Le borse europee provano il rimbalzo

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La Borsa milanese e per gli altri Eurolistini provano a risalire la china, oggi, dopo la prova di ieri tutt’altro che brillante. Come si sa, ieri Piazza Affari è stata la peggiore tra le pur deboli borse europee, caratterizzata, peraltro – al di là di molti altri spunti – dall’impennata dello spread che è arrivato a 206 punti base. Un’impennata condizionato, con tutta evidenza, dalle tensioni politiche di fondo e dalle discussioni, in particolare sulla manovra correttiva illustrata poi in serata, oltre che dal clima geopolitico in generale.

Ma come si diceva, le piazze finanziarie europee, oggi, provano a risalire. Il Ftse Mib, dopo una buona apertura, segna  comunque ancora -0.14% e così l’Ibex di Madrid (-0.05), mentre Ftse 100 di Londra è in parità (+0.00%) ed  il Dax di Francoforte è con il segno positivo (+0.05%) come pure  il Cac 40 di Parigi (+0.14%).

Ad ogni modo, secondo gli analisti il rimbalzo potrebbe venire dai bancari anche i vista dei risultati delle grandi banche Usa che saranno resi noti nel pomeriggio.

In questo clima, l’Euro contro il Dollaro mantiene una posizione sostanzialmente stabile intorno a 1,062, l’oro consolida dopo il rally di ieri e il petrolio avanza a 53,64 dollari per barile in attesa dei dati sulle scorte.

BORSE ASIATICHE

In Asia la tendenza degli scambi è stata contrastata, escludendo però la piazza di Tokyo che è registrata in netto declino. Un arretramento legato al rafforzamento dello yen che, per la prima volta da novembre, ha superato quota 110 sul dollaro.

Anche in questa regione, peraltro, replicando quanto già successo ieri, le tensioni geopolitiche hanno spinto gli investitori verso i beni-rifugio e infatti come lo yen anche l’oro si è mosso sui massimi da novembre: il metallo prezioso è tuttora in progresso dopo il balzo dell’1,60% segnato nella precedente sessione.

A Tokyo il Nikkei 225 ha chiuso in perdita dell’1,04% (performance appena peggiore per l’indice più ampio Topix, deprezzatosi dell’1,15%).

Sul fronte macroeconomico, i prezzi alla produzione in Giappone sono cresciuti in marzo dell’1,4% annuo in linea con il consensus, mentre su base mensile il progresso è stato dello 0,2% contro lo 0,3% atteso.
Complessivamente la seduta è registrata piatta per i mercati della regione, come confermato dall’andamento dell’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, mentre le piazze cinesi scontano i dati macroeconomici non particolarmente positivi. I prezzi al consumo hanno segnato in Cina nel mese di marzo un incremento dello 0,9% annuo, in lieve accelerazione rispetto allo 0,8% di febbraio e contro l’1,0% del consensus del Wall Street Journal, ma ancora molto lontano dal target di Pechino del 3% per l’intero 2017.

Su base mensile, oltre tutto, l’indice dei prezzi al consumo segna una contrazione dello 0,3% dopo il calo dello 0,2% di febbraio.

Shanghai Composite ha chiuso in declino a -0,46%. L’Hang Seng ha chiuso a +0.93% e il Kospi di Seul +0.24%. Sostanzialmente in parità anche l’S&P/ASX 200 di Sydney (+0.07).

BORSA USA

La Borsa di New York ha chiuso la seduta in calo a causa delle tensioni geopolitiche in Siria e Corea del Nord. Il Dow Jones ha perso lo 0,03%, l’S&P 500 lo 0,14% e il Nasdaq Composite lo 0,24%.
Positivo l’unico dato macro diffuso in giornata. L’indice JOLTS (nuove posizioni lavorative aperte) a febbraio è cresciuto a 5,743 milioni di unità contro le 5,625 milioni di unità del mese precedente. Il dato è superiore alle attese (consensus 5,655 milioni).

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