La Questione Meridionale: sembra ieri…

In foto Fabio Panetta

Agli inizi del secolo scorso l’arretratezza del Mezzogiorno d’Italia nei confronti del resto del Paese era divenuta già talmente stridente che uomini di cultura nati e cresciuti in loco pensarono di definire, anche se a spanne, i connotati di quella situazione. Non fu casuale che una figura di spicco del tempo, Giustino Fortunato, avvocato e uomo politico di Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, ebbe a definirlo, con buona efficacia, “sfasciume pendulo”. L’appropiatezza di quella definizione, che ancora oggi connota con sufficiente precisione il problema del Sud della Penisola, fu ripresa nei primi anni ’50 da Manlio Rossi Doria, romano eppur meridionalista, economista alla facoltà di Agraria di Portici. Non è casuale che quella espressione trovi perfetta rispondenza nelle osservazioni di chi studia tale “Questione” a distanza di oltre un secolo. È così che le Considerazioni Finali della Banca d’Italia, lette la settimana scorsa dal Governatore Panetta di fronte a una platea di addetti ai lavori, su quella Questione, ha dedicato a essa considerazioni specifiche. In effetti la realtà, volendola proporre alla stregua di un dialogo o chiacchierata tra pensionati mentre danno il becchime agli uccelli, assume l’aspetto di una minestra riscaldata. Le differenze tra il Sud e il resto del Paese, all’inizio del secolo, avevano accennato a ridursi, almeno secondo alcuni parametri significativi: il lavoro femminile aveva tiepidamente fatto qualche passo avanti, gli investimenti, quasi tutti indirizzati alle produzioni di tecnologia all’avanguardia, stavano avanzando di qualche misura, infine, la ricerca scientifica effettuata da istituzioni preposte a operare in quelle zone si era avviata verso nuovi traguardi, sempre più calati in quella stessa realtà. L’ Ufficio Studi dell’ Istituto di Emissione ha operato un’analisi più ampia e comparativa dell’ effetto pandemia e del suo post. Da quel punto di partenza la Questione prima descritta ha ripreso il suo percorso, tutto in salita. Con un’ aggravante: il contesto con cui interagisce il Meridione d’Italia ha riportato danni per lo stesso motivo (Covid). Stà cercando così per prima cosa sanare quegli stessi. È successo così che il Sud, in tutte le sue partizioni sociali,attualmente ha rallentato l’inseguimento del “gruppo” Centro Nord, con le conseguenze, facilmente immaginabili, del genere problemi di occupazione e di produttività. È normale pensare che in situazioni del genere diventi indispensabile l’ intervento dello Stato e delle Regioni. Grandi opere come porti, aeroporti e attività a essi collegati non possono essere attività gestite sola da privati. L’occasione è quindi propizia per la creazione di joint ventures di pubblico e privato. Arrivati tutti d’amore e d’accordo fin qui, rivendica tutta l’attenzione della classe politica una premessa fondamentale: mai più ragionare con una logica in cui è forte la connotazione assistenzialista. L’Imperativo, categorico nel caso, deve essere- da ieri se fosse possibile -far si che la produttività aumenti e con essa la produzione Con la convinzione che l’affermazione appena scritta, pur sembrando facile a attuarsi, non lo è nemmeno da lontano.