La routine di tutti i popoli è quasi inscalfibile, cascasse il mondo

in foto missili iraniani su Tel Aviv

Ieri e l’altro ieri per il mondo sono state giornate campali. Probabilmente le righe che seguono contengono l’ennesima conferma di quanto asserito nel titolo che le introduce. Cionostante, vale la pena di aggiungere alcuni particolari che altrimenti potrebbero rimanere sottaciuti. Inutile usare palliativi per definire lo stato in cui si trova l’umanità intera, anche se con misure e sembianze diverse. È in guerra, non mondiale ma qualcosa di peggio. L’ invasione dell’Ucraina da parte della Russia, annunciata da quest’ultima come “esercitazione militare speciale”, continua a provocare morti e distruzioni. È comunque difficile prevedere cosa resterà in piedi di quella nazione, se e quando si arriverà al cessate il fuoco.Eppure in Israele e in tutto il Medioriente, la guerra, pur essendo iniziata dopo in seguito a un attentato, ha superato per coinvolgimento e per violenza quella che si sta combattendo a nord est dell’Europa.Paradossalmente il conflitto che ha preso avvio in Israele come risposta all’ attentato di Hamas è servito da innesco per altri fuochi che erano già pronti per ardere con tutta la loro forza. Si è arrivati così a assistere l’Iran che, dopo una serie di ammonimenti che definire deliranti è poco, ha messo in atto un bombardamento del Libano senza precedenti. Certamente a breve sarà quest’ultimo a rispondere per le rime. Intanto i paesi non coinvolti direttamente, che atteggiamento hanno preso nei confronti di quanto sta accadendo in quelle zone, le stesse che, per un verso o per un altro, non conoscono periodi di pace duraturi? Se non con indifferenza, poco manca. Giustamente majora premere, ma tanto non giustifica quell’ atteggiamento.L’anno che si avvia a conclusione è stato e lo è ancora, denso di impegni: tra non molto ci sarà l’evento clou, le elezioni del Presidente degli USA. L’anno che verrà sarebbe importante fosse quello della fine di tutte le storture innanzi accennate. Al momento non si intravede la luce per entrambi i conflitti prima accennati e altri di proporzioni minori: in tal modo tendono tutti a diventare routinari.
C’è da aggiungere che il tempo che sta passando non giova assolutamente alla causa: porta, tra le tante conseguenze negative un forte calo generalizzato della produzione, quindi un indebolimento dei vari sistemi economici. Vuole un detto molto adoperato nelle masserie, “dove si toglie e poi non si rimette, a un certo punto non resta niente”. E tant’è, piaccia o non piaccia.