L’Alzheimer causato da disturbi dell’intestino e del cervello, conferma in uno studio. Federico II nel team

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La malattia di Alzheimer è la causa più comune di demenza. Ancora incurabile, colpisce direttamente quasi un milione di persone in Europa e indirettamente milioni di membri della famiglia e la società nel suo insieme. Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha sospettato che il microbiota intestinale svolga un ruolo nello sviluppo della malattia. Un team dell’Irccs Istituto Centro San Giovanni Di Dio Fatebenefratelli di Brescia insieme ai colleghi dell’Università di Napoli, IRCCS Centro Ricerche Sdn di Napoli, dell’Università di Ginevra (Unige) e degli Ospedali universitari di Ginevra (Hug) in Svizzera, conferma la correlazione, nell’uomo, tra uno squilibrio del microbiota intestinale e lo sviluppo delle placche amiloidi nel cervello, che sono all’origine dei disturbi neurodegenerativi caratteristici della malattia di Alzheimer. Come spiega una nota, le proteine prodotte da alcuni batteri intestinali, identificate nel sangue dei pazienti, potrebbero infatti modificare l’interazione tra il sistema immunitario e il sistema nervoso e innescare la malattia. Questi risultati, riportati sul Journal of Alzheimer’s Disease, consentono di prevedere nuove strategie preventive basate sulla modulazione del microbiota delle persone a rischio. Il laboratorio di ricerca del neurologo Giovanni Frisoni, direttore dell’Hug Memory Center e docente presso il Dipartimento di Riabilitazione e Geriatria della Facoltà di Medicina dell’Unige, lavora ormai da diversi anni sulla potenziale influenza del microbiota intestinale sul cervello, e più in particolare sulle malattie neurodegenerative. “Abbiamo già dimostrato che la composizione del microbiota intestinale nei pazienti con malattia di Alzheimer era alterata, rispetto alle persone che non soffrono di tali disturbi- spiega- Il loro microbiota ha infatti una ridotta diversità microbica, con una sovra-rappresentazione di alcuni batteri e una forte diminuzione di altri microbi. Inoltre, abbiamo anche scoperto un’associazione tra un fenomeno infiammatorio rilevato nel sangue, alcuni batteri intestinali e la malattia di Alzheimer; da qui l’ipotesi che qui abbiamo voluto testare: l’infiammazione nel sangue può essere un mediatore tra il microbiota e il cervello? » Il cervello è influenzato dalla periferiaI batteri intestinali possono influenzare il funzionamento del cervello e promuovere la neurodegenerazione attraverso diverse vie: possono infatti influenzare la regolazione del sistema immunitario e, di conseguenza, possono modificare l’interazione tra sistema immunitario e sistema nervoso. I lipopolisaccaridi, proteine che costituiscono la membrana di alcuni batteri e che hanno proprietà pro-infiammatorie, sono state trovati nelle placche amiloidi e intorno ai vasi nel cervello delle persone con malattia di Alzheimer.