La prima sfida Clinton-Trump porta il peso messicano in gloria

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Anche i mercati finanziari, anzi, forse soprattutto loro, hanno guardato con particolare interesse il primo confronto televisivo tra i due candidati alla Casa Bianca, Hillary Clinton e Donald Trump, in vista delle elezioni che si terranno il prossimo 8 novembre.

Per gran parte degli osservatori a vincere è stata la democratica Hillary Clinton, considerata dai mercati la candidata dello status quo. Viceversa, troppi dubbi permangono su quale possa essere il reale impatto delle radicali proposte del repubblicano Donald Trump (che comunque gli ultimi sondaggi danno staccato di appena il 4% da Clinton). E così dopo le nette perdite iniziali i listini asiatici hanno virato in positivo e l’indice Msci Asia-Pacific (Giappone escluso) è arrivato a guadagnare mezzo punto percentuale.

Ben più brusca, invece, è stata la prima reazione dei mercati dei cambi. In particolare, sono state le valute dei mercati emergenti a registrare richieste diffuse: soprattutto il peso messicano e il dollaro canadese, che hanno messo a segno i guadagni maggiori.

Il peso messicano è salito dell’1,70% contro il biglietto verde, la coppia USD/MXN è scesa fino a un minimo pari a 19,4848 per poi stabilizzarsi intorno a 19,55. Il peso è considerato un indicatore del sentiment del mercato rispetto al possibile esito delle elezioni negli USA, perché una vittoria di Trump si tradurrebbe sicuramente in accordi commerciali più duri per il Messico.

Sulla stessa lunghezza d’onda il dollaro canadese. Il rapporto USD/CAD è infatti sceso di nuovo sotto la soglia a 1,32, in calo a 1,3166. 

Le valute legate alle materie prime di elevata qualità hanno incontrato una domanda solida durante la seduta asiatica, il dollaro australiano e neozelandese hanno guadagnato rispettivamente lo 0,47% e lo 0,38%, la corona norvegese si è apprezzata dello 0,12%.

Intanto ieri si è aperto il Forum Internazionale sull’Energia. I prezzi del greggio sono sull’ottovolante da venerdì, quando hanno iniziato a diffondersi voci su un potenziale congelamento della produzione da parte dell’OPEC. Venerdì il greggio West Texas Intermediate ha ceduto il 5%, ma poi ieri è rimbalzato a 46 USD al barile. Le speculazioni intorno ai colloqui per un congelamento della produzione rimarranno il catalizzatore principale, finché il mercato non si concentrerà sulle scorte di greggio negli USA, che saranno pubblicate domani.

Nel grafico, la performance della moneta messicana nel corso del dibattito televisivo tra Clinton e Trump