La Russia si conquista ai fornelli (nonostante l’embargo)

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La Russia si conquista ai fornelli. A poco più di un anno dall’embargo deciso da Vladimir Putin sull’agrolimentare occidentale, l’Italia non demorde nonostante le importazioni in Russia per il settore siano in netto calo (-41%). Pier Paolo CelesteAnzi al contrario “l’azione diventa molto aggressiva sui prodotti che non sono sanzionati: non ci dobbiamo dimenticare che siamo primi nel vino, primi nella pasta, secondi nell’olio, nei prodotti dolciari, siamo terzi nei prodotti da forno e quarti sul caffè“, afferma Pier Paolo Celeste, direttore dell’ufficio Ice di Mosca alla fiera World Food nella capitale russa. L’evento internazionale raccoglie 1.674 compagnie da 72 Paesi diversi, 30.071 visitatori da 99 nazioni diverse. Rappresenta quindi un’occasione di incontro ma anche il ventaglio della concorrenza che appare molto agguerrita. Se infatti l’Europa per ora è esclusa dalla battaglia su latte e derivati (una delle voci dell’embargo avviato da Vladimir Putin ad agosto 2014 in risposta alle sanzioni occidentali), l’Asia non perde né tempo, né terreno. E neppure il Medio oriente. La sfilata di arance da Egitto e Marocco, ma anche la frutta della Turchia fanno riflettere. Tra gli altri in fiera si trova TH Group, terzo player in grande espansione sul mercato dei latticini in Vietnam (partner tradizionale di Mosca). E tra i prodotti innovativi offerti c’è il latte con l’aggiunta di collagene (per prolungare la bellezza femminile) e quello con fitosterolo (un ipocolesterolemizzante che aiuta a proteggere il cuore dal colesterolo). Mucche importate da Nuova Zelanda, Usa e Canada, tecnologia israeliana, TH Group è solo un esempio di quanto la concorrenza sia agguerrita e di quanto le quote di mercato perse dall’Italia e dall’Europa con embargo e sanzioni, facciano gola a molti. E per quanto si faccia parlare di Made with Italy, per aggirare le misure sanzionatorie, il Made in Italy resta quella marcia in più che agli occhi dei russi ci rende speciali e insuperabili.

World Food, rinnovata presenza del Sud

Non a caso tra i prodotti proposti al World Food compaiono olio, vino, caffè e persino cannoli siciliani (Pennisi) e le proibitissime mozzarelle di bufala. “Di queste 26 imprese – continua Celeste – abbiamo tutto lo spaccato di quello che si produce in Italia. Addirittura abbiamo due imprese che con prodotti sanzionati, che sono comunque volute venire a vedere e a presentarsi. In qualche modo ad essere sui blocchi di partenza quando tornerà il momento di esportare i loro prodotti: una è attiva nel settore agroalimentare e una nei latticini“. A guardare gli stand italiani si capisce come, meglio della politica di Bruxelles, le aziende si rendano conto di quanto la Russia sia un mercato di prospettiva. C’è stato infatti un forte incremento di presenza, nonostante l’embargo. “L’anno scorso erano 9, quest’anno sono 26 aziende” risponde Celeste alla domanda se ci sono state variazioni rispetto al passato. “E 15 di queste imprese appartengono al piano sud, per ragioni di convergenza: la Puglia, la Sicilia, la Campania e la Calabria. Noi, come Ice, dobbiamo loro insegnare ad esportare di più e indicare loro la via dell’estero. Stanno rispondendo bene e in alcuni casi sono bravissimi. Una in particolare ha già i depliant in russo e ha scelto il prodotto giusto: vini e conserve. Ma dobbiamo andare a cercare fior da fiore queste perle e indicare loro la via dell’estero“.