La fuga dei cervelli: arma od opportunità

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In foto Raffaele Trombetta, ambasciatore d'Italia nel Regno Unito

Certe volte ci si chiede se una opportunità sia realmente il modo di favorire il candidato o l’impresa presso la quale egli si è formato e ora torna altrove ad operare. E’ una considerazione complessa che spesso ha trovato soluzioni di duplice significato, ma una cosa è certa: le cose succedono ove il mercato si riesce a muovere e non è loccato da fenomeni di natura politica . Una nota di Barbara D’Amico in un blog del Corriere dela Sera fa riflettere sul tema dei cervelli in fuga, e sul fatto che molti vengono scambiati per lanci disperati , mentre si tratta di una naturale fase di apprendistato e training che poi verrà perfezionato in Italia, quando le condizioni lavorative lo permettano anche e soprattutto in funzione delle alternative che offre il mercato. “Fateli tornare a casa” ove la casa è l’Azienda italiana, è lo scopo dell’incontro ‘Melomerito’; un vero e proprio ‘ recruiting day’ tenutosi lo scorso 2 luglio a Londra. Un tentativo timido di ridare alle imprese profili eccellenti, al momento fuori dei confini nazionali, e di fornire a molti giovani l’opportunità concreta di avere un colloquio in madre patria. Un incontro che viene organizzato in un Paese, il Regno Unito, il cui Ambasciatore d’Italia a Londra, Raffaele Trombetta, ha spesso riconosciuto il positivo accolito con i nostri lavoratori anche di fascia bassa, che trovano a Londra sempre un porto sicuro, facilmente un alloggio, un buon rapporto con i colleghi e un valido riconoscimento dai propri datori di lavoro.

Ideatore dell’evento è stato Gabriele Lizzani, Ceo e Founder di Employerland, start up tecnologica specializzata nel selezione del personale, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Londra e la presenza di importanti imprese tra cui, oltre a Cassa Depositi e Prestiti, anche Chiesi Farmaceutica, Elica, EY, Ferrari, Goldenpoint, Gruppo Teddy, Radio Dimensione Suono e Snam. Una giornata quindi pensata per porre nuovamente i riflettori sul fenomeno dei “cervelli in fuga”, per perfezionarsi, specializzarsi, ma non sempre il ritorno in Italia è garantito.

Interessante è il dato riportato dall’Ufficio Nazionale di Statistica britannico (Ons), secondo il quale i nostri connazionali trasferiti in Inghilterra nel 2017 sono stati 51 mila, il 19% in meno rispetto all’anno precedente ma un volume comunque importante. Secondo stime del consolato italiano a Londra, invece, la capitale inglese da sola ha accolto fino a oggi circa 700 mila italiani. Come spiega nell’editoriale lo stesso Lizzani: “E’ questo uno dei motivi per il quale è nato questo progetto. Stiamo perdendo delle competenze incredibili che possono essere utilizzate per produrre un reale cambiamento in Italia; dobbiamo andare a riprendere questi talenti, dobbiamo riscoprire il valore dell’eccellenza e del merito “.

I numeri del recruiting dimostrano che la voglia di rientrare in patria c’è. Sono state oltre 1.500 le candidature ricevute dalla start-up per accedere alla giornata di colloqui con le imprese, anche se solo in 100 hanno poi potuto accedere all’evento dopo una prima selezione. L’80% di questi candidati ha ricevuto un’offerta e nelle prossime settimane potrebbe rientrare in Italia per, si spera, rimanerci. Insomma, il format potrebbe diventare una politica di recruiting da replicare, ma è altrettanto vero che solo la Brexit può spingere dei lavoratori, che si trovano benissimo nel Regno Unito, a mettersi al sicuro altrove , mentre le condizioni del mercato interno sono tutt’altro che sfavorevoli.