Le agognate ferie dei ministri mentre la premier prepara la campagna d’autunno

Tour de force, ma nemmeno tanto, quello di ieri dei ministri per arrivare al time out delle sospirate ferie. Non deve sorprendere più di tanto che quest’anno siano arrivate particolarmente agognate, perché il primo anno di vita del governo è stato contrassegnato da una serie di vere e proprie insidie e vicissitudini, tanto dipendenti da fatti inerenti il funzionamento del Paese, quanto da ciò che interessa il resto del mondo. Non che ciò sia un imprevisto, ma è comunque importante non tralasciare che il tutto coinvolge in maniera più che diretta l’Italia. Difatti a giocare ruoli simili a quelli dei santoni indiani, capaci di essere presenti, stando alle credenze popolari di quelle contrade, in più posti in contemporanea, sono stati anche buona parte dei ministri tecnici. A voler essere il più possibile scevri da condizionamenti non asettici, questo assunto, se condiviso, vale come un attestato di merito di portata abbastanza ampia. A voler essere più precisi, il Paese, soprattutto nella seconda metà del primo anno di governo a presidenza femminile, ha portato a casa, seppure tutta da confermare, una buona quantità di consenso conferitogli dal consesso internazionale. Sono più che recenti le occasioni in cui la Premier Meloni e i ministri tecnici del suo governo sono stati invitati in trasferta per dire la loro su questioni internazionali di ampio respiro. Allo stato, sembra proprio che si siano saputi difendere decisamente bene. Come se ciò non bastasse, l’agenda autunnale della Primo Ministro prevede una tournée con alcune tappe strategiche, comunque di primo piano e sempre a gentile richiesta degli ospitanti. Una di esse, probabilmente la più importante, sarà a Pechino, dove la Premier sarà ospite del Presidente XI Jimping. Solo al fine di meglio presentare ciò che si sta argomentando, circa un mese fa ha fatto una cosa simile Henry Kissinger. Si sarebbe tentati di dire: “Che di più?”, ma non è così, purtroppo. Quanto appena illustrato può essere paragonato a una bella coreografia al cui interno si esibiscono personaggi adeguati al ruolo e i loro esatti contrari. È pur vero che il funzionamento di un governo consiste, almeno così dovrebbe essere, nell’articolarsi e bilanciarsi fisiologicamente nel gioco delle parti, maggioranza e opposizione. E tale dicotomia ha funzionato da sempre, a condizione che quelle stesse componenti abbiano giocato i loro ruoli con correttezza. Solo per fare un paragone estremo e rafforzare la validità del concetto, durante la campagna d’ Africa nel corso dell’ ultimo conflitto mondiale, il Maresciallo Montgomery al servizio della Corona Inglese e il Maggiore Rommel, al comando delle truppe tedesche, arrivarono a definirsi l’un l’altro, “cordiali nemici”, non mancandosi mai di rispetto…  È passato tanto tempo ma la lezione non è valsa. Quella tra i due grandi strateghi era un unicum legato alla loro alta levatura in ogni senso. Mentre, al contrario, le sedute parlamentari sono sempre più sul punto di degenerare in opere dei Pupi o in farse con una connotazione ben più marcata delle trame delle sceneggiata. Esse non avrebbero dovuto far parte della evoluzione della democrazia rappresentativa. O meglio, ciò non è quanto i Padri della Patria avevano pronosticato per il Paese.. Brutta storia, con l’augurio che si sia ancora in tempo a modificare la rotta.

P.S: quello che da più parti è stato indicato come il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, è stato solo un tentativo pietoso di dimostrare all” Italia e al mondo chi gestisse effettivamente il potere all’epoca a Roma. È stato uno spettacolo ancora più degno di biasimo di una pochade. Con l’ aggravante che non c’è giorno che passa che la masnada non tenti ancora di guadagnarsi un posto al sole. A ben pensarci, anche l’omonimo feuilletton televisivo dura da tanti anni e non accenna a desistere dal riproporsi, al limite dell’ inopportuno, quando non addirittura del fastidioso.