La guerra per i più è un evento da evitare con ogni mezzo. Con alcune significative eccezioni

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in foto Joe Biden e Volodymyr Zelensky a Kiev

Non saranno sfuggite ai più le notizie che hanno riportato, in questi ultimi giorni in particolare, l’adesione quasi totale dei diversi capi dei governi che sostengono le ragioni dell’Ucraina, agli appelli a loro rivolti per aiuti di ogni genere. Aprono l’ elenco delle richieste contenute in quelle particolari letterine di Natale i soldi. Verrebbe immediatamente da pensare che con essi si può comprare tutto e quindi potrebbe essere non necessario andare oltre. Invece così non è e di seguito sono riportate alcune considerazioni sull’ argomento. Da sempre e in tutto il mondo, esistono tipi di attività economiche che producono, alcune in esclusiva, altre insieme a articoli di uso non specifico, tutto ciò che occorre per combattere, ossia per far guerra e guerriglia, non stop e in ogni parte del mondo. Tanto avviene ogni giorno, perché non c’è paese al mondo che non abbia un esercito seppur minuscolo, tipo Armata Brancalelone, che comunque deve essere armato per combattere, anche se tanto non succederà mai. Che poi, come accade per le Guardie Svizzere in servizio al Vaticano, l’ipotesi di impugnare le armi è qualcosa che resterà in mente dei finché esisterà quella realtà geopolitica, il ragionamento in ogni modo conserva la sua validità. Sul mercato è sempre in attività l’ industria di guerra pesante, vale a dire quella che produce carri armati, blindati e altri tipi di articoli bellici con una notevole capacità distruttiva. Non sono molte le aziende appena accennate, quindi riescono facilmente a creare un vero e proprio oligopolio. Far cartello sui prezzi dei loro prodotti è semplice e lo è altrettanto lo spartirsi le commesse governative. Ogni commento su quanto possa girare intorno al businnes principale è facile intuirlo e citarlo è superfluo. Giusto un gradino più in alto, si può collocare in prosieguo l’ entità dell indotto del settore appena citato, definendolo benevolmente sui generis. Ci sono poi le fabbriche di armi in senso stretto, le industrie aeronautiche e, non meno importante, quella cantieristica che dovrebbero completare l’elenco dei fornitori dei signori della guerra. L’ elenco invece è ancora lungo, anche nei tempi di calma relativa. I militari, che combattano o siano di stanza nei quartieri generali, oltre a essere impegnati nelle diverse esercitazioni, dovranno pur mangiare e fare tutto ciò che è necessario agli esseri umani: cure mediche, attività ricreative e altro, senza dimenticare che una buona parte di loro, i militari effettivi, hanno delle famiglie da mantenere. Per quanto riguarda tutto quanto occorre per combattere o essere preparati a farlo è necessario affrontare, purtroppo in posizione svantaggiata, l’effetto del tempo che passa. Esso può operare in termini di obsolescenza, nel senso che le armi ricoverate nei depositi, dopo un pò di tempo, non sono più valide nel confronto con ciò che la tecnologia sforna. Altrettanto valga per gli effetti del vero e proprio deterioramento di quelle macchine, intervenuto a seguito solo del loro impiego in esercitazioni. Non è facile ma è realistico affermare che se da una parte i conflitti, compresi quelli non ufficiali, distruggono ricchezza e impoveriscono un gran numero di persone, dall’altra contribuiscono in buona sostanza al mantenimento del valore dell PIL, nonchè a evitare la contrazione del numero degli occupati in quei settori. Uno studioso, meglio sedicente tale, che è intervenuto domenica scorsa a una trasmissione TV del tipo contenitore alla rinfusa, ha sentenziato, come già faceva nella sua caccia alle streghe di quando svolgeva il suo ruolo di guardiano (il termine è usato per sottolineare le spiccate somiglianze del suo modo di agire con quello dei talebani) della giustizia, che l’ipotesi che nel mondo possa regnare la pace. Seppure quel vaticinio avesse un fondamento ancorchè minimo di veritá, obbligo senza se e senza ma dell’ umanità deve essere senza indugio quello di Impegnarsi perché ogni vento di guerra si calmi. Ritornando con i piedi per terra, ai conflitti che stanno tormentando varie parti del mondo, si fa presto a accorgersi che alcuni potrebbero essere definiti ormai endemici. Finora hanno causato una strage epocale non solo di militari, quanto anche tra i civili come nemmeno ai tempi dei combattimenti all’ arma bianca avveniva. Il fatto che lunedì, a sorpresa, il Presidente degli Usa si sia recato a Kyiv e abbia confermato il sostegno del suo paese all’ Ucraina è una conferma di alto valore, anche simbolico, della volontà di raggiungere al più presto il cessate il fuoco e quindi la fine della guerra. E non tragga conclusioni affrettate chi giudica una contraddizione nei termini il cercare la pace armando le mani dei combattenti. Non è mai stata derubricata l’ espressione usata nell’ antica Roma: “para bellum si vis pacem” , preparati a combattere, se vuoi che duri la pace. L’ elaborazione di quel concetto da parte degli agresti, in particolare di quelli che portano al pascolo i loro armenti è: “chi si fa pecora, sarà divorato dal lupo”. Ancora una volta dando una interpretazione semplice e autentica, come è a loro congeniale.