La Grecia al capolinea: non rimborserà il Fmi

68

 

A cura di Antonio Arricale

La Grecia al capolinea. Non ci sono più soldi. Atene ha annunciato che non ripianerà il suo debito con il Fondo Monetario internazionale. Il governo di Alexis Tsipras non sarà infatti in grado di pagare le rate del prestito del Fmi entro il 5 giugno semplicemente perché non ha i soldi per farlo. E quello che sino a ieri era ampiamente probabile, oggi è diventato ufficiale: “Le quattro rate per l’Fmi – ha spiegato in tv il ministro dell’Interno Nikos Voutsis – a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro. Questo denaro non sarà versato, perché non c’è“. Parole nette che accrescono l’ansia attorno al dossier greco.
E mentre sul fronte europeo, dalla Commissione, alla Bce, ai grandi creditori, si continua a lavorare per un compromesso, soprattutto sul piano delle riforme, tra Atene e l’istituzione di Washington si registra un drammatico impasse. Secondo molti osservatori, se la Grecia non fosse nell’Eurozona, con questa esposizione nei confronti del Fondo, avrebbe già fatto la fine dell’Argentina di qualche anno fa. Ma lo scenario è come noto radicalmente diverso. In gioco, infatti, non c’è solo il default di un Paese ma la cosiddetta Grexit, con gli effetti sulla tenuta dell’intera area della moneta unica.
Ma la situazione della Grecia, vuoi per le dimensioni del debito e vuoi perché il paese appartiene a un’unione monetaria costituita da più nazioni, non è quella dell’Argentina e deve preoccupare seriamente. A sottolinearlo è l’economista 
Daniel Gross, che ha un passato di lungo corso all’Fmi. “È vero che ci sono dei precedenti di scadenze saltate nei pagamenti all’Fmi come l’Argentina. Ma il caso greco è unico, per le somme coinvolte che non hanno precedenti e per l’intersecarsi di ragioni politiche, finanziarie e culturali che comporta“. “Perciò è inquietante il preannuncio di Atene“, ha detto alla Repubblica il direttore del Center for economic policy studies di Bruxelles. Gross teme la risposta del Fondo, ma ancora di più quella di Germania e Eurogruppo.
Non a caso, dopo l’annuncio dell’insolvenza nei confronti del Fondo, il ministro delle Finanze, 
Yannis Varoufakis, ha lanciato un messaggio inequivocabile a Bruxelles e a tutte le cancellerie europee: “L’uscita della Grecia dalla moneta unica sarebbe l’inizio della fine per il progetto dell’euro. Se ci si trova in un’unione monetaria – aggiunge – uscirne è catastrofico“. Quasi a dire: siamo tutti nella stessa barca. E che nessuno possa pensare di risolvere il problema greco facendo pagare il prezzo di un accordo al solo governo di Atene.
Una volta che si mette nella testa degli investitori che l’euro non è indivisibile – ha aggiunto Varoufakis – è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi. La Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi – ha spiegato, parlando delle trattative in corso – li abbiamo ‘incontrati’ a tre quarti del percorso. Ora devono venirci incontro loro nell’ultimo quarto del cammino“.
Insomma, ancora il braccio di ferro che estenuante va avanti da mesi, con Atene che ripete di non poter più accettare altre politiche di austerità, e chiede più tempo. E i suoi interlocutori che spingono per ottenere fatti concreti. Tuttavia, il tempo stringe sul serio: la settimana prossima il governo è chiamato a pagare salari e pensioni, quella dopo era prevista la restituzione dei soldi al Fondo. Mercoledì il premier 
Alexis Tsipras è atteso a Bruxelles per un’audizione al Parlamento europeo. Quindi giovedì e venerdì occhi puntati a Dresda, dove si riunisce il G7 economico che stavolta di fatto sarà la riunione del club dei grandi creditori di Atene.

Borse asiatiche
Borse asiatiche in territorio positivo questa mattina in una giornata piuttosto tranquilla a causa della contemporanea chiusura di Hong Kong, Seoul, Londra e Wall Street. In evidenza ancora una volta la borsa cinese che guadagna il 2,8%, bene anche Tokyo che ha chiuso in progresso dello 0,74%.
Sul fronte macroeconomico da segnalare che il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha ammonito la Bank of Japan (BoJ) che sarà necessario più tempo per raggiungere i target d’inflazione al 2% anche in presenza di un ampliamento del quantitative easing, il cui ammontare di riacquisto di titoli dall’ottobre dell’anno scorso è stato portato a 80.000 miliardi di yen (circa 660 miliardi di euro). Secondo l’Fmi saranno necessarie riforme strutturali “più coraggiose” per uscire da un’ormai cronica mentalità deflazionistica. Non è comunque una sorpresa, visto che la stessa Boj ha rinviato il raggiungimento del target a “entro la prima metà dell’esercizio 2016”, come dichiarato venerdì dal governatore Haruhiko Kuroda nell’usuale conferenza stampa successiva all’ennesima conferma delle politiche monetarie. Un obiettivo tra aprile e settembre del prossimo anno che è in deciso ritardo rispetto all’aprile 2015, target della BoJ quando era stato introdotto l’ultimo incremento del piano di quantitative easing.
Il ministero delle Finanze giapponese ha reso noto il dato relativo alla bilancia commerciale che in aprile è t ornata in deficit per 53,4 miliardi di yen dopo il primo surplus dal giugno 2012 a 229,3 miliardi di yen in marzo. Il dato secondo il ministero giapponese è il deficit più basso dal marzo 2009 e si confronta con il consensus di Wall Street Journal e Nikkei per un deficit di 325 miliardi di yen. Nel mese le esportazioni sono cresciute dell’8,0% su base annua contro il progresso del 6,4% atteso dagli economisti, mentre le importazioni sono calate del 4,2% contro la flessione dell’1,5% del consensus.
Rilevante anche quanto dichiarato venerdì dalla Federal Reserve (Fed) nella persona del proprio presidente Janet Yellen, secondo la quale i tassi d’interesse saliranno quest’anno, a patto che l’attività economica si riprenda. In seguito, ha aggiunto, il passo dei successivi incrementi sarà graduale. Parlando davanti alla Chamber of Commerce di Providence, Rhode Island, Yellen ha sottolineato che fattori transitori sono prevalentemente da imputare per la debolezza del primo trimestre e che l’economia Usa dovrebbe migliorare nel corso dell’anno. Il mercato del lavoro “è vicino alla piena solidità” e il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere sotto al 5% entro fine anno. “Ritardare interventi sulle politiche monetarie fino a quando venissero raggiunti gli obiettivi di occupazione e inflazione rischierebbe di surriscaldare l’economia”, ha spiegato. “Se le condizioni miglioreranno, come i miei colleghi e io ci attendiamo, gli obiettivi del Fomc di massima occupazione e stabilità dei prezzi saranno più facilmente raggiungibili procedendo con cautela. Il che significa che mi aspetto che ci vorranno diversi anni prima che i tassi su fondi federali tornino a livelli normali, di lungo”, ha concluso.

Borsa Usa
A New York i principali indici hanno chiuso l’ultima seduta della settimana sotto la parità. Il Dow Jones ha perso lo 0,29%, l’S&P 500 lo 0,22% e il Nasdaq Composite lo 0,03%.
Il numero uno della Fed, Janet Yellen, ha ribadito l’intenzione di aumentare i tassi di interesse nel corso dell’anno. La notizia non ha sorpreso i mercati (un incremento del costo del denaro nel 2015 è dato per scontato). Nel mese di aprile l’indice grezzo dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,1% rispetto a marzo (in linea con le attese ma al di sotto della lettura precedente pari a +0,2%). Su base annuale l’indice ha registrato una variazione negativa dello 0,2%. L’indice Core (esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato una variazione positiva dello 0,3% rispetto al mese precedente in l inea con la rilevazione di marzo. Su base annuale l’indice e’ salito dell’1,8%, in linea con la rilevazione precedente.
Sul fronte societario Deere & Co +4,33%. Il produttore di macchine agricole ha pubblicato una trimestrale meno debole del previsto. L’utile è diminuito a 690,5 milioni di dollari (2,03 dollari per azione) da 980,7 milioni mentre i ricavi sono calati del 18% a 8,17 miliardi. Gli analisti avevano previsto un Eps di 1,56 dollari su ricavi per 7,54 miliardi. Campbell Soup +2,07%. L’utile per azione adjusted del produttore di zuppe in scatola nel terzo trimestre ha superato le previsioni a 0,62 dollari contro i 52 centesimi indicati dal consensus.
Time Warner Cable +3,37%. Secondo il Wall Street Journal, Charter Communications potrebbe lanciare un’Opa sull’operatore via cavo. Expedia +6,71%. L’agenzia di viaggi online ha annunciato la cessione del 62,4% del capitale della cinese eLong per 671 milioni di dolla ri. Hewlett-Packard +2,81%. L’utile per azione adjusted del produttore di pc e stampanti nel secondo trimestre si è attestato a 0,87 dollari, 2 centesimi in più delle attese.

Europa
Avvio negativo per le poche Borse europee aperte oggi. Il Cac40 di Parigi cede lo 0,3% mentre l’Ibex35 di Madrid perde l’1%. Nelle ultime elezioni spagnole il PPE, il partito del premier Rajoy, si è indebolito mentre è risultato in crescita Podemos, movimento contrario alle politiche di austerità. Londra, Francoforte e Zurigo sono chiuse per festività. Resterà ferma anche Wall Street.

Italia
Il Ftse Mib segna -1,50%, il Ftse Italia All-Share -1,54%, il Ftse Italia Mid Cap -1,98%, il Ftse Italia Star -1,94%.
Piazza Affari venerdì ha chiuso l’ottava in moderato rialzo. La seduta che è stata caratterizzata principalmente dal dato sull’inflazione core Usa, che ad aprile ha segnato un rialzo dello 0,3%. Si tratta dell’aumento maggiore dal gennaio 2013 proprio a poche ore dal discorso della governatrice della Fed, Janet Yellen. In Germania l’indice Ifo è sceso a maggio a 108,5 punti.
In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un rialzo dello 0,17% a 23.781 punti. Sotto i riflettori Mps (+0,74% a 9,45 euro) all’indomani dell’approvazione da parte del Cda delle condizioni definitive dell’aumento di capitale in opzione per massimi 3 miliardi di euro, che partirà oggi e dopo aver ricevuto il via libera al prospetto dalla Consob. Tra le banche positive anche Banco Popolare (+0,45% a 15,43 euro), Popolare dell’Emilia Romagna (+1,14% a 7,94 euro), Intesa SanPaolo (+0,29% a 3,35 euro), Ubi Banca (+0,59% a 7,65 euro) e Unicredit (+0,23% a 6,455 euro). Exor (+0,26% a euro) positiva all’indomani delle dichiarazioni del presidente John Elkann che ha dichiarato che l’offerta per PartnerRe, compagnia di riassicurazione con sede alle Bemuda, non sarà innalzata. Eni (-0,05% a 16,85 euro) sotto i riflettori del mercato con gli analisti di JP Morgan che hanno alzato il giudizio sul colosso petrolifero a neutral dal precedente underweight.


I dati macro attesi oggi
Lunedì 25 maggio 2015

 

USA Mercati chiusi per festività;
GB Mercati chiusi per festività;
01:50 GIA Bilancia commerciale apr;
10:00 ITA Bilancia commerciale non-UE apr.