La violenza travestita d’amore. Gelosia, controllo e qualche schiaffo per gli adolescenti è normale

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Gelosia, controllo e qualche schiaffo per gli adolescenti sono segno d’amore. Ad affermarlo è il 43% dei ragazzi, equivale a dire che per quattro giovani su cinque, una donna può sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero lo vuole. E poi: uno su cinque, il 29%, crede che le ragazze possano provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante. Appare, alquanto preoccupante, il rapporto delineato sulla violenza on-life nelle relazioni intime tra adolescenti in Italia realizzata da Save the Children in collaborazione con IPSOS. L’indagine, intitolata “le ragazze stanno bene? Indagine sulla violenza di genere onlife in adolescenza”, condotto su un campione di ragazze e ragazzi, ha fotografato le opinioni degli adolescenti su cosa pensano sia violenza, come reagiscono e si difendono da essa e quanto influiscono stereotipi di genere e pregiudizi sul loro vissuto. Il 30% degli adolescenti sostiene che la gelosia è un segno di amore e uno su quattro ha avuto una relazione in cui il partner creava un profilo social falso per spiarlo. Preoccupa e rabbrividisce, quando il 19%, quasi uno o una su cinque, dichiara di essere stato spaventato dal partner con atteggiamenti violenti, sberle, pugni, spinte, lancio di oggetti. Se una ragazza non dice chiaramente “no” (24%), vuol dire che è disponibile al rapporto sessuale, a pensarla così maschi e femmine, quasi in ugual modo. In misura uguale, sono invece, concordi i ragazzi, con il fatto che una ragazza, seppur sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, sia comunque in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale. Il consenso, sembra alquanto sconosciuto tra i giovani, si oscilla tra chi (36%) ritiene di poter dare sempre per scontato il consenso della persona con cui si ha una relazione e tra il (48%) che ritiene che in una relazione intima sia difficile dire di no ad un rapporto sessuale se richiesto dal/dalla partner. E nel cuore del 2024, si scopre che uno stereotipo è ancora vivo: le ragazze, piangono, accudiscono e si sacrificano nell’immaginario della società attuale e futura. Le radici sono nella società patriarcale, che si tramanda, che ancora oggi influenza il processo di crescita delle nuove generazioni e non permette di sovvertire dalle fondamenta la cultura della violenza di genere. Quest’indagine è un campanello d’allarme che deve spaventare, interrogare e non può essere rilegato, ignorato. Urge lavorare con i giovanissimi sulle emozioni, sul “come mi sento” e sull’esprimere ciò che mi sento e su ciò che sono. E’ necessario un intervento sistematico e organico per accompagnare i ragazzi e le ragazze nella crescita affettiva e relazionale. I teenager manifestano spesso una scarsa competenza affettiva e, nelle situazioni di criticità, agiscono in maniera violenta invece di mettersi in gioco in un confronto dialogante. I comportamenti aggressivi riguardano sia i ragazzi che le ragazze e vengono espressi da entrambi con sfaccettature differenti. Purtroppo in queste dinamiche molto pesa anche l’imitazione sociale del mondo adulto, dove in alcuni casi vengono “normalizzati. Il mondo adulto, in tutto ciò, dovrebbe impegnarsi a essere meno contraddittorio e a mettere a fuoco la matrice di alcuni comportamenti, più che a demonizzarli. Spaventa, pensare che gli adulti del domani, tollerino e giustifichino la violenza in ogni sua forma, e pensare che formeranno famiglie, genereranno figli, saranno la società del domani. Ma dove sono cresciuti e con quali modelli? La violenza familiare ha numeri altissimi, spaventosi, che spesso ancora sono sottotaciuti, non si denuncia ancora, per paura, per pudore, per bene familiare nella speranza del cambiamento, in nome di un amore mascherato dalla violenza, mentre, i figli, gli stessi che poi ritengono normali i comportamenti riportati, assistono, riproponendo nelle loro relazioni il modello familiare. Storie che si ripetono. E’ quella che noi addetti ai lavori definiamo una catena che si deve interrompere. Chiedetevi se vostra figlia dovesse incontrare un uomo come il padre violento o se vostro figlio dovesse usare violenza contro la fidanzatina. Si parli sì, a scuola, di violenza di genere, ma la battaglia vera si combatte a casa. Il problema va estirpato alla radice.