La vicenda della Sardegna un colpo per la democrazia

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Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 6 febbraio all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

A parte il calo dei votanti – sensibilmente in meno, rispetto a cinque anni prima, come testimonianza della decrescente fiducia nella politica – il “prima e il dopo” che hanno caratterizzato il recente “rinnovo” del Consiglio regionale sardo, non possono non suscitare grande inquietudine e preoccupazione in quanti hanno a cuore la credibilità e la difesa delle istituzioni democratiche. Si è votato domenica scorsa e dalla mattina di lunedì è incominciato lo scrutinio. Con la rinuncia al voto di quasi 800 mila iscritti, si poteva pensare a uno spoglio abbastanza veloce. Sono trascorsi 8 giorni e ancora non si sa come hanno scelto gli iscritti in 19 sezioni (su 1844 allestite) a nord dell’isola, tra Sassari e la Gallura.

MA NON E’ UNA COSA SERIA. Così direbbe Pirandello. La mancanza di un dato completo e ufficiale, proclamato dalla Corte d’Appello sarda, è tutto un nevrotico rincorrere di voci e smentite, ipotesi di denunce e minacce di ricorsi di fronte a dati non confermati ma indotti dallo stesso rallentato e confusionario scrutinio: una situazione di palpabile incertezza che perdura (si debbono verificare i verbali di 580 sezioni) tenendo da troppo tempo il fiato sospeso. Un fatto del tutto inedito nella storia delle elezioni italiane. Fin dalle prime ore si è ritenuto che la corsa al Governatorato l’aveva vinta Alessandra Todde (Campo largo giallo rosso Pd-5Stelle) avanti a Paolo Truzzu (Centrodestra tripartito) per 2615 voti. Con l’aggiornamento dello spoglio, lo scarto sarebbe ora di 1600 voti. In più si getta uno sguardo sospetto su 20 mila schede contestate o nulle. Da qui le ipotesi: riconteggio complessivo delle schede votate, ribaltone in vista? Il problema continua a riguardare non solo la nuova Presidenza della Regione, ma la stessa composizione del Consiglio. Come saranno divisi i 60 Consiglieri eletti? Il Centrodestra è avanti con il 48,8; il Campo largo segue a notevole distanza con il 42,6. Senza un premio di maggioranza si rischierebbe di avere un Governatore (nel caso di Alessandra Todde) minoritario nella Giunta e nel Consiglio.

L’E’ TUTTO SBAGLIATO, L’E’ TUTTO DA RIFARE. Così sbottava Gino Bartali, mitico campione del ciclismo internazionale, quando una gara o una corsa non andavano bene, oppure come lui oggettivamente se l’aspettava. Da allora si ripete la sua frase, di vivo disappunto, ogni volta che nella vita pubblica le mani e le situazioni si intrecciano fra loro in modo da mandare all’aria ogni regola o naturale aspettativa, ogni norma di buon senso e di corretto funzionamento istituzionale.

DI SCENA L’ABRUZZO. Nella regione di 1 milione e 312 mila abitanti (4 Province,305 Comuni distribuiti fra medio Adriatico e Appennino centrale), si andrà alle urne fra sette giorni, il 10 marzo. Tutto appare predisposto per far dimenticare, quanto a tempistica e capacità organizzativa, la sconcertante vicenda sarda. Gran parte del dibattito avrà come richiamo lo stanziamento, deciso dal ministro Salvini poche settimane fa, per la ferrovia Pescara-Roma e i relativi collegamenti autostradali. Opportuno questo stanziamento poco prima del voto? Marco Marsilio, governatore uscente, punta sul secondo mandato forte dell’appoggio della premier Meloni eletta parlamentare, fra l’altro, nel collegio l’Aquila-Teramo. Il Centrosinistra ripropone il “campo largo” (Pd-M5stelle) sperimentato con il “relativo successo” in Sardegna, affidandosi a Luciano D’Amico.

CONFRONTO SENZA DEMAGOGIA. Uno sguardo più ravvicinato alle vicende abruzzesi e ai due candidati Governatore, vede Marsilio, già deputato e senatore, docente di Filosofia alla Link Campus; D’Amico ordinario di Economia aziendale all’ateneo di Teramo. Si può contare su un minore esercizio e ricorso elettoralistico a rotta di collo, per una scelta più oculata dei 30 consiglieri da eleggere? Spes ultima dea, dicevano i romani. La speranza di oggi potrebbe provenire da personaggi abruzzesi di grande pensiero a cui i due candidati possono attingere a piene mani: Ignazio Silone nativo di Pescina; Benedetto Croce aquilano di Pescasseroli; Gabriele D’Annunzio e Ennio Flaiano entrambi pescaresi. Secondo la tagliente ironia di Flaiano, sceneggiatore della felliniana “Dolce Vita”, quale dei due vinca il ‘duello regionale’ può gioire di più perché ”gli italiani, diceva Flaiano, sono sempre pronti ad andare in soccorso del vincitore”.