La guerra, l’inflazione e la scarsità di materie prime: è il momento di fare i conti con la realtà

Con il proposito di rispettare il clima di relax di questi primi giorni di giugno, non sarebbe comunque adeguato comportarsi come gli struzzi e mettere la testa sotto…la sabbia. La notizia era già da un po’ di tempo nell’aria, ma con i risultati dell’economia di maggio se ne è avuta conferma. In base a essi, definitivi e messi in condizioni di poter essere confrontati, cioè resi omogenei, gli italiani e quanti interloquiscono con loro hanno dovuto guardare dritto negli occhi la realtà. Fino all’ultimo non avevano smesso di credere che il loro pessimismo fosse esagerato e alla fine si sono dovuti scuotere per fare i conti con il contesto, senza occhiali da sole o altri filtri. Pur sapendo che l’attuale vicenda non è solo mediterranea ma coinvolge l’intero continente, l’ Italia apre le danze che la caratterizzano e, nella circostanza, tale pole position per essa è tutt’altro che qualificante e soddisfacente. Si può saltare, se non a piè pari, quasi, l’analisi dettagliata di molti indicatori economici, potendo affermare che sono il risultato di una contingenza, la guerra accavallatasi alla pandemia, che si sta protraendo ormai da troppo tempo. I fenomeni negativi sottostanti restano comunque frutto di eventi eccezionali, circoscritti nel tempo, per quanto quest’ ultimo stia dimostrando di essersi dilatato.
Un dato è particolarmente preoccupante, nel Paese più che altrove, è la percentuale di inflazione. È bene definire ancora una volta quel fenomeno, prendendo spunto dagli effetti che provoca: la perdita di potere d’acquisto della moneta corrente del paese o del sistema geopolitico di cui è currency ufficiale. Il perchè nello Stivale è da ritenersi particolarmente preoccupante è da riferire al fatto che essa è originata prevalentemente, come accade anche se con minor forza per gli altri paesi della EU, dall’esplosione dei prezzi degli idrocarburi. Con l’aggiunta che, diversamente che altrove, essa è in buona parte alimentata da altri squilibri, tra cui la scarsità di materie prime e semilavorati. Quanto più fa tracimare la misura è lo scarseggiare, oltre al grano, anche di molte altre derrate alimentari. Ciò che maggiormente dà motivo di non essere né rassegnati, né clementi, è la presa d’atto che molte di tali cause covassero da tempo sotto la cenere. Ancor più oggetto di perplessità è il dover prendere atto che chi di dovere non si sia adoperato almeno per contenerne la portata. Con l’augurio che, seppure in corner, l’inflazione da contingente non si trasformi in strutturale, c’è dell’altro che non farà dormire allietati da sogni di mezza estate tutti gli europei, quelli italiani in particolare. È attesa a giorni la comunicazione già preannunciata da parte della BCE dell’ inizio della risalita dei tassi dell’euro. Come era stato stabilito fin dall’inizio degli interventi eccezionali messi in atto all’indomani dell’ avvento dei coronavirus, essa coinciderà con la fine del quantitative easing, cioè dell’acquisto da parte di quella banca centrale di grandi stock di debito pubblico dei condomini della Casa Comune. È chiaro che tale misura influirà in maniera fortemente diversa in ciascuno dei paesi EU. Basti pensare che lo spread tra il rendimento dei BTP a 10 anni italiani rispetto agli analoghi tedeschi, in circa tre mesi è passato da 100 a 200 punti circa, raddoppiando, per capire che le economie del vecchio continente non stanno reagendo tutte allo stesso modo alla crisi diffusa. Ciò evidenzia che le stesse non provenivano da situazioni di partenza omogenee. Se non bastasse quanto appena annunciato, c’è da aggiungere che l’aumento del tasso d’interesse dell’euro non sarà di un quarto di punto, come le informazioni di prima che scoppiasse la guerra lasciavano presumere. Il ritorno a un regime di normalità finanziaria new wave sarà tutt’altro che indolore. Al momento, con quanto è sul fuoco, è ancora difficile e arduo avanzare pronostici.
È opportuno fermarsi qua, per non sminuire gli sprazzi di relax di cui tanti italiani stanno facendo incetta in questi giorni. Molti sono i dubbi su come sarà l’estate: al momento c’è solo la certezza che si rivelerà particolarmente calda. Fin qui nulla da obiettare. Ciò che tiene in ansia non solo gli italiani, è che lo saranno anche l’autunno e, addirittura l’ inverno. Peccato che ciò avverrà solo in senso figurato. Quanta energia si sarebbe potuta risparmiare se lo fossero stati anche realmente? Non si può ottenere tutto, quindi sotto a chi tocca e sarà il caso di farsene una ragione.