L’analisi dettagliata dell’andamento dei processi socioeconomici fondamentale per lo studio di una realtà complessa

in foto la sede dell'Istat (Imagoeconomica)

È molto probabile che sbaglino quanti pensano che si possa fare un fascio omogeneo con erbe diverse o, ancora più improbabile, fare in modo che strumenti musicali adatti per un tipo di musica ne suonino con successo un’altra.

Comportamenti del genere potrebbero essere accettati se organizzati da una banda musicale, di quelle che si vedono al seguito delle processioni allo scopo di onorare il Santo. In tal modo il “concerto bandistico”, così sono definite tecnicamente  le formazioni mobili accennate, riesce a far felice ogni tipo di musicofilo del di festa. Altra cosa è un orchestra vera e propria che, da un palco allestito con tutti i crismi, propone a un pubblico competente, attento e seduto comodamente, una serie di brani ben concertata. Vale a dire tenuta insieme da alcuni accorgimenti, che permettano a quella formazione di passare da un brano all’altro senza dissonanze. Qualcosa del genere, eseguito dai mezzi dell’informazione, renderebbe molto più agevole la comprensione di quelle notizie per i naturali destinatari, quella parte della popolazione che vorrebbe veder chiaro nelle situazioni che le stanno a cuore. È dall’ inizio della pandemia che gli italiani hanno preso maggiore confidenza con l’ISTAT, agenzia dello Stato, creata nel 1926 per studiare i fenomeni sociali del Paese. Subito i risultati della sua operatività furono connotati dalla loro valenza ufficiale, cioè facente fede in ogni situazione. Tanto non solo per la popolazione e le attività economiche, quanto anche per lo Stato e le sue componenti. Fino alla comparsa di quel virus, l’Istituto appena citato era conosciuto da buona parte degli italiani  prevalentemente per una delle sue funzioni più antiche.

Dal dopoguerra essa si ripete ogni dieci anni. Si tratta del Censimento Generale della Popolazione, le cui risultanze fanno da base più che salda per quanti volessero approfondirne aspetti particolari. Tale rilievo è completato anche da diverse classificazioni che ne fanno un valido strumento di rilevazione delle dinamiche della società divise per categorie. Queste righe sono scritte con l’intento di sottolineare l’evoluzione più che importante dell’operato dell’ISTAT dal primo dopoguerra fino al periodo attuale. Con l’avvento di tecniche e strumenti adeguati ai tempi, la produzione di quell’ Istituto è diventata sempre più ampia e di maggior conforto per la rielaborazione e l’aggiornamento dei dati innanzi accennati. Gli stessi che, disponibili per altri organi che operano a contatto con la realtà del Paese, godono della caratteristica  della completa oggettività, quindi di prima mano. Considerate tali premesse, è opportuno posizionare le stesse su una scacchiera. Il perché è presto svelato. I criteri usati per le successive elaborazioni della mole di dati di cui sopra, possono essere di generi talmente diversi da far passare, a una lettura superficiale, dati con la stessa origine ma trattati in modo di farli apparire in contrasto  quando non antitetici.

Non è di conforto ammettere che quel genere di trattamento dei valori, da solo il risultato che sono l’incertezza e la confusione che creano ostacoli per un corretto comportamento a chiunque, soprattutto per quanti debbono ancora elaborarli. Passi che Renato Sallustri, in arte Trilussa, abbia affermato che, per la statistica, tra due persone che si contendono un pollo, una sola riesce a venirne in possesso e lo mangia tutto, per la statistica risulta che, in media, ne hanno mangiato metà ciascuno. Altrettanto che un bicchiere riempito per metá possa essere definito con la stessa validità mezzo pieno o mezzo vuoto. In realtà è necessario che chi di dovere non giochi con le parole, soprattutto quando le stesse sono sostenute da numeri. Quel comportamento è più importante di quanto si possa a prima vista ritenere. Da quanto fin qui esposto, se ne ricava che l’approssimazione, soprattutto in periodi difficili come quello attuale, è bene tenerla fuori dall’operatività.

Alla Coltivatori Diretti sostengono che due testimoni, sentiti in Tribunale per la conferma o la smentita di un fatto a loro noto, un furto di galline, risposero uno “mi sembra”, l’altro “se non sbaglio”. Entrambi furono condannati a qualche anno di carcere.