Nel ventennio in cui Mussolini si promosse Capo del Fascismo e quindi del Paese, si intensificò l’uso del termine disfattismo. Era riferito a quell’atteggiamento di scoramento e alla scarsa convinzione con cui l’ impegno militare era profuso. Avveniva soprattutto in quelle province del mondo dove era possibile reperire le risorse naturali carenti in patria. Oggi le carte sono state rimescolate e si è creata una situazione che potrebbe essere descritta anche essa come una forma di dipendenza che può portare alcune popolazioni fin sull’orlo di un disimpegno di gruppo. Esso è totalmente diverso dalla pesante indifferenza prima accennata. Fermo restante che per quanto serve a dare un’idea della vicenda in corso non è più il caso di riferirsi a forme di colonialismo, anche se fosse possibile aggiornarle ai tempi attuali. È invece particolarmente imbarazzante constatare che alcuni di tali beni sono di scarso valore intrinseco, altri funzionali solo a procedimenti elettronici. Sono insostituibili e intanto non se ne può disporre senza ricatti o altre violenze del genere, cioè liberamente. Gli stessi che, in fondo, non sono pericolosi di per sé, ma per l’uso distorto che si può fare di essi. Il riferimento va soprattutto alle terre rare, senza tralasciare alcuni metalli di uso più comune.
La Porsche, proprio da qualche giorno, ha dovuto ridurre la produzione di auto perché l’alluminio, di cui sono fatti molti particolari delle stesse, continua a scarseggiare sui mercati. Altri sono i veri ostacoli che si frappongono, sistematicamente alla ripresa della produzione nella UE. Perché essa ritorni ai livelli di prima delle varie crisi del secondo decennio di questo secolo, sono altri i provvedimenti necessari. Essi sono di diversa natura, per sola brevità riassumibili nel termine “politici” può essere utile fare qualche approfondimento.
È noto che tutto quanto concerne la Ai, l’Intelligenza artificiale, il mondo è coinvolto in una gara di resistenza a chi arriva prima a determinati obiettivi. Occorrerebbe quindi il massimo coordinamento tra i centri di ricerca operanti ovunque nel mondo, senza dispersione di forze. Ancora una volta non si pone la dovuta attenzione a problemi di inequivocabile grande portata. Non a lungo da più parti si ritornerà sull’annoso quesito se era il caso di esasperare le situazioni come sta accadendo ora o seguire l’andatura tranquilla dei vari studi. Una voce da fuoricampo potrebbe ricordare che l’acqua che è passata sotto i ponti non potrà fare girare più ruote di mulini.