Lavoro, il vice d.g. di Banca d’Italia si schiera a favore del salario minimo

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In foto Piero Cipollone (fonte frame video)

La dichiarazione del vicedirettore generale della Banca d’Italia, Piero Cipollone, riflette la complessità delle politiche di salario minimo e il loro impatto sul mercato del lavoro. Il neo membro del direttivo della Bce parla in apertura del sesto workshop Banca d’Italia-Cepr sulle politiche per il mercato del lavoro, citando le ricerche del Nobel David Card e del co-autore Alan Kruger.

  1. Ruolo delle politiche di salario minimo: Cipollone suggerisce che le politiche di salario minimo possono svolgere un ruolo importante nel riequilibrare la distribuzione delle rendite economiche a favore dei lavoratori. Questo significa che tali politiche cercano di garantire che i lavoratori ricevano una quota più equa delle entrate generate dalle imprese.
  2. Effetti sulle imprese con potere monopsonistico: Cipollone fa riferimento alle “inefficienze monopsonistiche”, che si verificano quando un’impresa ha un potere significativo sul mercato del lavoro e può pagare salari più bassi di quanto farebbe in un mercato concorrenziale. Le politiche di salario minimo possono penalizzare queste imprese, obbligandole a aumentare i salari dei lavoratori.
  3. Ruolo delle istituzioni: Cipollone sottolinea che le istituzioni svolgono un ruolo cruciale nella redistribuzione delle rendite economiche dalle imprese ai lavoratori attraverso politiche di salario minimo. Questo suggerisce che il governo e le agenzie regolatorie possono influenzare positivamente la situazione dei lavoratori attraverso tali politiche.
  4. Effetti sull’occupazione: Cipollone riconosce che mentre le politiche di salario minimo possono beneficiare i lavoratori, possono anche avere effetti negativi sull’occupazione, specialmente per alcune imprese. Questo perché, se le imprese non possono sostenere i costi dei salari minimi, potrebbero ridurre il personale o addirittura chiudere.

Cipollone evidenzia inoltre come “nonostante la forte domanda di aumenti significativi dei salari, in alcuni paesi, specie quelli con un mercato del lavoro ridotto, la crescita generale delle retribuzioni è rimasta relativamente modesta e i salari reali sono ancora ben al di sotto dei livelli pre-pandemia”.