Lavoro, alla Scala scoppia il caso delle maschere licenziate dopo un anno

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Foto di Martin Anselmo su Unsplash

Piazza della Scala divisa in occasione dell’anteprima della Prima 2023 del Don Carlo: sul lato del Piermarini la fila ordinata degli under 30 in attesa di fare ingresso nel teatro e sulla piazza decine di altri giovani, gli studenti-lavoratori, che dopo un anno di impiego da maschere, sono rimasti senza lavoro. “Scala precaria, come il resto dell’Italia”, si legge nel manifesto esposto dal gruppo di giovani, assunti nel 2022 con un contratto intermittente a chiamata, senza obbligo di risposta, inizialmente di 4 mesi e poi rinnovato due volte, la prima per 6 mesi e la seconda per 2. Terminati i 12 mesi, “a nessuna delle maschere, anche a coloro che si sono distinte per diligenza e tasso di presenze, è stato proposto un contratto che superasse l’anno di impiego”, denunciano i ragazzi. E’ la prima volta che le maschere della Scala si mobilitano. A dar vita alla protesta è stata Beatrice Sella, che appena due settimane fa ha esaurito i suoi 12 mesi. “E adesso mi faccio sentire”, dice all’Adnkronos in piazza della Scala, dove è scesa insieme agli ex colleghi, nonostante il freddo pungente. Il messaggio per la dirigenza del Piermarini, a quattro giorni dalla Prima 2023 che accenderà i riflettori su Milano, è netto: “La vostra eccellenza sul palco, senza la nostra dignità, non vale niente”.