ogni sito sui social più frequentati? Nei giorni 19 e 20 maggio a Sorrento con la visita alle antiche mura, a Napoli, tra Castel dell’Ovo e Maschio Angioino, ed in tanti altri siti campani, i turisti hanno potuto fare la propria visita guidata e godere di qualche informazione in più su elementi fondanti della storia delle città e delle sue strutture difensive. Applausi. Uno sforzo organizzativo notevole per i singoli curatori delle strutture aperte. La gestione però ha mostrato senza alcuna scusa le proprie carenze. Facciamo finta che un turista, con la sindrome del visitatore di castelli, dopo aver visitato quelli lungo la Loira, dopo quelli anglosassoni e quelli tedeschi, tra cui quello di Neuschwanstein, abbia deciso di visitare quelli nostrani. Il signor turista, che ha pagato 350 euro per il tour di quelli francesi, che è stato tanto felice di farsi impaurire dai supposti fantasmi annidati nei castelli scozzesi ad un costo oscillante tra i 35 e i 71 euro, mentre in Germania aveva speso dai 12 ai 35 euro, arriva a Sorrento e non spende. Visite guidate gratis.
Poffarbacco, qui c’è l’Eldorado! Si trova così proiettato tra ragazzi messi a disposizione dalle scuole, che recitano la strofetta costruita e studiata con gli insegnanti. Teneramente emozionati balbettano la storiella a chi, per le elementari notizie, ha già letto e guardato la propria guida. Una prof, di quelle davvero appassionate, dotata dai potenti mezzi tecnologici messi a disposizione della scuola (una fotocopia avvolta nel cellophane o materiale simile), cerca di interessare ed emozionare i turisti. Mostra col ditino sulla cartina che tiene tra le mani tutte le meraviglie del sito che sta per mostrare. Probabilmente chiunque tra i presenti, prof compresa, è dotato di un telefono Smart capace di mostrare e riprodurre qualsiasi cosa. La visita però si fa con la fotocopia. Un organizzazione che si avvale di professionisti competenti e appassionati dota i suoi consulenti di adeguati mezzi. Che dire. Certamente una visita di questo tipo non può che essere gratuita.
Probabilmente l’associazione, sfruttando i famosi fondi europei dell’Anno Europeo della Cultura, avrebbe quanto meno dovuto avere guide esperte anche dei modi di comunicare, e non avrebbe potuto evitare di dotare gli addetti di tablet adeguati ad una visione collettiva. La premessa raccontata dalla prof doveva essere supportata da proiezioni, per evitare che gli interessati dovessero chinarsi uno sull’altro per avvicinarsi al documento mostrato e comprendere meglio la descrizione. Così impensabile adoperare piccoli accorgimenti per catturare l’attenzione del pubblico? La competenza dei singoli organizzatori, tutti professionisti, ha dovuto remare nel mare tempestoso con le bacchettine dei cibi giapponesi. Onore a loro. Inutile appellarsi sempre alla mancanza di fondi. Probabilmente i gestori non avrebbero saputo neanche come impiegarli. Se però le visite offerte al pubblico fossero state adeguatamente strutturate, si sarebbe potuto chiedere un pagamento per il biglietto della visita, almeno adeguato ai prezzi europei. Se ob torto collo bisogna adeguarsi all’Europa che lo si faccia, nel bene e nel male. Nessuna delle strutture gestite da questa organizzazione è economicamente autonoma. Lo sforzo per una terra che sta avendo la dimostrazione del valore economico del turismo, è proprio abbracciare nuovi modelli di gestione.