La storia non si cancella con una legge, e neppure gli ideali

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È stupido abradere i monumenti di un’epopea ormai scomparsa. Se no, imitiamo, seppure in scala minore, ciò che deprechiamo nel comportamento di chi distrugge il patrimonio artistico di Palmira e Mosul. Una norma sbagliata può istigare i peggiori a compattarsi e incattivirsi, forse anche a moltiplicarsi. Mai a ravvedersi. Chi si ritiene fascista non auspica certo le leggi razziali né la dittatura. Rimpiange solo le conquiste e i traguardi di quel periodo, che, in effetti, ci furono. Vuole ribadire soprattutto che è possibile governare meglio con uno sguardo al passato. Sarebbero utili iniziative culturali per far capire che non sono la moneta né le frontiere a attribuire identità e prestigio al paese.
 
Chiunque ha il diritto di uccidere, ma solo gli altri sono assassini
Troppo odio tra destra e sinistra. Oggi è traboccato dalla politica alla società. È la cattiveria a impoverire gli italiani. Però, ci scandalizziamo se gli uomini uccidono le proprie donne, gli islamici aggrediscono i cristiani, stupri e violenze sono quotidiani. Senza amore arriva la morte. Ecco perché il paese è così degradato. I diversi sono nemici. Poveri e ricchi, eterosessuali e gay, bianchi e neri, giovani e anziani, indigeni e migranti. La ragione sta sempre dalla nostra parte. Gli altri possono morire, perché colpevoli. Ognuno vorrebbe eliminare l’innocente rivale e sogna di ucciderlo. Se qualcuno lo fa, fingiamo di sorprenderci e gli diamo dell’assassino. Senza renderci conto di esserne tutti complici.
 
È giusto riderci sopra per anni e poi prenderli sul serio per stupro?
Profughi e richiedenti asilo non si limitano a violentare, finiranno col rovinare il turismo. È la manovra infida di paesi concorrenti o qualcuno vuole danneggiare la nostra economia? Com’è possibile che gli stupratori si siano scatenati tutti assieme da un giorno all’altro? A una coppia di perspicaci carabinieri sorge il sospetto che si tratti di attentati di nuovo conio. Dietro, magari, c’è l’ISIS che ha cambiato slogan. Combattenti, lasciate perdere le vergini nell’aldilà e fate razzia di donne mentre siete vivi! Le ventenni americane ubriache sono l’esca ideale. I due decidono di seguirle. Il piano è diabolico. Quando qualcuno tenterà di violentarle lo acciufferanno. Poi accade esattamente il contrario.
 
Quando godere di stima era più importante che fare quattrini
Non producevano auto, le fabbricavano proprio, una a una, quasi artigianalmente. Ecco perché avevano bisogno di tanta gente. Siamo accorsi da ogni regione, soprattutto dal Sud, che allora era meno povero. Era la grande azienda di tutti. Ognuno la considerava sua, seppure appartenesse a una famiglia. Erano ricchi, ma vivevano come gli altri. Litigavano pure tra loro, come noi. Non erano nemmeno efficienti. Lo stato interveniva ogni tanto per aiutarli con la cassa integrazione. Davano lavoro a centinaia di migliaia di persone. Oggi è un’azienda internazionale. Quotata a Wall Stret, ha moltiplicato gli utili e, dato che l’Italia è in crisi, cambiato nome. Non assumono più operai, ma robot. 
 
Non possiamo attribuire ogni colpa alla destra o alla sinistra
Tutto viene ricondotto a una guerra tra posizioni politiche. Ci sono eventi che non si prestano a una qualificazione. Ma da un po’ di tempo vogliamo vederci a tutti i costi una connessione. Lo stupro non ha un’ideologia – come pure un cadavere – né può essere giudicato in un modo o nell’altro, secondo chi milita in un certo partito. Disonestà e stupidità, invece, crescono in abbondanza sia da una parte che dall’altra. La violenza va condannata chiunque la commetta. Mentre il paese frana per gli smottamenti e la corruzione, c’è chi vuole apparire migliore dell’altro. E il popolo – in gran parte persone perbene – si lascia stoltamente coinvolgere nel gioco sporco di intorbidire la verità.
 
L’Arma che gli italiani vogliono ricordare
È vero che, ormai, tutta la società è bacata – politici, imprenditori, professionisti, magistrati, sacerdoti – ma non si pensa al carabiniere. È ancora un punto di riferimento. Ne ricordo uno di campagna, amico di mio padre. Io giocavo con i figli. Arrestò un ladruncolo. Aveva rubato un sacco di granturco. Allora si andava in galera anche per così poco. Essendo stata la caserma bombardata, custodì quella misera quantità di cereale nel giardino di casa. Qualche mese dopo voleva portare al processo il corpo del reato. Ma la moglie, quando stava per marcire, l’aveva dato alle galline. “Purtroppo, amore mio, adesso debbo denunciarti, le disse il marito. Sono certo che il giudice sarà clemente”.