La guerra e le crisi stanno definendo nuovi scenari

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in foto profughe ucraine

di Ugo Calvaruso

La digital transformation e il diffondersi di differenti innovazioni (di prodotto e di processo) rendono sempre più complessa la distinzione tra beni (o manufatti) e servizi. Questi progressi hanno anche favorito non solo l’ampliamento dei processi di globalizzazione ma soprattutto lo sviluppo di catene del valore distribuite nel mondo, digitalizzate e interdipendenti. Basti pensare a come l’approvvigionamento energetico delle catene delle imprese europee sia caratterizzato dal principio dell’interdipendenza, ossia all’esposizione alla produzione extraeuropea. Ma, con gli ultimi eventi, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, e non solo, tutto ciò è davanti a un possibile cambiamento radicale degli assetti geo-politici ed economici.
Negli ultimi anni, ad esempio, la produzione europea di gas naturale è stata caratterizzata da un forte calo, determinando un aumento delle importazioni e, quindi, un fabbisogno di circa il 90% soddisfatto dalle importazioni extraeuropee.
Con l’attuale guerra ucraina è iniziata nel giro di qualche anno un’altra crisi, le quali sono choc dal lato dell’offerta e difficili da prevedere. Anche se quest’ultima, innescata dall’invasione in Ucraina, avrà sicuramente un maggiore riflesso a livello strutturale sulla globalizzazione, rispetto a quella generata con la pandemia e il diffondersi del Covid-19.
La guerra in Ucraina e l’attuale assetto geo-politico, dove la Cina guarda con interesse Taiwan per la questione dei semiconduttori, generano sospetti e paure tra i diversi paesi occidentali e non, dal momento che un paese fornitore potrebbe essere coinvolto in una guerra o potrebbe usare la sua posizione di provider con un’arma di deterrenza.
Con l’attuale guerra, in ogni caso, alcune filiere italiane, in particolar modo quelle alimentari ed energetiche, dovranno affrontare diverse difficoltà. Questo significa che, da un lato, dovranno essere ripensate le strutture delle filiere e ridisegnate quelle che potremmo indicare con i termini di “costellazioni del valore” o di “distretti industriali” italiane; e, dall’altro, definire e realizzare progetti per rafforzare la manifattura nel Sud d’Italia o la produzione energetica, ad esempio attraverso le rinnovabili.
Bisogna stare attenti, però, a non sottostimare l’impegno e i costi di una realtà transizione energetica e della messa in pratica di progetti per il rafforzamente delle filiere produttive italiane.