Le banche italiane un ambiente operativo difficile nel 2016

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E’ stata la crisi americana negli USA che avuto avvio dai primi mesi del 2008 in tutto il Mondo, in seguito ad una crisi di natura finanziaria, scoppiata nell’estate del 2007. In USA, la crisi ha avuto origine da una “bolla” immobiliare, con una crescita dei prezzi che ha raggiunto il picco tra il 2004 e il 2006. Al fine di permettere la vendita degli immobili, le banche di investimento americane, con sempre maggior facilità avevano investito mutui con basse garanzie (mutui “subprime“), molto rischiosi. Ciò ha favorito la crescita della domanda di abitazioni e, dunque, l’incremento dei prezzi (peraltro, propagatosi anche alle materie prime). Il tracollo del settore immobiliare americano e di quello bancario ha avuto, tra le altre, tre principali conseguenze: 1- ll crollo delle Borse una flessione del 25,9%; 2- il trasferimento, nel 2009, della crisi sull'”economia reale” (recessione, aumento della disoccupazione); 3- Una stretta creditizia da parte delle banche (da cui l’espressione “credit crunch”). Dopo una breve, parziale ripresa dalla crisi (2010 – 2011), la quarta conseguenza (incremento del debito pubblico) ha, a sua volta, causato la “crisi dei debiti sovrani europei”. Tale crisi è stata, in verità, alimentata anche da circostanze endogene, soprattutto negli Stati: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna. La crescita del debito di molti Paesi Occidentali, è dovuto all’utilizzo del denaro pubblico per impedire il fallimento delle banche. Le banche italiane continueranno ad affrontare un ambiente operativo difficile nel 2016, con una ripresa economica che è rallentata e ad alto tasso di disoccupazione nazionale. In Italia ci sono oggi 80 sportelli (compreso Banco Posta) per ogni 100mila abitanti contro i 40 sportelli del sistema tedesco. Le banche italiane hanno dimostrato un significativo deterioramento del rischio di credito nel corso degli ultimi anni. E’ in arrivo per il debito pubblico, lo spread dei BOT dell’Italia, 184 ieri ed oggi 187.