È l’Africa la nuova frontiera Sace, 600 milioni per le Pmi

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Le nuove frontiere dello sviluppo in Africa si chiamano Mozambico ed Etiopia. Ne è convinta Sace, gruppo assicurativo finanziario che fa capo al governo, i cui investimenti sul continente toccano, quest’anno, Le nuove frontiere dello sviluppo in Africa si chiamano Mozambico ed Etiopia. Ne è convinta Sace, gruppo assicurativo finanziario che fa capo al governo, i cui investimenti sul continente toccano, quest’anno, quota 600 milioni con un aumento del 77 per cento rispetto al 2013. Mozambico ed Etiopia sono appunto le tappe della prossima missione nell’Africa sub-sahariana (promossa dal Ministero dello Sviluppo economico in Africa subsahariana) alla quale partecipa la società controllata da Cassa depositi e prestiti e presieduta dall’ex ambasciatore italiano negli Usa Giovanni Castellaneta. La missione governativa, la seconda in Africa sub-sahariana nell’ultimo mese, conferma l’attrattività della regione per le aziende italiane, in particolare nei settori dell’agroindustria, nelle infrastrutture e nell’energia. Tra le iniziative intraprese da Sace nei due Paesi rientrano gli interventi a sostegno delle forniture dell’italiana Tuxor per la realizzazione della linea ferroviaria Awash-Weldia, uno dei principali progetti infrastrutturali in Etiopia, e quello al fianco del gruppo Coeclerici per l’acquisto di due navi transhipper per il trasbordo di carbone nel porto di Beira in Mozambico. Sebbene meglio posizionata su questi mercati rispetto ad altri paesi europei, come la Germania, l’Italia sconta in quest’area l’elevata competitività di Cina, Stati Uniti, Brasile, ma anche di Francia e Portogallo. Di qui la decisione di investire nuove risorse per un fronte considerato strategico: sicché il portafoglio delle operazioni di export e investimenti italiani assicurati da Sace in Africa sub- sahariana supera adesso i 600 milioni di euro. Mozambico ed Etiopia contano una popolazione quasi doppia rispetto a quella italiana (112 milioni), ma rappresentano solo il 5,8 per cento dell’export italiano in Africa sub-sahariana, per un controvalore di circa 330 milioni di euro (oltre l’80 per cento dei quali in Etiopia). Meno di 3 euro per abitante. Eppure entrambi i Paesi offrono importanti opportunità per imprese di ogni taglia in una vasta gamma di settori: mentre sono ben presidiati i comparti della meccanica strumentale (con export in aumento del 17 per cento rispetto al 2012), mezzi di trasporto (più 27 per cento) e metalli (più 12 per cento), la presenza italiana è ancora ridotta in quei comparti ad alta intensità di domanda da parte dei due Paesi africani. In Etiopia le importazioni di beni alimentari crescono a tassi medi annui superiori al 20 per cento e quelle relative al settore gomma e plastica ancor di più (34 per cento); in Mozambico l’import di prodotti elettronici e medicali raddoppia ogni due anni. Di qui l’impegno di Sace per aumentare la capacità di penetrazione delle imprese italiane, specialmente Pmi, aiutandole a intercettare le nuove direttrici di crescita ancora da esplorare.