L’archeologia come veicolo di diplomazia culturale

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La Farnesina ha reso noto i contributi assegnati per le missioni archeologiche, etnologiche e antropologiche italiane all’estero, la cui dotazione è più che triplicata negli ultimi anni, superando gli 1,6 milioni di Euro ripartiti tra 250 richieste provenienti da tutto il mondo. L’Iraq si è confermato il Paese con il maggior numero di progetti, ben 18, di cui 10 situati nel territorio dell’Iraq federale e 8 nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno per un totale di oltre 200 mila euro finanziati. Solo per citare alcune delle missioni, troviamo PARTEN, diretta dal Prof. Daniele Morandi Bonacossi dell’Università di Udine nell’area di Duhok – Kurdistan iracheno, che ha portato alla luce eccezionali rilievi rupestri assiri che gli sono peraltro valsi il Premio “Khaled Al-Asaad 2020” in qualità di maggiore scoperta archeologica al mondo; gli scavi dell’area di Ninive Est a Mosul, tra le aree maggiormente colpite da Daesh, dove la ricostruzione passa anche per le scoperte del Prof. Nicolò Marchetti dell’Università di Bologna, che ha rinvenuto lo scorso anno un’intera biblioteca di testi cuneiformi del 620 a.C.; la missione di Seleucia, nei pressi di Baghdad, gestita dal Prof. Carlo Lippolis del CRAST – Università di Torino, la prima e più antica missione italiana in Iraq che ancora riserva meraviglie inesplorate; o gli scavi di AMEr, gestiti dal Prof. Franco D’Agostino dell’Università di Roma “La Sapienza” nel sito Patrimonio UNESCO di Eridu, la più antica città della Mesopotamia – risalente alla metà del VI millennio a.C. Per l’Ambasciatore d’Italia in Iraq, Maurizio Greganti: “L’archeologia si conferma un fiore all’occhiello per l’Italia, da cui non solo deriva grande prestigio ma anche un eccellente esempio di diplomazia culturale e di collaborazione con le Autorità locali. La cooperazione archeologica tra Italia e Iraq è una parte fondamentale e storica dei rapporti bilaterali che risale agli anni Trenta del secolo scorso. Nel corso del tempo gli archeologi italiani hanno ottenuto eccellenti risultati scientifici, hanno trasferito competenze e conoscenze ai team locali, con i quali collaborano assiduamente, e hanno contribuito a favorire la tutela e la preservazione di un patrimonio archeologico unico come quello dell’Iraq, la Terra fra i Due Fiumi, culla della civiltà e il cui contributo alla storia dell’umanità è stato fondamentale, a partire dall’invenzione della scrittura con i Sumeri intorno al 3.200 a.C.”. Alle parole dell’Ambasciatore Greganti, fa eco il Console d’Italia ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, Michele Camerota: “La presenza dei nostri archeologici e delle missioni delle Università italiane è uno degli asset più importanti che abbiamo nella regione in campo culturale, motivo di vanto e orgoglio per il sistema Italia. Siamo pertanto sempre molto lieti di offrire il nostro supporto e facilitare ulteriormente le già eccellenti relazioni con i Direttorati delle Antichità e le altre autorità locali coinvolte, che colgono l’importanza dei ritrovamenti archeologici come valore culturale ma anche come possibile volano di attrazione turistica”.