La pesca del dattero diventa ‘reato ambientale’. Marevivo: sentenza storica

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Con la sentenza dello scorso 28 ottobre del Tribunale di Torre Annunziata, che arriva dopo quella datata marzo 2022 del Tribunale di Napoli, la pesca del dattero di mare diventa ‘reato ambientale’. Secondo i giudici, infatti, la pesca del dattero di mare determina un gravissimo e devastante impatto all’intero ecosistema marino. Pertanto, la condotta dei frodatori del mare costituisce il reato di disastro ambientale con condanne fino a 6 anni, avendo potuto gli imputati usufruire di un terzo di sconto della pena per la scelta del rito abbreviato. Chi pesca datteri di mare, quindi, risponderà del reato di disastro ambientale e chi li metterà in commercio risponderà del reato di ricettazione: condanna a 3 anni, sempre per riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato. Per l’associazione Marevivo, parte civile nell’ambito dei procedimenti penali, si tratta di “sentenze storiche che rappresentano un passaggio epocale nella difesa del mare”. Per l’avvocato Mariagiorgia De Gennaro, delegato Marevivo Vico Equense, “riponiamo fiducia nella istituzione del ministero del Mare, che possa traghettare quel sentimento che Marevivo ha profondamente avvertito da oltre 30 anni e che oggi è stato riconosciuto nelle aule di giustizia, in una legislazione volta a cristallizzare l’assoluto bisogno della salvaguardia del mare, attraverso disposizioni volte a garantire la tutela dell’ecosistema marino che non si nutre di sentenze di condanna ma di azioni volte a prevenire scempi talvolta dalle conseguenze irreversibili”.