Lavoro, scuola, pensioni
I rebus del governo

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Occupazione, scuola, pensioni: grande è la confusione sotto il cielo. Ma qui Mao Tse-tung c’entra poco. E non solo perché da noi, in giro, si vede ormai di tutto: riformisti, popolari, Occupazione, scuola, pensioni: grande è la confusione sotto il cielo. Ma qui Mao Tse-tung c’entra poco. E non solo perché da noi, in giro, si vede ormai di tutto: riformisti, popolari, liberali e naturalmente democratici, tranne che i comunisti, men che meno di scuola sovietica o, appunto, di rito cinese. Invero, si vede “altro” anche dalle parti della destra, dove analogamente, invece di pensare a nuove regole e a nuovi comportamenti, si pensamagari più semplicemente di cambiare ancora una volta il nome al partito per risolvere il vuoto di idee e di valori che ivi regnano sovrani. Insomma – così parlò il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi – in opposizione ai dem, a destra (o, meglio, nel centro trattino destra, secondo la definizione del compianto presidente Cossiga) avremo finalmente anche noi i repubblicani (la Malfa si rivolterà nella tomba). E poco importa, ovviamente, se appena l’altra settimana sia stata varata una legge elettorale, concordata dai secondi segretamente con i primi, anche se non votata, che premia sì un partito, ma non favorisce affatto il bipolarismo.Ma tant’è. Si parlava di confusione, dunque. A lasciare interdetti i lettori è stata dapprima la notizia relativa all’occupazione o, meglio, al boom di contratti a tempo indeterminato registrato dall’Inps negli ultimi tre mesi: + 24 per cento. Per la precisione, 470 mila 784 nuovi di rapporti di lavoro, 91mila 277 inpiù rispetto allo stesso periodo del 2014. Eppure, appena qualche giorno prima l’Istat (Istituto nazionale di statistica) era statomeno generoso. A chi credere? Si è detto, colpa dei differenti modi di calcolo. Nella sostanza, il dato Istat è il risultato di un sondaggio a differenza dell’Inps che invece registra le posizioni previdenziali effettivamente aperte. Della serie: la destra non sa della sinistra, intesa come mano. Ovviamente, mi astengo dal commentare. Il lettore sa trarne le conclusioni. Scuola. Ai docenti e agli studenti (che hanno risposto conunproprio video a quellodel premier) non piacciono inparticolare due cose della riforma del governo già in aula: il potere concesso ai presidi in materia di assunzione; il processo di progressiva subalternitàdella scuola pubblica rispetto alla privata. Aproposito di quest’ultima, peraltro, fatte le debite eccezioni, sarebbe bene ricordare che molti mali dell’universo istruzione, a cominciare dalla fabbrica dei precari, nascono proprio dalla gestione clientelare e spesso scandalosa delle scuole private. Ma mi astengo. Il governo si è detto in ogni caso aperto al confronto, ma comunque deciso ad andare avanti. Peraltro, ha appena incassato il parere del Garante circa l’illegittimità del minacciato blocco degli scrutini e, dunque, la sicura precettazione dei “rivoltosi”. Infine, le pensioni. “Restituiremo una parte di questi soldi”, ha detto a più riprese Matteo Renzi. “Stiamo studiando come fare a rispettare la sentenza”. Immediate e dure le reazioni, in primis della Lega Nord: “Una parte?Vergogna. Restituire tutto a tutti, con lettera di scuse, e cancellare la Fornero. Siamo pronti a bloccare i lavori in Parlamento”. E anche qui vedremo come andrà a finire. Di certo, per il momento si sa solo che la spesa complessiva che lo Stato paga ai pensionati ammonta a quasi 65 miliardi di euro, in aumento dello 0,75 per cento rispetto all’anno precedente. Così come il debito pubblico italiano che a marzo ha toccato un altro record: quota 2.184,5 miliardi (+15,3 miliardi da febbraio). Dove si prenderanno questi altri soldi? Attenzione: tra le molte, in settimana è stata pubblicata una notizia che potrebbe far gola ai malintenzionati. Secondo l’Osservatorio sui Conti di Deposito e sui Conti Correnti il saldo dei conti correnti degli italiani negli ultimi sei mesi è decisamente aumentato. In particolare, l’importo depositato sui conti di deposito per il 40 per cento degli utenti è stato compreso tra i 20 mila e i 50 mila euro, ben oltre il 37 per cento già registrato. Ma consoliamoci: l’Italia è fuori della recessione, ormai. Nel primo trimestre 2015 il Pil nazionale è tornato a crescere, con un aumento dello 0,3 per cento rispetto all’ultimo trimestre del 2014. Come in Francia, ma meno in Germania. Mentre il Quantitative Easing (Qe), secondo Draghi, va meglio delle aspettative. Certo, se alimentasse di più consumi e investimenti sarebbe anche meglio.