La società (In) civile

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L’Italia sta attraversando un periodo difficile, come se stesse velocizzando quel processo di imbarbarimento che sembra, ormai da tempo, averla colpita. Le notizie da commentare sarebbero tante, ma limitiamoci ad alcune. Sono passate ormai 3 settimane dalla morte di Fabiano Antoniani, ai più conosciuto come dj Fabo. L’uomo che dopo anni di agonie e sofferenze, provocate da un grave incidente, aveva provato con un tanto disperato quanto inascoltato appello a rivolgersi al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, reclamando il diritto di morire dignitosamente nel suo Paese. Purtroppo però, non è arrivata nessuna risposta dal Quirinale. Solo un assordante silenzio. Fabiano però aveva deciso: voleva farla finita. E c’è riuscito. Certo, non nel suo Paese e non affianco ai suoi cari, ma accompagnato, in Svizzera, dal radicale dell’associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, il quale dopo essersi autodenunciato, risulta indagato per aiuto al suicidio. Il fatto, ha suscitato molto clamore. Prime pagine sui maggiori quotidiani, telegiornali, trasmissioni e quant’altro. Moltissime persone tra giornalisti, intellettuali, medici e uomini di chiesa, hanno detto la loro sulla morte di dj Fabo. Ma soprattutto, ed è su questo punto che nascono i problemi, si è parlato di testamento biologico. O meglio di una legge, che sembra essere sepolta fra i milioni di documenti della Camera. Ma niente, alla politica non sembra interessare questa legge, sembra passare in secondo, terzo, ultimo piano. Tant’è che pochi giorni fa, quando in parlamento si doveva discutere il disegno di legge sul bio testamento, in aula c’erano solo 20 deputati. Il deserto. Ma passiamo oltre. La settimana scorsa, il leader del Carroccio Matteo Salvini ha fatto un intervento pubblico, in una città che per essere franchi non è mi stata vicina alla Lega. O per lo meno non alla lega del Senatur, Umberto Bossi. Ma il quarantenne Salvini ha mire espansionistiche ampie: creare la Lega nazionale. Ebbene, il giovane delfino leghista viene accolto nella città partenopea in maniera, a dir poco raccapricciante. Manifestazioni violente, fumogeni e sassi contro la polizia. Insomma, i centri sociali si confermano sempre un covo di facinorosi, più che manifestanti convinti di difendere un ideale. Ma l’aspetto ancor più grave, e che lascia sconcertati, è che il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, abbia difeso i centri sociali. Sebbene dopo gli scontri si sia dissociato dall’uso della violenza da parte dei rivoltosi, le posizioni dell’ex magistrato rimangono molto ambigue. Dulcis (si fa per dire) in fundo, il caso “Minzolini”. Il Senato della Repubblica ha respinto il provvedimento i decadenza per il senatore Augusto Minzolini, condannato dalla Giustizia penale e salvato dalla politica. Un atto di grande coraggio da parte della classe politica. Un guizzo di garantismo, perché la sentenza(penale) era stata comminata da un magistrato (ex esponente del PD), avverso politicamente all’ex direttore del TG1. In aula, anche alcuni senatori del Partito Democratico, hanno “salvato”, Augusto Minzolini. Ma questa cosa ai 5 stelle non è andata giù. Addirittura, il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio ha definito la scelta del Senato: “una atto eversivo”. Credo che dopo aver valutato attentamente queste tre scioccanti circostanze la conclusione da trarre è una sola :viviamo in una società e in uno Stato, incivili. (Anche perché permettiamo ad una persona come Di Maio, di essere vice presidente della Camera).