Le amputano per errore braccia, gambe e vari organi. La conforta Bebe Vio. Ospedali sotto inchiesta

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Le diagnosticarono nel 2014 per errore un cancro e la convinsero a sottoporsi a una serie di operazioni per asportarle, si legge in un articolo apparso sul Fatto quotidiano, “utero, ovaie, 40 linfonodi e vescica, sostituita con una ortotopica”. Ma la diagnosi era sbagliata. E come se non bastasse, in seguito alla macellazione del suo corpo, la paziente sviluppa infezioni che le procureranno per anni “febbre e dolori lancinanti” costringendola a ripetuti ricoveri. Dopo 3 anni di questo calvario l’ultimo ennesimo ricovero è per una “peritonite acuta generalizzata causata dalla perforazione della neo vescica”. E dopo il coma profondo e la necessità, per salvarle la vita dell’amputazione di gambe e braccia. “Sono stata costretta a rivivere il mio calvario, a sottopormi a una visita di fronte ad una quindicina di periti – racconta al Messaggero, che per primo ha dato la notizia –  Tutto questo in attesa di avere giustizia per i danni che ho subito. La cosa che mi addolora è che l’ospedale di Terni, la mia città, in tutti questi anni non mi ha neppure chiamato a visita”. Ora, continua il Fatto, “il collegio peritale dovrà pronunciarsi sui danni subiti da Anna, che da un anno, grazie ai consigli di Bebe Vio, utilizza le protesi di nuova generazione. Per questa vicenda sono stati chiamati in causa l’ospedale Santa Maria di Terni, il Regina Elena di Roma e l’Ausl Romagna”. Quello con Bebe Vio, racconta la donna, è stato “l’incontro decisivo che ha segnato tutto il mio percorso”. E l’atleta, portando se stessa ad esempio, l’ha confortata con queste parole: “Vedrai, farai una vita che si avvicina il più possibile alla normalità”.