La generosità italiana a Londra

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In foto Raffaele Trombetta, ambasciatore d'Italia a Londra
L’Avvenire on line pubblica un generoso reportage da parte di Angela Napolitano sulla  generosità “made in Italy”, a Londra, che non si ferma neppure durante il lockdown imposto dal coronavirus: “  Lo racconta l’esperienza di

Danilo Cortellini, 34 anni, cuoco “capo” della rappresentanza italiana nella capitale britannica, che, con il consenso dell’ambasciatore Raffaele Trombetta, utilizza fornelli e stoviglie della residenza istituzionale a Grosvenor Square per cucinare, due volte a settimana, pasti caldi da distribuire ad anziani soli e famiglie in difficoltà economica .

Quella dello chef Cortellini, originario di Alba Adriatica ma residente a Londra dal 2010, apprezzato professionista nel mondo della ristorazione di eccellenza, è la rivisitazione temporanea dell’iniziativa di FoodCycle, associazione di circa 5mila volontari impegnati in tutto il Regno Unito nella preparazione di pasti destinati agli indigenti e realizzati con la merce non venduta delle grandi catene di supermercati. Prima della pandemia, la selezione e cottura degli ingredienti messi a disposizione del progetto avveniva nelle cucine di scuole, chiese e associazioni coinvolte nella rete. Spazi di convivialità e socialità che l’arrivo del Covid.19 ha costretto a chiudere. Cordellini, che collabora con FoodCycle dal 2016, non si è però perso d’animo. «I miei fornitori erano ancora disponibili a procurarmi il loro invenduto – racconta – così ho chiamato l’ambasciatore e gli ho chiesto l’autorizzazione a utilizzare le cucine della residenza per continuare la mia opera di beneficenza». Trombetta ne è stato ben felice. Anzi, aggiunge, «sua moglie e sua figlia hanno deciso di collaborare all’iniziativa venendo in cucina a darmi una mano». Il numero dei pasti che Cortellini e il suo team riescono a mettere a punto, certo, non è paragonabile a quello della grande rete di FoodCycle. «Per il momento siamo intorno ai cento, ma da qualche parte bisogna pur cominciare», ammette fiducioso. I pacchetti, caldi di cottura, vengono ritirati al numero 4 di Grosvenor Square da altri volontari e distribuiti, per adesso, porta a porta, ai poveri dei quartieri Marylebone e Hackney. «Mi piace l’idea – sottolinea – che, soprattutto in questo momento difficile, la gente riceva non un pacco gelido, magari di soli biscotti e carta igienica, ma un pasto vero e proprio, caldo, che faccia percepire presenza, vicinanza». Solidarietà all’italiana, insomma, come il menù. In quello di mercoledì scorso: pasta al forno con verdure, polenta al tartufo e una fetta di ciambellone.