Lavorare meno, lavorare tutti?

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in foto Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro

Non poteva mancare questo slogan nel dibattito ai tempi del Covid, ora che il lavoro sta subendo profondi mutamenti. La proposta ritorna nella relazione della task force istituita dal ministero dell’Innovazione e prevede proprio di ridurre l’orario di lavoro pur mantenendo invariato il salario. Proposta subito rilanciata dal ministro del Lavoro pentastellato Catalfo, con l’ipotesi di convertire le ore ridotte con formazione e aggiornamento professionale. E di colmare il gap di costi a carico delle imprese con un contributo statale. L’idea stavolta non nasce intorno alla volontà di armonizzare tempi di vita e di lavoro, o di scardinare le 40 ore settimanali, ma in tempi di crisi sanitaria deriva dalla necessità di garantire il distanziamento sociale anche tra colleghi, lì dove la turnazione da sola non basta o abbinata ad essa. Una soluzione che non tiene conto del fattore produttività, per citare coloro che da sempre sono contrari a questa proposta, perché è noto che l’Italia si colloca in fondo alla classifica dell’Ocse sulla produttività del lavoro, in erosione ormai da vent’anni. Anche il maggiore fra i sindacati, per voce di Landini, pur disponibile ad aprire una discussione sul tema, afferma che bisogna vedere se questo migliora la produttività oppure no e in caso la riduzione dell’orario deve essere “finalizzata ad un aumento della produttività nel lavoro, così da avere le risorse per non abbassare i salari”. Inoltre, il contributo dello stato, previsto come copertura dei costi, non è una soluzione di lungo termine da poter usare una volta finita l’emergenza della pandemia. A conferma dell’ipotesi che questa misura di rimodulazione dell’orario possa confluire nel nuovo pacchetto di misure dedicato alle imprese anche lo scambio di vedute nella videoconferenza tra governo e parti datoriali. Dalle imprese arriva un secco no. È ancora più critico il vicepresidente di Confindustria Stirpe che accoglie la proposta come se si volesse dire alle imprese “litighiamo”. “Ma noi non abbasseremo la testa”. In un momento così difficile “vogliamo rispetto per le imprese”.