La pax dei musulmani e quelle strane dimenticanze dei politici

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1.

La partecipazione di dirigenti Musulmani alla Messa di domenica 31 di luglio in segno di pace, solidarietà, amicizia, dopo l’orrenda uccisione padre Jacques Hamel a Rouen mi è parsa una scelta bella. A prescindere dal numero dei partecipanti. In contraddizione con l’odio e la violenza che alimentano molti momenti di questo nostro tempo. E’ stata una conferma “visibile” dell’assunto di Papa Francesco: l’Islam, la Religione Musulmana non è violenta e quanto accade non è ascrivibile ad una guerra fra Religioni. Anche se l’Isis uccide nel nome di Allah. Epperò mi permetto di non concordare con Papa Francesco, quando ricorda che molti che si definiscono cattolici, uccidono, soprattutto, le donne. Tante, troppe donne. Non per “giustificare” gli orrori dell’ISIS, che, comunque, rispondono ad un “disegno”, ancorché rivolto al male, nei “femminicidi” c’è solo odio individuale, personale, “condito” dalla frustrazione da abbandono, insopportabile, per quegli uomini, che diventano assassini. Piuttosto sarebbe da approfondire perché questo genere di delitti, che si ripetono con cadenza ossessionante, si verifichi prevalentemente in Italia. Oltre che inasprire le pene, e rendere la “prevenzione” più efficace, non si può pensare a qualcosa di altro, che scuota le coscienze, le metta di fronte all’orrore inaccettabile dell’uccisione della persona, fino a qualche giorno prima amata, che a volte è anche la madre dei propri figli? Sento poco, anche nelle chiese, parlare di questo: della violenza che produce violenza, fino alla morte dell’altra persona, ormai odiata. Credo che si debba recuperare, e vale anche per la tragedia della droga, una nuova Cultura della vita, che si condisce con l’Amore e con la Bellezza. Ci sono mille argomenti per “costruire” una nuova coscienza, nuove ragioni per alimentare la speranza. Solo per riferirmi al caso dei “femminicidi”, muore fisicamente non solo la donna. Anche il suo assassino, consapevolmente, sceglie di morire: o si suicida o marcisce in un carcere fino alla fine dei suoi giorni, con il rimorso insopportabile del proprio delitto. Ma, come si capisce, tutto si “gioca” su di un piano individuale. Con il terrorismo, oggi quello dell’Isis, siamo ad altro livello, che, oltre ad uccidere ormai migliaia di persone, senza distinzione di età e di “qualità”, rende precaria, insicura, triste la vita di milioni di essere umani, “costretti” ad adeguare le proprie scelte alla paura ed all’insicurezza, che il terrorismo determina. Oltre, naturalmente agli sconvolgimenti economici che sta provocando. Temo irreversibilmente.

 

2.

Mentre troppi si affannano ad attribuirsi il merito del successo turistico di Napoli, mentre altri disegnano futuri luminosi per la Città,  e per la Campania, sul piano delle iniziative culturali, la criminalità organizzata continua a ….”conquistare” sempre nuovi spazi.

Da autentica padrona del territorio, come se le Istituzioni non esistessero, come se lo Stato non esistesse. Nonostante alcuni indubbi successi di Magistratura e Forze dell’Ordine. Mi domando: ma perché questa autentica tragedia non trova, e non da adesso, spazio nel dibattito politico? Perché nessuno, dico nessuno, né delle maggioranze, diverse, di governo, né delle opposizioni, dice una parola, che fosse una, su di un fenomeno in costante espansione, che investe migliaia di giovani, ai quali offre denaro e “garanzia” di protagonismo, di cui al successo di Gomorra? Basterebbe questa sorta di impotenza, anche della parola, delle Istituzioni, e dei loro responsabili, per dire della qualità della cosiddetta politica. E dei suoi protagonisti. Salvo le consuete esecuzioni. Così resta solo il Cardinale Sepe a dire parole dure di condanna della criminalità organizzata, ma il suo è un ruolo di supplenza, per giunta improprio. È la rinuncia, e la sconfitta, della Politica e delle Istituzioni, che non riescono, quartiere per quartiere, a lanciare un messaggio forte di condanna e di speranza. Sono certo che non lo fanno per paura, ma solo perché non sanno cosa dire, quali argomenti concreti utilizzare per dare una prospettiva, ai giovani soprattutto. Naturalmente, in questo silenzio, spicca maggiormente quello della Sinistra, o dei suoi …… resti. Amendola, Chiaromonte, Fermariello, Valenzi, non hanno lasciato eredi e “le mani sulla città”, questa volta della camorra, si allungano con sempre maggiore protervia. Il Sindaco, soprattutto, è anche il Sindaco di “questa” Città: lo ricordi e non si preoccupi solo di “derenzizzare” Napoli. 

 

3.

Cominciano le Olimpiadi: sono attese e, vissute, come il trionfo della vita, della gioventù, della sana ed “olimpica” competizione. Certo, nel tempo, e non solo per l’irrompere irrefrenabile ed ineludibile, del professionismo, anche di quello “mascherato”, molto dello spirito olimpico di De Coubertin è andato perduto. Epperò, soprattutto, per alcuni sport autenticamente “olimpici”, è rimasto intatto il fascino alimentato spesso da grandi campioni, che da sempre determinano il mito nella testa di ciascuno di noi, assumendo anche valenza simbolistica. Chi non ricorda la sfida che rappresentò, nel tempio della razza ariana, la vittoria, ripetuta, di Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino nel 1936. Alla presenza, ulteriormente cupa, di Adolf Hitler, che del razzismo fu il tragico “campione”. Allora, augurandoci che non si verifichino tragedie, come quella non dimenticata delle Olimpiadi di Monaco nel 1972 ad opera dei terroristi palestinesi, godiamoci questi giorni di Sport, di Vita, di Giovinezza, di Bellezza. Che per noi Italiani assuma anche un volto: quello della nostra porta bandiera, la fascinosa e bravissima Federica Pellegrini.

Franco Iacono