Il 45,7% di italiani che vanno in vacanza tengono conto della presenza o meno della tassa di soggiorno al momento della prenotazione. E’ quanto emerge da una ricerca svolta dall’Osservatorio nazionale Il 45,7% di italiani che vanno in vacanza tengono conto della presenza o meno della tassa di soggiorno al momento della prenotazione. E’ quanto emerge da una ricerca svolta dall’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno curato dalla società Jfc. Secondo lo studio, solo per il 17,1% non fa differenza la presenza o meno della tassa di soggiorno. Ben il 79,6% dei nostri connazionali manifesta poi la propria contrarietà a questo balzello. “Truffa legalizzata” Tra coloro che giudicano negativamente la tassa di soggiorno, il 31,1% la reputa “odiosa, inutile, un abuso e una truffa legalizzata”; il 16,3% la considera “un’altra tassa sulla testa degli italiani”, per il 15,7% rappresenta un “deterrente nella scelta del luogo di vacanza”, mentre l’11,7% afferma che la sua applicazione “non viene utilizzata per fini turistici”. C’è chi dice sì Tra gli italiani che, invece, danno un giudizio positivo alla tassa di soggiorno (13,8%), ben il 37% si dichiara favorevole a condizione che “serva a creare nuovi servizi per i turisti ed i residenti”. Una quota del 30,7%, invece, dichiara che “è utile se viene destinata a fini turistici, per tutti”, mentre il 12,2% degli italiani considera che “se la tassa è presente all’estero è giusto che ci sia anche in Italia”. Infine, l’11,1% del panel degli intervistati afferma che “è utile per i Comuni, ma deve essere ragionevole”, ed il restante 9% dichiara invece che la tassa di soggiorno “può essere valida solo per le città “museo”, quindi con ricchezze importanti da preservare”. I neutrali Infine, gli italiani che manifestano neutralità nei confronti dell’applicazione della tassa di soggiorno (6,6%). Per il 30,9% di questi la tassa “potrebbe anche servire, ma non in questo periodo di crisi economica”, mentre per il 22,7% è “da pagare, ma non a parte: deve essere inclusa nel conto dell’albergo”. Vi è poi una quota del 18,8% di italiani che afferma che questa imposta “dovrebbe essere pagata ovunque, ma in misura minore”, e il 16% che ritiene che “dovrebbero pagarla solo gli stranieri”. Infine vi è una quota dell’11,6% che spera solamente che “non aumenti”.