La pittura delle lontananze di Piero De Marianis

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Un tragitto pittorico durato quasi un’intera vita quello di Piero De Marianis (in arte Cristiano Piero de Marianis) napoletano classe anni ’40, che ha trascinato nella piena del suo   discorso creativo tutte le grandi lezioni del ‘900: dal Surrealismo all’Astrattismo al Neo figurativo, metabolizzandole in profondità e giungendo ad un proprio originalissimo stile, scaturito dalla fusione di una sorta di realismo onirico che permea tutte le tele e di simbolismo che distende i suoi segnali cifrati attraverso il cosmo e nel tempo. Un tragitto non facile che, come sempre, ha avuto le sue tappe di consolidamento e di ricerca miranti ad una piena maturazione espressiva e ad un disinvolto cromatismo, mai ridondante e del tutto unificato con le tematiche e i climi dei suoi quadri. In essi non manca quasi mai la figura umana, singola o plurima, il che farebbe pensare ad una tendenza al figurativo, se non fosse il fatto che la forma umana tende ad essere sfumata, stilizzata, sfuggente anche se se ne avverte la centralità e l’emozionalità di cui è carica: sembra quasi che voglia  amalgamarsi  col paesaggio dello sfondo (naturalistico o urbano che sia), che è anche  a sua volta e quasi sempre stilizzato, ambiguo, come attraverso il velo della visionarietà. Questo conferisce alle tele una particolare attrattiva e come una “distanza” che trasporta le pupille oltre l ’apparente messaggio delle cose, sospese in una dimensione galleggiante, equorea, scisse da vincoli; ciò ne dilata le valenze profonde e conferisce enigmaticità ai temi nel gioco impervio dei simboli. Di tanto in tanto i quadri si arricchiscono di segni apparentemente decoranti (ghirigori, spirali, geometrismi), ma che si rivelano poi una vera e propria scrittura pittorica tesa forse a voler chiarire l’intricato tessuto espressivo delle opere: ci si accorge infatti che la loro  non è per niente una funzione periferica e decorativa, ma che sono delle vere chiavi di accesso alla comprensione delle tele. Anche perché tali segni ripetono spesso le forme archetipiche ancestrali della coscienza e della cultura umana, il che farebbe sorgere il sospetto da parte del pittore di una volontà ermetica insita nell’atto della composizione, per cui l’opera si offre e si sottrae allo stesso tempo nascondendosi, stuzzicando la mente e la sensibilità ad andare lontano. Ecco, se dovessi dare un nome a tale stile pittorico lo chiamerei “delle lontananze” perchè in esso tutto (dai colori, ai tratti di pennello accurati ma allo stesso tempo immediati, agli sfondi prospettici ma senza punti di arrivo) sembra voler spingere l’osservatore a viaggiare in senso cosmico e non solo. Non infrequentemente dal punto di vista tematico vi si trova un excursus storico (i primi tempi dell’uomo) e soprattutto mitico (quadro degli Annunaki e altri), un singolare aggancio fra tradizione e i più moderni stilemi portato avanti senza apparenti frizioni.

A. De Cristofaro

  

Non è una pittura banale e di facile lettura quella di Piero De Marianis, ma si sa che in arte ciò che è facile e di semplice accesso è a discapito del valore, ed è al tempo che  è affidato l’unico vero giudizio del cursus di un artista soprattutto quando, come in questo caso, si uniscono doti di forte creatività con l’esperienza e i risultati di anni di lavoro.

Piero De Marianis ha tenuto personali nelle più importanti città del nostro paese (Roma, Napoli,Venezia) ma anche all’estero prevalentemente a Parigi, ma anche a Bruges (Belgio) e a Los Angeles (U.S.A.) ottenendo sempre una buona accoglienza di pubblico e di critica.

A. De Cristofaro