La rivincita del contado

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Ieri è stato uno dei day after di cui ognuno farebbe volentieri a meno. È stata una domenica soleggiata dal punto di vista meteorologico, malauguratamente rabbuiata da notizie più che tristi. Perdipiù relative a comportamenti che dovrebbero essere del tutto avulsi dal genere umano. L’ennesimo femminicidio, peraltro di una giovane donna poco più che ventenne perpetrato da un suo coetaneo, non può non turbare tutti o quasi in modo profondo. Qualcosa non sta funzionando nell’evoluzione della specie, sembra quasi che sia in atto un vero e proprio ritorno ai primordi. L’ augurio è che l’umanità riesca a ritrovare il bandolo della matassa e a fare un’ inversione a U del suo percorso. C’è da segnalare che qualche elemento di consolazione viene da situazioni che, per cause di forza maggiore, talvolta non sono tenute nella dovuta considerazione. Così, in attesa dell’incontro organizzato per i prossimi 23 e 24 da The European House-Ambrosetti insieme alla Coldiretti a Villa Miani, a Roma, è possibile commentare sin d’ora i dati elaborati per l’occasione dal Centro Studi Divulga. Dagli stessi si ricava in via immediata che il Settore Primario, così all’ inizio del secolo scorso definì l’agricoltura compresa la zootecnia il Professor Luigi Einaudi, in Italia è in controtendenza rispetto a diverse altre espressioni dell’economia. Pertanto è confermato che buona parte delle componenti della stessa viaggia verso la crescita, in alcuni casi del tutto significativa. Di conseguenza i dati e le notizie che saranno diffusi durante l’evento di questa settimana a un uditorio particolarmente qualificato composto da operatori economici e studiosi del settore e non. Gli stessi evidenzieranno, oltre al valore dei numeri che caratterizzano il risultato del lavoro della terra e della trasformazione dei prodotti ottenuti, una serie di considerazioni che sarebbe opportuno non perdere mai di vista. L’ Italia è ancora un paese agricolo, dove la coltivazione del terreno e l’allevamento del bestiame sono fonti di reddito, spesso le uniche, di numerosi soggetti a ogni titolo. Talvolta questi ultimi provengono da settori e professioni completamente diverse dal lavoro dei campi. Aggiungendo che il pensiero generalmente condiviso, che vorrebbe che la maggioranza di tali fulminati sulla via di Damasco sia da considerarsi il più delle volte un popolo in fuga dalle città che va solo alla ricerca di relax, non rispecchia quella realtà nel modo giusto. Accanto a tale immagine a corpo definita da quello studio, è venuto fuori che, rispetto a Francia e Germania, il valore aggiunto per ettaro del Paese è decisamente superiore, come nettamente inferiore è il suo impatto ambientale. Fin qui dati confortanti per chi ha cuore le sorti di quel settore. È altresì il trend di crescita decennale del Made in Italy agricolo, +80% negli ultimi 10 anni, che apre il cuore alla speranza di chi opera, anche in via indiretta, in quel settore. Va osservato a questo punto dell’esposizione, da non considerare sotto l’aspetto bucolico, che, sempre in confronto a Francia e Germania, per alcuni prodotti anche alla Spagna, l’Italia non ha performances logistiche verso il mondo in linea con quelle delle stesse. Anche se essa primeggia ancora al di sopra rispettivamente di Francia e Spagna per la quantità di prodotti, per la precisione 900, in qualche modo riferibili al lavoro nei campi, definiti a Dop o a IGP, presenti anche sui mercati esteri. Ultimo nell’ordine di esposizione, ma tra i primi per importanza, è il dato che riguarda l’inquinamento dell’ ambiente. Dalla ricerca di Divulga è venuto fuori anche il risultato che si riferisce all’ impatto ambientale di quel settore nel Paese. Partendo dal 1990, mentre nel resto del mondo l’inquinamento prodotto dell’agricoltura è cresciuto di circa un quinto del suo valore, in Italia è sceso di un quarto. Tutto quanto riportato non deve indurre a credere che l’agricoltura, quella praticata soprattutto sullo Stivale isole compresa sia la panacea in grado di sollevare le sorti di una nazione. È altrettanto importante affermare che essa non dovrà essere mai più considerata la Cenerentola tra settori della produzione più innovativi. Al momento per il settore primario e presente un mix di positività difficilmente ripetibile, che potrebbe trovare la sua concretizzazione nell’ambito della realizzazione del Pnrr. Potrà sembrare un’ inutile ripetizione, ma è meglio che, tra tante notizie che distolgono gli addetti ai lavori dalla routine consueta, si levi una voce autorevole, capace di far valere l’ importanza che una giusta attribuzione di risorse del Pnrr all’agricoltura certamente può dare. L’occasione di lavoro romana dei prossimi 22 e 23, per chi ha a cuore quel settore, potrebbe essere la giusta cassa di risonanza, peraltro a un livello non facilmente ripetibile.