Le energie del futuro. A CasaCorriere conversazione con Zigon (Getra-Mef) e Bosetti (Terna)

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in foto Marco Zigon, presidente del "Gruppo Getra" (Imagoeconomica)

“Grandi investimenti sugli impianti rinnovabili, grandi investimenti sulle reti e in alta tensione. C’è una filiera dell’industria che opera nel settore dell’energia e che è molto significativa in Italia. L’Italia è il secondo paese industrializzato d’Europa e lo è fortemente anche nel settore della filiera energetica. Si stima che all’incirca nel 2030, se saremo in grado di cogliere gli obiettivi che la transizione energetica porta e il PNNR che la sostiene, ci sarà una ricaduta molto importante in termini di alcune centinaia di miliardi sulla filiera dell’energia e un incremento significativo di investimenti anche occupazionali: si parla di cinquecentomila o settecentomila nuovi posti di lavoro”. Sono le parole dell’ingegner Marco Zigon, presidente di Matching Energies Foundation e di Getra, protagonista venerdì scorso di una delle Conversazioni sull’Economia di CasaCorriere, festival del Corriere della Sera in corso fino ad oggi nella monumentale cornice di Palazzo Reale di Napoli. Un confronto sui temi “caldi” del momento con Valentina Bosetti, presidente di Terna e collegata da remoto per via del maltempo, e moderato da Nicola Saldutti, responsabile Economia Corriere della Sera.
“Questo obiettivo che l’Europa si è posto – ha proseguito Zigon – , che ha assunto la guida della transizione energetica, a livello globale e che l’Italia sta seguendo, auspichiamo che possa essere perseguito, al netto delle turbolenze che in questo momento sono determinate dalla guerra russo-ucraina, che deve essere un’ulteriore spinta ad accelerare questo processo, non solo raggiungono l’obiettivo dell’impatto ambientale, quindi la sostenibilità ambientale, ma anche con una grossa spinta all’industria italiana, in particolare l’industria del settore. Quindi è una chiave molto positiva, quella fondamentale che si pone in genere il PNNR anche per il sostegno ad altri settori, perché abbiamo assunto l’impegno di investire ingenti capitali di cui, una parte non piccola, sono l’addebito del 50%, con l’obiettivo e lo scopo di fare crescere il PIL del nostro Paese. Un impegno di questo tipo è sostenibile solo se è in grado di creare ricchezza, aumento del PIL e occupazione. Questo dovrebbe accadere nel settore della filiera energetica”.

Bosetti: Transizione e sicurezza energetica viaggiano insieme
“Finalmente queste due cose sono chiaramente alla luce del sole, allineate, perché la chiave della decarbonizzazione è appunto decarbonizzare la produzione dell’elettricità con le rinnovabili e utilizzare meno gas, ma è anche elettrificare tutti gli usi finali e quindi utilizzare meno petrolio e gas, per riscaldare le case e… infine ridurre il più possibile l’utilizzo dell’energia, che è utile anche per la sicurezza energetica”, sostiene presidente di Terna.  “Quindi – aggiunge -, visto che sono allineate queste due stelle, secondo me, ovviamente è il momento di spingere sull’acceleratore e questo che dobbiamo fare è – ormai fa parte del regolamento europeo, che prescrive cosa fare, entro il 2030 2050 – investire tanto sulle energie rinnovabili. Per farlo però abbiamo bisogno di investire, allo stesso tempo, nella rete e nello Storage. Terna è proprio il piano industriale, il piano di sviluppo, che è un piano a lungo termine per cercare di bilanciare la nuova produzione rinnovabile, la quale, perlopiù, avviene nel sud, perché è il luogo in cui abbiamo le risorse, e dobbiamo bilanciarlo, con la domanda che ha il Nord: per questo, nel piano di sviluppo, sono pensati proprio dei corridoi, che consentono la trasmissione dell’elettricità, in alta tensione”. Di qui la Bosetti rilancia: “Gli investimenti sono ingenti e la cosa positiva è che abbiamo spinto tantissimo per riuscire ad avere il permesso, l’autorizzazione e per alcuni di questi già l’abbiamo avuta, da parte del Mite. Quindi direi che siamo su una strada di investimenti di successo che garantiranno la penetrazione delle rinnovabili e questo permetterà di decarbonizzare l’energia in Italia, ma non solo… anche di essere meno dipendenti dalle acquisizioni dall’estero. Un’ultima cosa che vorrei dire è che, nel costruire questa rete, è importante che venga fatto anche tenendo in mente quello che è il paesaggio. Proprio per questo, una gran parte di questi investimenti sono pensati a cavo sottomarino oppure sottoterra, cosa che permette di essere un minimo invisibili, rispetto al paesaggio”.

(Imagoeconomica)

Zigon: Evitare investimenti che vadano ad alimentare altri sistemi industriali
“La leadership dell’Italia sia consolidata anche negli altri settori che riguardano le rinnovabili. Bisogna evitare, nel momento in cui si fanno investimenti a livello italiano ed europeo così ingenti, che una parte delle risorse se ne vada ad alimentare altri sistemi industriali, come è già accaduto nella prima fase in cui l’incentivazione delle rinnovabili ha spostato molto l’asse degli approvvigionamenti verso il continente asiatico. Questo è un problema che ci stiamo ponendo: occorre dotarci di quelle capacità industriali e di quelle tecnologie che siano in grado di sostenere spese nel settore delle rinnovabili”.

Bosetti: Sulle rinnovabili gli italiani hanno già fatto tanto
Il dibattito di CasaCorriere ad un certo punto scivola prepotentemente verso le rinnovabili ed è qui che il responsabile Economia del Corriere della Sera Saldutti chiede al presidente Bosetti: “Lei che situazione vede? C’è qualcosa che si dovrebbe fare?”. “Il problema di oggi – replica il numero uno di Terna – è quello di ottenere permessi per andare avanti; il governo ha tentato di ovviare al problema costruendo delle aree idonee, che è responsabilità di Terna definire ma che poi sono le regioni che devono, alla fine, approvare; alcuni passi sono stati fatti e altri andranno fatti ma il mercato è pronto ad investire; gli italiani hanno già fatto tanto, anche pagato dei sussidi nel passato per far partire questo mercato e quindi è come se avessimo spinto tantissimo verso il culmine della montagna, bisogna dare l’ultimo slancio per poi prendere tutti i frutti, ossia quello su cui abbiamo finora investito”.

Il Tyrrhenian Link, un nuovo corridoio elettrico che punta a cambiare il Sud
“L’idea è quella di connettere la Campania con la Sicilia e la Sardegna, in una prospettiva di aumentare il flusso di elettricità. Abbiamo una dorsale che è terrestre, localizzata sull’Italia ma l’idea è di creare una nuova dorsale che porta elettricità da Sud verso il Nord, tramite questo progetto. Idealmente, quando anche il nord d’Africa potrà essere connesso attraverso i cavi che portano elettricità alla Sicilia, di nuovo questa Tyrrhenian Link avrà un ruolo veramente molto importante. Una parte delle autorizzazioni è già stata ottenuta con tempi record: quella che connette la Campania con la Sicilia; adesso deve arrivare l’autorizzazione per la seconda parte e la caratteristica è quella di essere basata su un cavo che è sottomarino, fatto con la migliore delle tecnologie, con il massimo dell’attenzione per l’ambiente, perché abbiamo un gruppo di ricerca che studia come non danneggiare minimamente il terreno”, spiega la presidente Bosetti. “Questo è un progetto che beneficia delle grandi capacità innovative italiane – spiega – oltreché porta occupazione a una parte dell’Italia che ha risentito più delle altre della crisi del Covid e quindi potrà beneficiare della creazione di posti di lavoro. Questo progetto è visionario per tutta l’Italia, in particolare per il Sud”.

L’esigenza di tener conto dell’impatto ambientale nello scenario globale
“Oggi abbiamo l’esigenza degli S-G, ossia dell’impatto ambientale nello scenario globale. Gli ambiti saranno sempre ampi. La globalizzazione, in certi ambiti, ha ridotto la povertà in valore assoluto del nostro pianeta; l’impatto ambientale e quello sociale sono un valore determinante. Nel momento in cui stabiliamo le nostre interrelazioni, dobbiamo tener conto delle nostre risorse disponibili, ma interfacciarci anche con il resto dei mercati, tenendo conto di quanto sia e quale sia l’impatto ambientale di questi mercati e ovviamente cercando di privilegiare anche la crescita sociale nell’ambito dell’economia”, rileva il presidente Marco Zigon. “Quindi, in qualche modo, essere attenti ed accorti nell’intraprendere o rafforzare le relazioni verso quei paesi che rispettino queste regole, sia in termini di impatto ambientale sia in termini di valori sociali che oggi stanno diventando un elemento determinante. Quindi, una globalizzazione che andrà più ad estendersi per aree continentali e dovrà tener conto di una certa capacità di essere autonomi, proprio in queste aree. Noi lo stiamo vedendo adesso con il tema dell’energia: l’Europa se fosse uno stato federato sarebbe la prima potenza economica sul nostro pianeta, però deve guardare ai temi dell’energia e delle risorse energetiche , come deve guardare ai temi delle materie prime di cui solo parzialmente dispone; bisogna mettersi in sicurezza, perché se si ha la possibilità e la capacità di produrre bisogna anche avere poi gli strumenti perché questa produzione sia alimentata”, aggiunge. “In questo scenario – conclude – guardare al mondo della globalizzazione con un’attenzione perequativa, verso il rispetto di questi valori che sono: la sostenibilità ambientale e la sostenibilità sociale, credo che sia un po’ un indirizzo che l’Europa ha anche intrapreso. Rimaniamo aperti alla globalizzazione, ne condividiamo il valore di crescita per il nostro pianeta, però dobbiamo guardare ad un perimetro più ristretto probabilmente di tipo continentale, che porti questi valori avanti, così come accade per l’economia occidentale”.

Bosetti: La rete del futuro deve essere “intelligente”
“Un tempo avevamo una temperatura massima alla quale una infrastruttura poteva funzionare bene. Oggi noi possiamo misurare, con delle tecnologie digitali, la temperatura in ogni punto della rete e tramite questa informazione molto più puntuale e precisa, possiamo spingere la macchina a lavorare di più in un modo più ottimizzato. Tutte le innovazioni tecnologiche sono utili per ridurre il costo della gestione e appunto l’ottimizzazione della rete”, sottolinea la presidente di Terna. Da dove vengono queste innovazioni? “Dall’interazione quotidiana tra le persone che sono sulle infrastrutture, sanno di cosa c’è bisogno e i laboratori dove poi l’innovazione viene sviluppata. Le grandi imprese   italiane – spiega – riescono a catturare i migliori ingegneri ma anche gli operai che lavorano giorno dopo giorno insieme per sviluppare le innovazioni. Questo è molto difficile poi replicarlo nelle università. Lo stesso avviene per esempio nel lavoro con i droni: l’idea di minimizzare il pericolo per gli esseri umani di salire ad alte quote per aggiustare la rete; interazione quindi tra chi lavora nelle infrastrutture e chi fa innovazione. Questa è una forza per il nostro paese dove la rete è molto superiore a quella degli USA, obsoleta per tanti versi. L’investimento per le infrastrutture parzialmente pubbliche è qualcosa che ci avvantaggia e ci permetterà di cavalcare la decarbonizzazione e la transizione energetica, potenzialmente portando fuori le grandi emissioni”.

Getra e le tante invenzioni della famiglia Zigon
“E’ una storia iniziata settant’anni fa, io rappresento la terza generazione e la quarta è già in pista; questa storia rappresenta una parte dell’industria elettrica. Abbiamo iniziato questo lavoro prima ancora che nascesse l’Enel, la Terna, che ci ricordiamo, era come l’Enel, produzione e trasmissione di energia elettrica. Quindi una storia che ci ha visto partecipi e partner delle utilities di Terna e di Enel, dei circa diciotto paesi in cui lavoriamo nel mondo e in tre continenti”, racconta l’ingegner Marco Zigon. “Questa è una storia industriale che abbiamo costruito in tre generazioni – evidenzia – e che speriamo di continuare a declinare; molto attenti allo sviluppo tecnologico, cercando di assecondare e qualche volta anticipare quelle che sono le esigenze del mercato, sia per quanto riguarda i prodotti sia per quanto riguarda i processi”. Di qui Zigon sottolinea: “Sotto il profilo dei prodotti, abbiamo fatto e facciamo tanta ricerca, da molto tempo anche della direzione del risparmio energetico; abbiamo sperimentato su ricerca di base, produciamo trasformatori elettrici e sistemi di interconnessione per le reti e le centrali di produzione e abbiamo sperimentato materiali speciali tipo il materiale amorfo per aumentare i rendimenti e quindi ridurre i consumi, la superconduttività sui trasformatori elettrici, altre sperimentazioni nel mondo dell’intelligence building, sul trasformatore elettronico, quindi tanta sperimentazione di base, tanta innovazione per i prodotti attuali”. “Con Terna stessa – aggiunge – abbiamo sperimentato prima i trasformatori ecologici, in cui al posto del liquido minerale, dell’olio derivante dal petrolio che viene usato come liquido isolante nell’ambito delle nostre apparecchiature, viene stato utilizzato un isolante vegetale”. Di qui conclude: “Ma abbiamo molto lavorato anche sui processi: i nostri stabilimenti sono certificati per il Carbon for print, per la riduzione dell’impronta di carbonio, operazione con un’attenzione alla logica dell’economia circolare, quella di seguire il ciclo di vita del prodotto e la riutilizzabilità e lavoriamo da molto tempo sul risparmio energetico. Abbiamo finito da poco un progetto, durato circa due anni, relativo all’installazione di un sistema digitale, e abbiamo l’assoluto controllo in ognuno dei nostri stabilimenti, reparto per reparto, dei consumi elettrici e termici di ogni step di produzione; per cui siamo in grado di monitorare per ogni unità di prodotto, se siamo in linea con i consumi energetici medi e se possiamo migliorare quello step di prodotto in termini di produzione dei consumi. Questa credo sia una cosa abbastanza innovativa: non mi risulta che questo sia presente nel nostro settore né in Italia né in altri stabilimenti europei, e va nella direzione di un contributo alla transizione, al nostro concetto di sostenibilità”.