Nel centro storico della città di Napoli, nel quartiere Pendino a Forcella, sorge la Basilica settecentesca della Santissima Annunziata Maggiore.
L’imponente struttura, definita da molti un capolavoro di Vanvitelli, è posizionata tra Spaccanapoli e Corso Umberto I.
In origine la struttura rappresentava una delle “Sante Case dell’Annunziata”, un’ antica e importante istituzione presente nel regno di Napoli. Le case, nate nel XV secolo, avevano lo scopo di prestare assistenza all’infanzia abbandonata. La nostra visita parte proprio dalla famosa Sacra Ruota degli Esposti, dove venivano abbandonati gli infanti. Il vano destinato ad ospitare i bambini, una specie di tamburo rotante di legno, è molto piccolo, pensato per neonati in fasce, ma molto spesso esso usato anche per bambini più grandi, unti con grasso animale perché i loro corpicini scivolassero agevolmente. Una volta varcata la ruota, i bambini, il cui arrivo era segnalato dal suono di una campanella, erano accolti da una balia o una religiosa che presidiavano la porta in ogni ora del giorno. I bambini venivano immediatamente lavati e battezzati, anche se nella “cartula” che recavano con sé era già indicato un battesimo. La cartula era un documento che veniva deposto insieme al bambino, ne indicava la provenienza o i motivi dell’abbandono. Con essa accompagnavano il neonato anche piccoli oggetti di riconoscimento, come medagliette, pezzi di corda per i più umili o di corallo a significare un’estrazione più nobile. Ai bambini immessi veniva attribuita una medaglietta recante il simbolo della Casa dell’Annunziata e il mese di immissione, il “merco” che ne segnalava l’appartenenza alla Casa: si trattava di un segno di appartenenza discreto, che il bambino, divenuto adulto e lasciata la casa poteva togliere agevolmente, diversamente da quanto avveniva altrove dove i bambini venivano indelebilmente marchiati. Fino al 1811, tutti i bambini immessi nella ruote presero il cognome di Esposito, in seguito, per renderne meno identificabile la provenienza, fu disposto che i cognomi potessero essere inventati di sana pianta, magari prendendo spunto da una caratteristica fisica o dal Santo del giorno o dal mese di immissione. La Ruota fu chiusa nel 1875, il 27 giugno, come ricorda una lastra di marmo, apposta in quanto, nonostante il decreto di chiusura, per molto tempo si continuarono a lasciare i bambini nella Ruota. La chiusura definitiva fu resa indispensabile dall’aberrante abitudine di abbandonare nello spazio esiguo del torno (diametro di cm 180, altezza 154 cm e profondità 90 cm) anche adolescenti i quali potevano subire della forzata postura subivano malformazioni permanenti.
Ospite illustre della casa fu lo scultore Vincenzo Gemito, chiamato in origine Genito, ovvero generato, ancora una volta cognome inventato. Fu presto adottato da una famiglia di artisti che fecero la sua fortuna.
I bambini erano dati in adozione o in affido, attribuendo un compenso alla famiglie affidatarie. Per quelli che restavano presso la Casa era previsto un avvio alle professioni, mentre le fanciulle partecipavano al rito del fazzoletto, durante il quale sfilavano e, se richieste in moglie da qualcuno, prendevano il fazzoletto offerto dal pretendente in segno di accettazione della proposta, viceversa lo lasciavano cadere in segno di rifiuto.
Lasciata la Ruota ci spostiamo negli appartamenti privati delle suore e visitiamo la chiesa interna. Ad accoglierci la statua, suggestiva e affascinante della Madonna che la leggenda definisce ”delle scarpette”. Si narra che le scarpe della statua fossero sempre consumate perché la Santa andasse in giro di notte a vegliare gli ammalati. Le scarpette erano molto richieste dagli ammalati che vi attribuivano potere di guarigione e in cambio ne portavano di nuove. e ancora oggi non mancano mamme che portano scarpette nuove in dono alla Madonna come ex voto a protezione dei loro piccoli. La Statua è snodabile come una bambola e due volte l’anno viene portata nella basilica maggiore in una posizione diversa: il 25 marzo con le mani giunte e in ginocchio, mentre il 15 agosto, giorno dell’Assunzione, viene posizionata distesa con gli occhi chiusi.
Ci spostiamo nell’adiacente basilica dell’Annunziata Maggiore. La prima chiesa fu realizzata nel XIII secolo dagli Angioini e nel cinquecento venne poi ricostruita ed ampliata grazie a Ferdinando Manlio. La struttura, dopo essere stata colpita da un incendio, fu affidata all’architetto Luigi Vanvitelli e al figlio Carlo che la ristrutturarono conferendole un aspetto tardo-barocco. L’interno della chiesa è molto ampio a croce latina con navata unica e presenta sei cappelle laterali.
All’interno della struttura è presente una succorpo, ovvero piccola chiesa sotterranea indipendente dalla principale, che il maestro Vanvitelli realizzò per consentire le celebrazioni religiose anche durante i lavori di ricostruzione.
Particolarmente di pregio all’interno della Basilica la maestosa cupola di Luigi Vanvitelli e la Cappella Carafa che, nonostante il disastroso incendio subito nel 1757, conserva marmi e monumenti sepolcrali del XVI secolo. Oltre alla Cappella Carafa, di grande impatto la Sacrestia, affrescata tra il 1605 ed il 1607 dal pittore di origine greca Belisario Corenzio (1558-1646) che in quegli anni svolgeva una fervida attività di frescante. La Sacrestia presenta al suo interno un paramento in maiolica seicentesca dai vivaci colori, mentre, in alto, una serie di tredici nicchie ospitavano numerose reliquie provenienti da Lesina, feudo della Santa Casa.
La visita alla Ruota degli Esposti e alla Basilica è un vero viaggio nel tempo, nella Storia e nelle storie di questa meravigliosa città e non solo, commovente e struggente allo stesso tempo.
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