La quiete dopo la tempesta, edizione riveduta e corretta. Anzi, scorretta

109
in foto Ignazio Visco e Christine Lagarde

Già prima dell’inizio dell’ era cristiana, nel Vecchio Testamento, precisamente nell’ Ecclesiaste, si può leggere tra l’altro che “c’è un tempo per ogni cosa e ogni cosa va fatta al tempo giusto”. Letto senza approfondire questa espressione, può apparire il trionfo dell’ ovvio, ma a ben considerare quella stessa contiene spunti di riflessione considerevoli, soprattutto se attualizzata. Se si riflette, con una buona dose di cinismo, su come è quando sia iniziata l'”esercitazione militare speciale” russa contro l’Ucraina, è oramai da inserire, su una immaginaria scala temporale, nell’estate del 2020, immediatamente dopo la conclusione del periodo di massima diffusione del Covid, dopo la riduzione della cosiddetta pandemia. A partire da allora, nel consorzio umano ha cominciato a ripetersi qualcosa di molto simile a quanto accade a alcuni congegni elettronici. Ciò si verifica se e quando gli stessi non sono trattati secondo il manuale di istruzioni: vanno in tilt. Probabilmente ciò che, seppure diluito nel tempo, sarebbe comunque successo, si è concentrato in un quinquennio o lustro che indicare lo si voglia. Non sembri strano che l’economia politica definisca il lasso di tempo appena indicato come quello in cui i gusti del consumatore di norma cambiano con forte evidenza, come pure solitamente accade ai loro comportamenti. È evidente che entrambi i fenomeni predetti sono stati qualificati come sopra in base a formulazioni empiriche e a rilevazioni statistiche non lavorate con il bulino. Di conseguenza la situazione è simile a quella che nell’antica Roma era definita: “Id quod plerumque accidit”, tradotto alla lettera vale: ciò che accade di solito. L’ umanità si è venuta a trovare di conseguenza in un groviglio di problemi, incontrando difficoltà nello stabilire a quale di essi debba essere data la precedenza del tentativo di risoluzione. Per quanto possa sembrare arduo il tentativo, pur con la consapevolezza che quanto appresso non possa scatenare ilarità, se non quella sarcastica, la seconda metà dell’anno inizierà tra qualche giorno. Non c’è da aspettarsi che si presenterà con mazzolini di rose e di viole con cui omaggiare i cittadini di quei paesi dove l’emicrania è diventata quasi epidemia. Alcuni dei regali che porterà con sé il semestre che sta per iniziare sono noti: solo nel tentativo di non scatenare un’ ondata di abbattimento dell’umore di dimensioni fuori dell’ordinario è utile fare alcune considerazioni. Sarà opportuno quindi limitarsi a commentare solo parte delle dichiarazioni della Presidente della BCE, Signora Lagarde, al Forum di Sintra, in Portogallo, organizzato da quella stessa banca che vede la partecipzione di banchieri centrali. Quei signori della finanza provengono non solo dalla parte occidentale del pianeta, quanto anche da alcuni paesi del resto del mondo, uno per tutti il Giappone. L’altroieri Madame la banquiere, confermando quanto già preannunciato alla metà circa del mese in corso, ha annunciato che, intorno al 15 luglio, il tasso dell’euro salirà ancora e la manovra non finirà li: andrà avanti fino a fine anno. La Presidente Lagarde ha motivato tale decisione con la constatazione che sarebbe stata resa necessaria dal modesto calo dell’ inflazione ottenuto finora. La stessa, procedendo con un’ andatura più lenta di quella ipotizzata a inizio dell’anno, all’ atto dell’allentamento dei blocchi che tenevano a zero quell’indicatore, ha portato alla decisione di ritornare a una circolazione dell’ euro del genere di quella anti Covid. Del resto, dall’ altro lato dell’ Atlantico, la stessa manovra è iniziata ancor prima e i risultati sono stati da subito più evidenti. Va tenuto presente che tale risposta più immediata si è avuta solo perchè il tipo di inflazione a stelle e a strisce è più sensibile a manovre di politica monetaria, quali sono quelle sui tassi di interesse. È cominciata immediatamente dopo la dichiarazione accennata una ridda di commenti, tutti non positivi, alcuni che hanno addirittura messo in dubbio in blocco che nella EU, manovre di tal genere siano proprio quelle adatte a ridimensionare il tasso di inflazione, o se i disagi che esse arrecano ai vari paesi dove sono applicate risultino superiori ai vantaggi. In Italia l’economia arranca è fin’ ora gli effetti portati da quella manovra messa in atto a Bruxelles non ha ancora dato segnali positivi. È di questi giorni la rilevazione dell’Abi, l’Associazione che riunisce le banche italiane, che dall’inizio sella salita dei tassi, il numero dei mutui erogati è diminuito del 20%. Facile immaginare le ripercussioni sul mercato immobiliare e altrettanto lo è verificare che le famiglie con una rata di mutuo più alta da pagare, stanno scontando una forte riduzione della capacità di spesa, che sta peggiorando sempre di più. La Germania è già in recessione tecnica, l’ Italia è sul suo uscio. Dai tempi degli antichi navigatori è esistita sempre l’adozione della prudenza di fare il punto per stabilire se la navigazione stesse procedendo seguendo la rotta giusta. Non bisogna aggiungere altro se non che un vecchio detto popolare napoletano narra che, in tempo di guerra, una bambina piccola si ammalasse dopo aver ingerito del cibo non sano. Nessuno dei medicinali disponibili assunti aveva dato risultati di rilievo. Si propose allora di risolvere il problema una specie di stregone che preparava intrugli a base di erbe e altre sostanze. Sulle loro essenza e provenienza circolavano voci tutt’altro che edificanti. Sua interlocutrice per quell’intervento era la “zi’ maestra”; come a Napoli vengono definite ancora oggi quelle donne ritenute dal popolo onniscienti, della cui visione dei fatti nessuno si azzarda ancora oggi a non tenere in conto. Quando lo sciamano in salsa partenopea sentenziò che, essendosi il problema della bambina aggravato di molto, le avrebbe somministrato doppia dose della sua pur potente pozione. Fu allora che la zia di cui innanzi sentenziò che, se non fossero stati debellati i parassiti ingeriti dalla bambina, lei stessa sarebbe spirata. Da quanto appena riportato deriva quello del contado. Esso è sintetico: “o muore il verme o muore la creatura”. Non sembrerebbe, eppure la situazione monetaria europea ha molto in comune con quell’ episodio verosimile. Intanto la campanella che suonerà la fine dei giochi è ancora lontana dall’essere pronta a funzionare.