In questo fine settimana dovrebbe essersi pressoché concluso il periodo di ferie di quegli italiani che sono riusciti a andarci.
In carrozza, si parte, dovrebbe essere lo sprone che ciascuno dà all’altro all’ inizio della maratona in salita che sta per iniziare. La crisi energetica continua a dilatarsi ad horas, tanto da poter affermare con scarso margine di errore che oramai è fuori da qualunque ipotesi di controllo. Pensare, qualcuno degli aspiranti al parlamento prossimo venturo lo sta facendo, che sia possibile per l’ Occidente tentare di dialogare intorno a un tavolo con Putin e i suoi scherani almeno sull’argomento gas, non va oltre neanche di poco delle conclusioni che traggono le carmelitane scalze alla fine dei loro dialoghi. Altrettanto improponibile, eppur proposta sempre da una parte degli aspiranti deputati e senatori, è l’ipotesi di varare un ulteriore scostamento di bilancio. Tale manovra significherebbe aumentare ancora il debito pubblico e la situazione può essere rappresentata efficacemente confrontandola con quanto avviene nelle arene. I picadores, per fiaccare il toro pronto a combattere nella plaza de toros, cominciano a piantare una alla volta sul groppone della povera bestia un certo numero di banderillas che gli fanno perdere sangue in quantità. Si realizza facilmente che l’ultima che viene scagliata ha un effetto deleterio molto superiore rispetto alle prime, in quanto l’animale ha già perso molto sangue. Spostando l’attenzione sul Paese, l’effetto che avrebbe l’accensione di altri debiti oltre i molti, anzi troppi, impegni finanziari che già lo oberano, facilmente lo stesso potrebbe risultare deleterio. Piu percorribile potrebbe essere una forma di prelievo fiscale sugli utili sproporzionati che in situazioni eccezionali come quella attuale, risultano straordinariamente amplificati e per tanto ben evidenti tra le poste di bilancio di alcune categorie di attività economiche. Facendo un raffronto tra l’ ipotesi di una tassazione degli attuali extraprofitti per alcune categorie di imprese operanti prevalentemente nel settore energetico con quanto i governi fecero nel corso dei due conflitti del secolo scorso, non è difficile trarre la conclusione che l’introduzione di tale tipo di prelievo sarebbe senz’ altro ciò che occore alla bisogna attuale. In buona sostanza l’orario preleverebbe gran parte dei profitti realizzati da quelle aziende che vadano oltre la normale redditualità, portando quelle attività molto vicine a godere di una rendita di posizione. Particolare molto importante è che quel tipo di fiscalità non avrebbe nessun punto di contatto con un’imposta sul patrimonio, la cui applicazione, nel tempo, non ha dato mai prova di particolare efficacia. A conforto della validità della tassazione degli extraprofitti, soccorre un’ opera del Professor Luigi Einaudi che tratta specificamente delle imposte sui profitti di guerra in vigore dal 1918 al 1947 con un breve intervallo della sua vigenza. Quell’economista non può che commentare positivamente il tipo di prelievo fiscale appena desscritto, destinato specificamente a finanziare le operazioni belliche. Il Professore di Dogliani arriva a definire quel tipo di tassazione “democratica”, perché la stessa percuote solo un particolare tipo di reddito, identificabile e identificato, senza imporre sacrifici del tipo di quelli richiesti dalla raccolta dell’oro per la patria o, più recentemente, dal prelievo forzoso sull’attivo dei conti correnti.Tali manovre, peraltro, sono connotate da forte demagogia e dubbia efficacia. Il governo Draghi, seppur dimissionario, sta lavorando a un provvedimento che possa esprimere al meglio e subito quel tipo di tassazione, quindi non di imposizione, come si sarebbe dovuta definire un’ operazione di prelievo generalizzata e indifferenziata a valere sul patrimonio dei singoli contribuenti. Henry Ford I°, nella prima metà del secolo scorso, fornulò diversi aneddoti intrisi di buon senso. Tra gli altri, uno di essi conteneva la riflessione sul perchè creare qualcosa di nuovo, quando ciò che già esiste funziona bene? Oggi si direbbe “squadra che vince non si cambia”, dove per squadra deve intendersi l’insieme delle considerazioni a sostegno della validità di quei prelievi operati come innanzi accennato. A proposito di squadra che vince, quella di Capitan Draghi stava appunto vincendo e tanto era riconosciuto anche da oltre confine. A tal punto si ha la sensazione che quanti avrebbe dovuto valutare con serenità il comportamento di quella squadra, abbiano finito per comportarsi come i tifosi italiani il lunedì mattina: tutti commissari tecnici al Bar dello Sport a commentare sguaiatamente quanto accaduto la domenica sui campi di calcio. Quel che è peggio è che quel grossolano processo avviene con scarso o addirittura nullo rispetto per la professionalità dimostrata da chi sta giocando materialmente la partita del salvataggio dell’ apparato produttivo e dello sviluppo socioeconomico del Paese.