L’attesa di Mattarella, tra appelli al voto e il timore disaffezione

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Roma, 8 giu. (askanews) – E’ dello scorso dicembre, in occasione degli auguri alle alte cariche dello Stato, l’allarme lanciato da Sergio Mattarella sulla “preoccupante flessione della partecipazione al voto”. Il trend iniziato con le politiche del 2022 non si è arrestato con le successive amministrative e regionali e il capo dello Stato ha iniziato mesi addietro a sollevare il tema dell’importanza di questo voto europeo preoccupato da una astensione che si annuncia come la più alta nella storia elettorale del nostro paese.

Appelli che si sono intensificati nelle ultime settimane e che sono culminati con quel riferimento, ispirato dalla Costituzione, al voto di giugno come la “consacrazione della sovranità europea” che gli ha procurato un durissimo attacco da parte della Lega: “tra pochi giorni, con l’elezione del Parlamento Europeo, consacreremo la sovranità dell’Unione Europea cui abbiamo deciso di dar vita con gli altri popoli liberi del continente”, ha detto il Presidente della Repubblica nel messaggio ai prefetti in occasione della festa della Repubblica.

A fine anno quindi il capo dello Stato aveva richiamato le istituzioni alla loro responsabilità sulla “preoccupante flessione della partecipazione al voto, essenziale per la legittimazione delle istituzioni. Fiducia, partecipazione, democrazia sono anelli inseparabili di un’unica catena. Sottolineano il valore dell’attivo coinvolgimento nella vita della Repubblica in tutti i suoi aspetti: tutti siamo chiamati a fare la nostra parte”.

Il suo pensiero si è poi rivolto in modo più esplicito all’appuntamento europeo in occasione della Festa dell’Europa il 9 maggio: “Tra qualche settimana i cittadini dei ventisette Stati membri saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento Europeo. Un grande esercizio di democrazia in cui centinaia di milioni di elettori hanno l’opportunità – e la connessa responsabilità – di rendersi protagonisti del loro futuro”. Per Mattarella la partecipazione al voto è l’occasione “per plasmare il governo di un’Unione Europea unita, in pace, dinamica, capace di armonizzare secondo principi di solidarietà i diversi punti di vista dei suoi popoli”. Il voto per l’Europa, ha sottolineato ancora Mattarella, è “presidio della nostra sicurezza. Con lo stesso coraggio e la medesima determinazione di cui diedero prova i Padri fondatori dell’Europa unita – conclude – dobbiamo prendere nelle nostre mani il destino della civiltà europea, per contribuire a rendere più giusto il mondo in cui viviamo”.

Il capo dello Stato si è fatto anche promotore, lo scorso 11 maggio, insieme ai presidenti di Germania e Austria di un appello congiunto per le elezioni europee: “Nel 2024 si svolgono elezioni in Paesi che rappresentano più della metà della popolazione mondiale. Sarà un anno cruciale per la democrazia in Europa e in molte parti del mondo. In un futuro non troppo lontano, potremmo arrivare a considerarlo come un anno decisivo che avrà stabilito la rotta per i decenni a venire”, hanno scritto Sergio Mattarella Frank-Walter Steinmeier e Alexander Van der Bellen.

“Più di quattrocento milioni di cittadini europei possono scegliere i loro rappresentanti al Parlamento europeo a cui affidare la costruzione della nostra futura Europa. Dobbiamo riflettere collettivamente su quali prospettive future vogliamo garantire e su come intendiamo affrontare le sfide di vasta portata che ci attendono. Come presidenti della Repubblica, chiediamo ai nostri cittadini di prendere parte a questa decisione e di andare a votare!”, è il forte appello lanciato dai tre capi di Stato.

Ma gli appelli al voto non celano la consapevolezza che anche l’Europa, in particolare le sue istituzioni, devono saper fare la propria parte nel coinvolgere i cittadini e “fare in modo che l’Unione diventi un soggetto protagonista della scena internazionale”. Mattarella ha ben chiaro, e nei suoi discorsi lo ripete spesso, che l’Europa non può “rimanere in una condizione in cui sia solo spettatore anche di eventi che sono negati per l’Unione stessa. Questa è una stagione che richiede il coraggio di riforme incisive e coraggiose”. Tra le riforme essenziali ci sono sicuramente “le modalità del processo decisionale, perchè i problemi in questo mondo si presentano velocemente e richiedono risposte tempestive: l’Unione europea non è in questa condizione, non è in condizione di assumere risposte tempestive perchè i problemi non aspettano”.