La norma sulla magistratura ordinaria rischia di paralizzare la giustizia

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di Vincenzo Crasto*

L’emendamento alla Legge di bilancio sulla magistratura onoraria rischia di determinare l’assoluta paralisi della giustizia, atteso che ai magistrati onorari è affidato il 60% del contenzioso del nostro Paese.
I giudici di pace trattano circa un milione di processi annui in materie anche molto delicate, quali quella penale e l’immigrazione, nel civile in Tribunale i gop decidono cause di rilevante valore economico, i vice procuratori sostengono l’accusa dinanzi al monocratico nella quasi totalità dei procedimenti penali.
Il pesantissimo taglio delle retribuzioni, che per i giudici di pace arriva fino ad oltre la metà dei compensi, determinerà il conseguente blocco degli uffici giudiziari e produrrà il sorgere di un ulteriore contenzioso anche di natura costituzionale.
E’ irragionevole ed incostituzionale un taglio tanto incisivo delle retribuzioni, che potrebbe costituire un pericolosissimo precedente per la magistratura nel suo complesso.
Inoltre l’emendamento impone sostanzialmente di rinunciare a diritti quesiti maturati in oltre 20 anni di lavoro. L’Europa con la recente apertura della procedura di infrazione ha chiesto l’opposto, ovvero di sanare il vulnus prodottosi negli ultimi venti anni in cui lo Stato ha sfruttato i magistrati c.d. onorari definendoli “volontari” e non riconoscendo loro alcun diritto, neppure quelli previdenziali ed assistenziali.
I magistrati precari chiedono semplicemente di essere messi in condizione di amministrate giustizia e di continuare a servire il Paese anche in un momento difficile quale quello attuale.

* presidente dell’Aimo (Associazione italiana magistratura onoraria)